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Briciole di pane

E78. Si sblocca la "grande incompiuta"

Nuovo tracciato per la Strada dei due Mari. L'incubo comitati del no

Mercatello sul Metauro (Pesaro-Urbino), 7 luglio 2013 - Eppur ci si muove. Quanto meno nel tratto toscano, perché da Grosseto a Bettolle si possono percorrere lunghi tratti della E78. Ma anche nelle Marche, da Fossombrone in giù, dove il bosco si ritira e il girasole ruba la terra al grano, la strada di grande comunicazione fa il suo dovere, accompagna tir e turisti fino all'Adriatico e li smista tra Fano e la A14. Nei documenti europei, la superstrada che dovrebbe tagliare l'Appennino umbro-marchigiano è definita un land bridge, un ponte di terra tra la Spagna e i Balcani, poggiato su quattro pilastri, i porti di Civitavecchia e Livorno sul Tirreno, Ancona e Ravenna sull'Adriatico; non a caso è stata inserita nella rete Transeuropea Ten-T e potrà accedere ai finanziamenti europei. Come del resto, fin da ora, può godere dei benefici fiscali accordati alle grandi opere dai governi Monti e Letta. Non si capisce perché, allora, su queste montagne dell'Italia di mezzo tutti si ostinino a chiamarla "l'incompiuta". Forse perché per realizzare la "strada dei due mari" non sono bastati cinquant'anni e, stando al tracciato in esercizio, non si è arrivati neanche a metà dell'opera.


Oggi della E78 esistono solo degli spezzoni scollegati tra loro, ma a farne una delle grandi incompiute d'Italia è soprattutto la galleria della Guinza, sei chilometri nel ventre della montagna per passare dalle Marche all'Umbria evitando i tornanti di Bocca Trabaria. Per secoli, i marchigiani li hanno scalati ogni estate, per far scendere a San Giustino i tronchi d'abete utilizzati nelle costruzioni, da trasportare a Roma via Tevere. I primi ad accorgersi dell'utilità di una via che collegasse il Tirreno e l'Adriatico furono Pio VI e il granduca Leopoldo, ma non se ne fece nulla e nel 1849 Garibaldi e Anita in fuga da Roma salivano ancora quassù per scavallare l'Appennino. Da secoli, insomma, la vecchia carrozzabile continua a violare il regno del lupo e del cinghiale e, quand'arriva l'estate, ad ammantarsi di odorose ginestre: quanto sia piacevole risalirla ogni giorno chiedetelo ai camionisti che lavorano per le industrie del Metauro e dell'Alto Tevere...


«Eravamo la valle del jeans e del legno, ora in crisi - spiega Romina Pierantoni, sindaco di Borgopace, l'ultimo Comune pesarese sulla strada di Bocca Trabaria - e, se non si realizzerà l'opera neanche stavolta, ci resteranno solo le carbonaie e la patata rossa». L'impatto economico della E78 non è solo locale - oltre a dimezzare i tempi per raggiungere Firenze e Roma, di fatto “riunirebbe” l'Italia centrale, da sempre divisa in due dall'Appennino - ma Marco Montagna (Confindustria Pesaro) non nasconde che «poter spedire la produzione da Livorno senza dover risalire Bocca Trabaria e gli altri passi significa guadagnare punti di competitività». Il sindaco di Mercatello sul Metauro, Giovanni Pistola, ricorda che «l'opera è rimasta bloccata perché la politica, soprattutto umbra, ha privilegiato altri progetti, come le strade del Quadrilatero (la rete in costruzione tra Foligno, Civitanova Marche, Perugia e Ancona, ndr). Adesso però non si indugi. I Comuni sono pronti a fare la loro parte, purchè vengano ascoltati».


A far ripartire il progetto, rendendolo remunerativo peri privati, concorre sia la defiscali7zazione degli investimenti (e della gestione) riconosciuta dalla legge di Stabilità e ampliata dal decreto del Fare per le opere infrastrutturali, sia la revisione del tracciato, che ha ridotto i costi ma ha rimesso in discussione scelte già recepite dai piani regolatori. La questione è più spinosa del pedaggio che è stato previsto: i sindaci, ammette Pistola, potrebbero mandarlo giù, purchè si riuscissero a risparmiare danni al territorio. «La valle della Guinza è già stata devastata e ora cancellano una galleria e fanno passare l'arteria in mezzo alle case: se non ci si muove con maggiore accortezza - spiega il sindaco di Mercatello, città natale di Santa Veronica Giuliani - ci sarà un'esplosione di comitati del No». La raccolta delle firme è già partita.


Matteo Ricci, l'uomo che con la rivolta degli amministratori delle tre regioni nel 2010 ha sbloccato l'opera, si dice «moderatamente ottimista» e scommette che alla fine un accordo si troverà. «Siamo riusciti a tirarla fuori dall'oblio - spiega il presidente della Provincia di Pesaro-Urbino - gli umbri hanno raggiunto un accordo sul tracciato tra Città di Castello e San Giustino, c'è un privato disposto a investire. Non possiamo fermarci». L'ha detto anche il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, incontrando ieri a Pesaro gli amministratori. «Il decreto del Fare obbliga un'accelerazione su tutte le opere da completare, le polemiche fanno perdere le opportunità». Lupi ha preso un impegno sulla E78. «Portatemi l'accordo tra gli enti locali entro la prima settimana di settembre e lo sottopongo al Cipe per attivare le procedure previste dalla legge per la defiscalizzazione».


Anche la Regione Toscana freme. «L'eterna incompiuta è strategica - conferma Vincenzo Ceccarelli, assessore alle infrastrutture - come la Tirrenica. Andrà valutata la fattibilità economica, ma la strada dei Due mari creerà una rete con le direttrici Nord-Sud e quando sarà realizzata ci chiederemo perché non la si è fatta prima». A ricordare quanto abbia ragione c'è la galleria della Guinza: qualche tempo fa, i valligiani, stufi di vederla inutilizzata, l'avevano trasformata in una segheria abusiva. Se ci si incammina nel tunnel, si sbuca a Parnacciano, in Umbria. Da lì in poi, solo boschi e campi di grano.

 


IL PUNTO


Sono a regime solo 127 chilometri sui 284 complessivi


La strada di grande comunicazione E78 Fano-Grosseto collega la statale Aurelia e l'autostrada A 14 attraversando Toscana, Umbria e Marche. Sarà lunga 284 chilometri (55% in Toscana, 36% nelle Marche e 9% in Umbria) e avrà quattro corsie, due per senso di marcia. Inserita nella rete trans europea Ten-T, oggi la superstrada a pedaggio è realizzata solo per alcuni tratti. Per completarla è stato scelto un partenariato pubblico-privato che, attraverso la formula del contratto di disponibilità permette allo Stato di riscattare in 37 anni (più gli 8 della realizzazione) l'investimento sostenuto dal contraente privato per la costruzione. Ad oggi, del tracciato originario della E78, 127 chilometri sono in esercizio; un maxilotto da 12 chilometri è stato consegnato, su 52 chilometri è terminata la progettazione che invece prosegue per i restanti 79. Nel 2010 il progetto è stato ottimizzato da una commissione tecnica istituita dal Mit e il costo del completamento è sceso da 4,1 a 2,9 miliardi di euro.

 

Paolo Viana (Avvenire)