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Briciole di pane

Atlantia riapre il fascicolo Turchia

Autostrade. Ripartono le privatizzazioni: 2 miliardi per i pedaggi del Bosforo

Atlantia riapre il dossier Turchia. La società che gestisce Autostrade per l'Italia, di proprietà della famiglia Benetton, sta studiando il possibile ingresso a Istanbul. Il governo del Paese ha riavviato la maxi-privatizzazione dei caselli del Bosforo e Atlantia sta considerando di partecipare alla gara. Siamo ancora alle battute iniziali, in vista della pubblicazione del bando internazionale (che avverrà il 12 settembre), e gli italiani stanno sondando il terreno per eventualmente mettere in piedi un consorzio e trovare i sostenitori finanziari: dei primi contatti sarebbero in corso con Unicredit come banca sostenitrice mentre la boutique milanese Caretti&Associati sta lavorando come advisor al dossier. In palio ci sono due tratte autostradali nei pressi del Bosforo: il gioiello nascosto sono i due ponti che collegano Istanbul all'Europa congiungendo lo stretto dei Dardaneli. L'attraversamento dei due ponti è a pedaggio e il traffico da e verso Istanbul, la principale città del Paese con oltre quattro milioni di abitanti, fa gola. L'entità della gara dovrebbe aggirarsi tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro, una cifra tale da richiedere necessariamente l'aggregazione di cordate.

Il governo di Ankara ci aveva già provato tre anni fa, quando la «Oib», l'Agenzia per la vendita di beni pubblici di Ankara (una sorta di ministero per le privatizzazioni), direttamente coordinata dal premier, aveva lanciato una grossa tranche di dismissioni pubbliche (tra cui appunto le tratte autostradali), che nelle intenzioni originarie dovrebbe portare in tre anni la considerevole somma di 30 miliardi di dollari nelle casse dell'erario turco, che proprio per le autostrade aveva chiamato Mediobanca a fare da advisor. Allora Atlantia si era candidata alla gara e aveva trovato dei soci locali con cui mettere in piedi una cordata. Poi però non se ne fece nulla.

A tre anni di distanza Ankara ci riprova, molto è cambiato però, soprattutto il quadro dell'economia mondiale dove i compratori scarseggiano e i venditori devono fare i saldi: con i mercati che crollano e le prospettive di una seconda recessione davanti le valutazioni potrebbero essere molto più basse rispetto alle ipotesi originarie. All'epoca cinque big stranieri si erano fatto avanti per le autostrade turche: erano il colosso australiano Macquarie, la spagnola Abertis, la portoghese Brisa, il gruppo giapponese Itochu e appunto Atlantia. Ma stavolta il numero di partecipanti potrebbe essere decisamente più basso: la crisi economica ha colpito duro i concessionari di infrastrutture e investire nei Paesi emergenti dell'Europa allargata è tornato a essere un'incognita.

Simone Filippetti (fonte: Il Sole 24Ore, 7 settembre 2011)