Siteb: serve l'adeguamento dei prezzi del bitume
Siteb è l'associazione che raggruppa i principali operatori del settore stradale e del bitume
Milano, 4 maggio 2011 - II Siteb, associazione che raggruppa i principali operatori del settore stradale e del bitume - dalle imprese petrolifere ai fornitori di servizi, passando per le imprese stradali - chiede al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti una revisione del prezzo del bitume che, come spiega il direttore Stefano Ravaioli, «oscilla seguendo variabili molto complesse, anzitutto secondo il prezzo del petrolio, piuttosto che la congiuntura nazionale». Secondo l'associazione, il prezzo medio del bitume nel corso del 2009 è stato pari a 32,3 €/q, mentre nel 2010 ha raggiunto il valore di 37,8 €/q, con una crescita percentuale pari al 17%. «Tale percentuale farebbe scattare il meccanismo di adeguamento del prezzo nei conti pubblici», osserva Ravaioli. «I dati cui facciamo riferimento provengono dall'Osservatorio dell'associazione e non hanno alcuna pretesa di ufficialità, ma sono rilevati puntualmente e mensilmente fin dal 1999 da vari operatori distribuiti in 16 città campione. Il meccanismo di rilevazione adottato dalla Commissione ministeriale prezzi (ex decreto Martinat,ndr) si basa invece su dati forniti da Unioncamere, Istat e Provveditorati alle opere pubbliche che, a nostro avviso, sono in possesso di dati non puntuali». Com'è noto, lo spartiacque per far scattare il meccanismo di adeguamento dei prezzi nei contratti pubblici è il 10%, motivo per cui, «con un riconoscimento del 17%, noi potremmo essere compensati del 7%», spiega il direttore del Siteb. «Il prezzo del bitume si è mantenuto alto poiché, nonostante la crisi congiunturale, noi abbiamo molto export, soprattutto verso il Nord Africa». In questo quadro, tuttavia, anche il settore dell'asfalto versa in uno stato di crisi: «Le attività di costruzione e manutenzione delle strade nel 2010 hanno toccato la punta più bassa degli ultimi 20 anni», afferma l'associazione. «La prolungata crisi dei settore, legata principalmente al forte calo dei lavori pubblici, ha bloccato la produzione di oltre 100 impianti e desta forte preoccupazione per le ricadute sulla sicurezza delle strade e sull'occupazione. La produzione di asfalto nello sorso anno ha raggiunto il minimo storico di 30 milioni di tonnellate, cioè il -10% rispetto al 2009, con 34 milioni, e un calo ancor più netto rispetto ai 44 milioni di tonnellate prodotti nel 2006. E per il 2011 si profila un ulteriore peggioramento dell'attuale situazione, come denunciato anche dall'Anas, a causa dell'assenza di risorse da destinare all'avvio di nuovi investimenti. Mentre la soglia minima necessaria per mantenere in efficienza la rete stradale nazionale è pari a 40 milioni di tonnellate l'anno». Spiega Ravaioli che « in questo quadro di crisi non solo verrà meno la costruzione di nuove strade, ma, soprattutto, inevitabile conseguenza sarà una scarsa manutenzione della rete già esistente, con pericolose ricadute in termini di sicurezza per milioni di automobilisti. Le uniche commesse ancora sicure sono quelle di Autostrade, per il resto Anas, province e comuni non hanno fondi adeguati a. garantire una corretta manutenzione».