Trasporti: «I prezzi possono ancora scendere»
L'intervista del Corriere Della Sera Economia al garante Pitruzzella: «Con Italo e EasyJet tariffe in calo, ora subito l'Authority di settore»
Roma, 22 aprile 2013 – Primo: scorporare da Telecom (cioè farle vendere) la rete di telefonia fissa, i cavi sui quali passano anche i dati di Internet, per darla a un operatore «indipendente che garantisca la concorrenza»: non esclusa la Cassa depositi e prestiti, che ha già manifestalo interesse. Secondo: «Procedere velocemente con l'Autorità dei trasporti» (l'Araba fenice istituita con il decreto Cresci Italia nel 2011, nata nel 2012 e subito sepolta) perché si estendano gli effetti della concorrenza, cioè la riduzione dei prezzi, nel settore ferroviario dove l'Italo di Ntv è entrato contro il Frecciarossa delle Fs, e in quello aereo dove EasyJet è da un mese rivale di Alitalia sulla Linate-Fiumicino: «Decisione di cui siamo fieri, perché ha rotto il monopolio Alitalia sulla Milano Roma». Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Antitrust, l'Autorità per la concorrenza e il mercato, è uno dei cinque saggi incaricati da Giorgio Napolitano che hanno redatto l'«Agenda possibile» per il nuovo governo. Vede in questi due punti, fra l'altro, le priorità per il Paese. Gli altri interventi che auspica sono nell'energia e nella semplificazione delle regole amministrative: «Servono più rigassificatori per abbassare i costi delle bollette, e tempi certi perle autorizzazioni. Non dobbiamo più far scappare gli stranieri com'è accaduto con la British Gas da Brindisi».
La medicina per l'Italia?
«Il nostro Paese ha due priorità, rilanciare la crescita e garantire la coesione sociale. Anche il presidente della Bce, Mario Draghi, ha detto che la stabilizzazione finanziaria da sola è insufficiente. La concorrenza è il filo di connessione: stimola la crescita e aiuta i più deboli, perché elimina le rendite dei monopolisti e fa scendere i prezzi. Ma la domanda è: dove si può fare qualcosa?».
Già. Dove?
«Innanzitutto nei trasporti. Qui c'è stata molta concorrenza, che ha portalo alla diminuzione dei prezzi: frutto dell'ingresso di Ntv e EasyJet ».
Avete obbligato Alitalia a cedere otto finestre di decollo e atterraggio a Linate. Bilancio?
«Il nostro provvedimento è passato indenne dai ricorsi al Tar e dal consiglio di Stato e i risultati sono sotto gli occhi di lutti: i prezzi sono scesi. Ma il processo deve continuare, con un'Autorità di regolazione del trasporlo, che vigili anche sulle tariffe».
È stata congelata.
«Ma è necessaria, può accrescere la competitività nel trasporto aereo, ferroviario, locale. Non si procede per i costi? Date i poteri alle Authority già esistenti! Serve una regolazione subito, con l'insediamento del nuovo governo. I prezzi possono scendere ancora».
Con EasyJet a Linate, Alitalia perde redditività. Non si affossa così un'azienda già in crisi?
«No, la concorrenza rientra nella logica di mercato. Sono i monopoli che determinano inefficienza economica e danneggiano i consumatori. Il recupero di efficienza delle aziende italiane e del Paese passa anche da qui».
Che cosa pensa della possibile fusione Alitalia-Fs?
«Se ci fosse un'ipotesi concreta, dovremmo vedere com'è congegnata. Andrebbero valutale struttura e condizioni».
Anche Telecom è monopolista, nella telefonia fissa. Cosa pensa della cessione della rete?
«Riteniamo che la separazione della rete fissa di Telecom sia utile per stimolare la concorrenza. Ma va gestita in modo imparziale: il problema è chi se la prenderà».
La Cassa depositi e prestiti?
«Non spetta a me dirlo, ma è essenziale evitare I'integrazione tra chi ha proprietà della rete e chi ha la gestione del servizio. Se io ho i cavi e lei deve passare sui miei cavi, favorisco me stesso piuttosto che lei! Lo scorporo potrebbe avere vantaggi di efficienza economica per l'azienda e riflessi positivi su cittadini e imprese».
Quando dovrebbe chiudersi l'istruttoria per abuso di posizione dominante sulla gestione della rete fissa di Telecom?
«Entro maggio».
Una rete scorporata è la Snam, il gas. Era dell'Eni e ora fa capo a Cdp. Soddisfatti?
«È un risultato ottenuto dall'Antitrust, ma non basta. Ora bisogna diversificare le modalità di approvvigionamento, aumentando i rigassificatori. L'energia e il gas sono mercati liberalizzati, ma gli effetti benefici non si vedono appieno. Siamo troppo dipendenti dal sistema di approvvigionamento dall'estero».
Gli inglesi di British Gas volevano farlo a Brindisi, il rigassificatore, ma sono fuggiti. Dicono che è impossibile lavorare in Italia.
«Non deve più succedere. È il problema dell'inefficienza amministrativa e della burocrazia. Abbiamo ribadito a Napolitano che, perché gli effetti della concorrenza possano esplicarsi, bisogna superare questo scoglio. Servono decisioni in tempi certi, il tempo non è una variabile indipendente nel calcolo economico delle aziende»,
Vecchia storia, ci si era cimentato anche Bassanini...
«Ma è questo il tema vero, per rimettere in moto l’Italia. Abbiamo proposto che per ogni giorno di ritardo ci sia un indennizzo alle imprese. E se si introduce un nuovo onere burocratico, va tolto un onere precedente. La semplificazione si può fare a costo zero».
Da un anno avete più potere sulle utility: potete bloccare le assegnazioni senza gara, o impugnare le delibere regionali davanti al Tar. Che cosa avete fatto?
«Abbiamo fatto sei ricorsi al Tar sui comportamenti della pubblica amministrazione lesivi della concorrenza. E rilasciato 213 pareri su delibere con effetti anticoncorrenziali».
E le banche? La concorrenza sembra bloccata come i prestiti.
«Hanno il problema della solidità patrimoniale. Perciò abbiamo proposto di aumentare di due miliardi il Fondo di garanzia per le Pmi, che le garantisce sui crediti non pagati. Così non impegnano il patrimonio. I prestiti aumenterebbero di almeno 30 miliardi».
Ma i soldi li mette lo Stato.
«Non sono soldi spesi, lo diventano solo se qualche impresa non paga. Non incidono sul rapporto disavanzo-Pil».
A che punto è la vostra indagine sui costi dei conti correnti?
«Contiamo di concluderla entro qualche mese».
Che effetto ha avuto il divieto alle cariche incrociate?
«Si sono dimesse 110 persone dai consigli d'amministrazione. È un colpo inflitto al capitalismo relazionale, che in Italia spesso ha impedito la vera concorrenza».