Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Sicurezza stradale, le proposte dell'ACI

L'Italia non conseguirà l'obiettivo europeo di dimezzare entro il prossimo anno il numero delle vittime e dei feriti da incidente.

Il problema della sicurezza stradale è avvertito sempre più come emergenza sociale rispetto alla quale occorre intervenire in maniera decisa. Negli ultimi anni sono stati varati interventi – dalla patente a punti all’inasprimento delle sanzioni per violazioni al Codice della strada – che pur assicurando risultati dal punto di vista della prevenzione non hanno però determinato la necessaria introduzione d’un sistema virtuoso nel quale le performance di sicurezza del Paese possono essere considerate acquisite, stabili e autoalimentate. E’ da ieri ripreso in Commissione Comunicazione, Lavori pubblici del Senato l’esame del testo unificato sulla sicurezza stradale approvato la scorsa estate dalla Commissione Trasporti della Camera. Il provvedimento, che accoglie alcune proposte dell’Aci, può favorire cambiamenti nelle abitudini degli automobilisti e di conseguenza la riduzione dell’incidentalità stradale in Italia. Com’è noto, l’Italia non conseguirà l’obiettivo europeo di dimezzare entro il prossimo anno il numero delle vittime e dei feriti da incidente rispetto ai dati del 2000. Con il nuovo calo registrato nel 2008 da Aci e Istat ci assestiamo a -33%. Meglio dell’Italia hanno fatto Francia, Spagna, Germania, Paesi dove la sicurezza stradale è ormai responsabilità condivisa e sostenuta da un radicale cambiamento culturale. Per vincere la sfida della sicurezza stradale l’azione più forte deve essere rivolta soprattutto verso i conducenti di domani, investendo sulla loro formazione per promuovere comportamenti virtuosi ancorati ai principi di civile convivenza e di educazione alla legalità. La famiglia e la scuola svolgono un ruolo primario nell’educazione dei ragazzi attraverso esempi e insegnamenti per modelli di vita equilibrati e per far maturare un concetto di legalità e di rispetto delle regole che necessita di tempo per essere acquisito ed assimilato dai giovani. Occorre, quindi, realizzare un percorso formativo continuo per rendere i ragazzi consapevoli dei rischi connessi alla circolazione stradale, a partire – come peraltro già previsto dall’art. 230 del Codice della Strada – dalle scuole materne per tutto il percorso scolastico. Un percorso che rafforzi i “passaggi” che conducono il giovane ad acquisire prima il “patentino” e poi la patente auto. Sul fronte della lotta alla guida in stato d’ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti vanno positivamente giudicate le iniziative finora intraprese dal Governo e dal Parlamento, ma si può fare di più. Il principio sempre ribadito dall’Automobile Club d’Italia è quello secondo il quale “chi guida non beve”, condiviso dai giovani con il successo della figura del guidatore designato e perfino dai produttori di bevande alcoliche. Con riferimento poi alla formazione “tecnica”, sono da rilevare pesanti criticità. La preparazione alla guida risulta assolutamente insufficiente, retaggio di un passato in cui il Paese si motorizzava e le persone dovevano effettivamente imparare a condurre i veicoli. Oggi il problema è soprattutto quello di agire sui comportamenti della persona per conseguire l’obiettivo d’un cambiamento della percezione della pericolosità che si ha della strada. In questo senso, la proposta dell’Automobile Club d’Italia della “guida accompagnata”, accolta dal testo unificato all’esame del Senato per i 17enni, trova una corretta collocazione come opportunità per estendere l’esperienza di guida dei giovani conducenti, facendo così ridurre quel gap di esperienza che è uno dei principali fattori dell’incidentalità giovanile. E’ però necessario estendere tale possibilità ai sedicenni – come originariamente proposto dall’Aci – proprio per consentire ai giovani un maggiore periodo propedeutico alla guida. Le trafile burocratiche legate alla concessione dell’abilitazione dei 17enni alla guida accompagnata rischiano poi di contrarre sensibilmente l’arco temporale formativo. All’obiettivo della crescita d’esperienza dei conducenti è finalizzata anche la proposta dell’Aci di rendere obbligatori i corsi di guida sicura entro tre anni dal conseguimento della patente. All’estero tale obbligo vige da tempo con benefici diretti per la sicurezza stradale: in Austria l’incidentalità stradale dei giovani si è ridotta del 33% con questo provvedimento. E’ sempre più opportuno, inoltre, contrastare ogni comportamento in grado di costituire direttamente o indirettamente un pericolo per la sicurezza propria ed altrui sulla strada. La distrazione al volante rappresenta la seconda causa di incidente stradale. E’ pertanto importante sensibilizzare su comportamenti individuali che sottraggono la dovuta concentrazione. Vale per il fumo come per il telefono cellulare, il cui uso raddoppia i tempi di reazione da parte del conducente anche se parla con il sistema a viva voce o con l’auricolare. Autorevoli ricerche internazionali hanno dimostrato che chi fuma o telefona mentre è impegnato alla guida ha il 50% in più di possibilità di rimanere coinvolto in un incidente. Oltre al radicale cambiamento culturale, la sicurezza stradale deve poter contare su infrastrutture moderne. I ritardi, le carenze e le criticità della rete infrastrutturale italiana compromettono fortemente gli standard di qualità e di sicurezza del nostro sistema di mobilità. Lo abbiamo evidenziato all’ultima Conferenza del Traffico e della Circolazione che l’Aci ha organizzato a Riva del Garda a fine ottobre scorso e alla quale sono intervenuti ministri, parlamentari, amministratori locali e i massimi responsabili dei vari settori del trasporto. Alla Conferenza di Riva l’Aci ha sottolineato questo dato: almeno il 30 per cento degli incidenti fatali potrebbero essere evitati in Europa se ciascun Paese investisse nell’innalzamento degli standard di sicurezza della rete stradale, programmando anche la revisione della segnaletica in modo da sostituire i cartelli più vecchi e rimuovere quelli che arrecano confusione. Non si tratterebbe di una spesa a fondo perduto ma di un investimento fruttuoso: ogni euro versato per l’ammodernamento delle infrastrutture stradali consentirebbe un risparmio di 20 euro sui costi sociali imputabili all’incidentalità. Nella sola Italia, il costo sociale dei sinistri supera i 30 miliardi di euro l’anno. In Europa è pari al 2 per cento del prodotto interno lordo e supera la spesa annuale per istruzione e sanità. Il Parlamento europeo ha recentemente adottato una importante direttiva sulla gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali. Per l’Italia si tratta di una grande opportunità, considerato l’esistente gap da recuperare. La sicurezza è considerata elemento fondamentale nella fase di progettazione dell’opera e nella fase di esercizio, con parametri di qualità da verificare attraverso ispezioni che individuino i rischi e prevengano gli incidenti. La direttiva va nella direzione che l’Automobile Club d’Italia e i principali Automobile Club europei auspicano da anni per assicurare agli automobilisti il costante miglioramento degli standard di progettazione e i sistemi di manutenzione, gestione e protezione delle strade. Come membro e socio fondatore della Fia-Federazione internazionale dell’automobile, l’Aci effettua test indipendenti nell’ambito del programma EuroRAP e i risultati hanno permesso ad alcuni gestori di intervenire su infrastrutture, segnalazione e controllo. Nei giorni scorsi a Bruxelles è stato presentato ai parlamentari europei il primo Atlante europeo della sicurezza stradale. Realizzato per la parte italiana dall’Aci, indica i livelli di rischio degli itinerari nazionali con particolare attenzione alle strade contraddistinte dalla sigla “E”, i principali collegamenti attraverso l’Europa. Per quanto riguarda la sicurezza in galleria, da anni partecipiamo a un programma europeo denominato EuroTap. E’ importante soprattutto perché accolto dall’Anas, con cui l’Automobile Club d’Italia ha lanciato uno specifico progetto. L’intelligente disponibilità dell’Anas a consentire il monitoraggio delle proprie gallerie è da sottolineare: attraverso l’analisi dei punti critici e la realizzazione di mappe prioritarie d’intervento si potrà proseguire più speditamente nell’adeguamento degli standard di qualità delle infrastrutture. E questo a beneficio esclusivo della sicurezza stradale, che può così fare finalmente affidamento su interventi integrati fuori da ogni logica di emergenza e nell’ambito d’una prospettiva di mobilità consapevole e sostenibile.

Enrico Gelpi, presidente Automobile Club d'Italia