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Briciole di pane

Appalti, così fan gli altri nella Ue

Panoramica europea sulle prassi per l'aggiudicazione degli appalti al convegno dell'Igi

Roma, 23 novembre 2011 - Più flessibilità nelle procedure di appalto, centralità del contratto, maggiore ricorso al sistema della negoziazione concorrenziale; sono questi alcuni degli elementi essenziali del sistema di gestione degli appalti in uso in Gran Bretagna; negli altri paesi europei si spinge per una maggiore applicazione delle aste elettroniche, per una riduzione delle aggiudicazioni al massimo ribasso, con una tensione verso la riduzione del numero delle stazioni appaltanti. A delineare questo quadro è stato Claudio Rangone, consulente Igi nel corso dell'ultimo convegno organizzato la scorsa settimana dall'Istituto giuridico presieduto da Giuseppe Zamberletti.

Dall'analisi del quadro inglese, sul quale si è a lungo soffermato Rangone, è emerso quindi un largo ricorso alla cosiddetta «negoziazione concorrenziale» che si sostanzia nella procedura ristretta (la procedura di affidamento di gran lunga più utilizzata nel Regno Unito), che si è evoluta negli interventi complessi in formule varie quali il Design & Build (nella modalità più avanzata dell'Early contractor involving), il Private finance initiative, Pfi, affidato mediante dialogo competitivo e, da ultimo, il cosiddetto «collaborative procurement strutturato attuato in base a programmi nazionali (Procure 21+; Project model; Bsf, e altro).

La spinta alla flessibilizzazione delle procedure mediante negoziazione si è affermata negli ultimi due decenni attraverso un approccio particolarmente innovativo, che ha sancito l'orientamento primario della spesa pubblica in appalti pubblici al principio economico-gestionale del best value for money fondato sulla logica dell'appalto collaborativo, con una continua tensione verso un approccio manageriale della gestione della procedura, dall'affidamento fino all'esecuzione degli appalti: tutto ciò ha creato la strutturale concorrenzialità del mercato inglese, forse il più aperto tra i grandi paesi della Ue. Tuttavia, questa tensione alla concorrenzialità e al mercato non ha evitato, anche in Gran Bretagna, ha sottolineato Rangone nel suo intervento, «l'emergere di un divario crescente tra alcune prassi procedurali tuttora presenti e la forte spinta alla tipizzazione delle procedure attuata con le direttive appalti pubblici e dalla giurisprudenza comunitaria». Su questo fronte si segnalano poi anche alcune tendenze centrifughe (rispetto alle direttive appalti) come quella rappresentata dalla recente legge francese sullo sviluppo delle società pubbliche locali (loi n. 2010-559 del 28 maggio 2010) che, sulla scia della sentenza Teckal, sta offrendo al Paese d'Oltralpe la «scappatoia prevista dalla giurisprudenza della Corte di giustizia» per evitare la messa in concorrenza. In altri termini, l'evoluzione del fenomeno «in house» sta consentendo ai francesi di realizzare ingenti operazioni di gestione del territorio, di costruzione, di gestione di servizi pubblici e di qualsiasi attività di interesse generale, senza gara.

In via generale, Rangone ha anche segnalato come in ambito Ue molti paesi come Svezia, Francia, Regno Unito, Olanda, Germania, per citare solo gli esempi più avanzati, hanno assunto provvedimenti di forte razionalizzazione-aggregazione della domanda, puntando, in particolare, sulla riduzione del numero delle stazioni appaltanti e dei contratti. Interessanti anche le tendenze che vedono questi paesi procedere verso l'abolizione del massimo ribasso o verso una sua forte riduzione applicativa, ma anche verso l'espansione dell'e-procurement, cioè delle aste elettroniche soprattutto per gli appalti di minore complessità. A ciò si deve aggiungere il ricorso sistematico agli accordi quadro, al punto che dall'Olanda alla Francia, alla Germania si registrano ormai migliaia di contratti all'anno aggiudicati con questa formula.

Andrea Mascolini (fonte: Italia Oggi)