Roma-Latina, contenzioso finito. Riparte la gara ma mancano fondi
Buco da 250 min, forse art. 18
Roma, 18 marzo 2013 – La Regione Lazio vince al Consiglio di Stato la disputa legale con il vecchio concessionario (Arcea) della Roma-Latina, condizione posta dal Cipe per aggiudicare l'opera in project financing, e questo dovrebbe far ripartire la gara per l'autostrada.
Dopo anni di attese (il progetto preliminare è stato approvato dal Cipe nel 2004), l'autostrada di collegamento tra la Capitale e il capoluogo pontino dovrebbe essere pronta per entrare nella fase finale della gara. Le lettere d'invito ai candidati selezionati dal bando per la raccolta delle manifestazioni di interesse, pubblicato a dicembre 2011 (tra gli altri sono in pista un'Ati guidata da Impregilo, un'Ati guidata da Salini con Astaldi, un'Ati guidata dall'impresa austriaca Strabag) potrebbero partire entro aprile, non appena sarà stata pubblicata la delibera Cipe del 3 agosto 2012 che confermava il finanziamento pubblico di 468,1 milioni di euro (2,728 miliardi il costo complessivo dell'opera, ridotto a 2.452 al netto del previsto ribasso del 15%).
Lo scorso 28 febbraio, il Consiglio di Stato, infatti, ha respinto i ricorsi promossi da Consorzio 2050 e Arcea contro la delibera Cipe 88/2010 con cui è stato modificato l'ente concedente della Roma Latina (che la Regione Lazio aveva sostituito con Autostrade del Lazio Spa — Regione-Anas — a seguito dell'apertura di un’infrazione comunitaria con cui, in virtù dei principi di concorrenza, si contestava l'affidamento diretto della gestione della Roma-Latina ad Arcea). Il Consiglio di Stato ha sostanzialmente confermato le sentenze con cui ad aprile 2012 il Tar aveva respinto i ricorsi, dichiarando che i ricorrenti non avevano titolo per chiedere di essere riconosciuti concessionari della Roma-Latina.
A questo punto — risolto il contenzioso giudiziario — è stata soddisfatta la condizione stabilita dal Cipe con la delibera 88/2010, e cioè che l'aggiudicazione della gara poteva avvenire solo «previa e completa definizione del contenzioso in essere». Restano in piedi gli arbitrati presentati da Consorzio 2050 e Autostrade per l'Italia come risarcimento danni contro la Regione Lazio: il collegio arbitrale l'anno scorso ha riconosciuto circa 43 milioni di risarcimento al Consorzio 2050 e 25 milioni ad Autostrade (entrambe le società sono socie di Arcea). A quanto si apprende da fonti interne ad Autostrade per il Lazio, gli arbitrati non bloccheranno la conclusione della gara d'appalto in quanto si tratta di un risarcimento danni e non di un contenzioso giudiziario. In più, le risorse che la Regione dovrà pagare ai due ricorrenti potrebbero essere riviste alla luce della sentenza del Consiglio di Stato e, comunque, non peseranno sulla quota di finanziamento pubblico stanziato dal Cipe per la realizzazione della Roma-Latina: a pagare dovrebbero essere infatti solo la Regione Lazio, senza oneri per lo Stato.
Come confermato dal Cipe con la delibera di agosto, l'autostrada Roma-Latina ha un costo complessivo di 2,728 miliardi di euro: 1.516 milioni per la tratta fondamentale Tor de' Cenci (Roma Eur)-Latina (52,3 km), 498 milioni per il collegamento Tor de' Cenci-A12 (16 km), e 714 milioni di euro per l'asse viario Cistema-Valmontone (31,5 km). Il monte risorse sarà finanziato per un massimo del 40% con fondi pubblici e per il restante 60% con risorse private recuperate tramite la gestione dell'autostrada. Al momento, le risorse pubbliche disponibili sono pari a 468,1 milioni di euro. Considerando un contributo statale del 40% del costo totale dell'opera (pari quindi a circa 970 milioni di euro se si considera un ribasso del 15% che ridurrebbe il costo totale a 2.425,4 milioni), resterebbero da recuperare 502,1 milioni. Il bando di gara del 2011 informa i partecipanti che, qualora non fossero disponibili risorse pubbliche aggiuntive al momento dell'aggiudicazione, i fondi già stanziati saranno concentrati e finanzieranno unicamente la tratta A12-Roma-Latina e i concorrenti potranno proporre di risolvere il nodo del contributo pubblico mancante (dovrebbero essere 250 milioni per la sola tratta principale) utilizzando le misure di defiscalizzazione previste dall'articolo 18 della legge 193/2011).