Bucarest dà il via alle maxi-opere e le aziende italiane sono in pole position
Da dieci anni l'Italia è il principale investitore in Romania
Bucarest, 24 ottobre 2011 - Entro il 2014 Pirelli avrà investito 450 milioni di euro nel suo polo di Slatina, in Romania. Con i suoi 2400 addetti, che diventeranno 2.700, Slatina è la più grande fabbrica del Gruppo Pirelli: “La Romania è un paese chiave per la crescita mondiale di Pirelli”, conferma Giuseppe Cangelosi, direttore generale Pirelli Tyres Romania.
La Maschio Gaspardo, invece, che realizza macchine agricole, in Romania ha appena inaugurato un nuovo stabilimento, per un investimento di 5 milioni di euro. Il Gruppo Astaldi, in associazione coni tedeschi di Max Boegl, si è infine aggiudicato dalla Compagnia nazionale delle autostrade e strade nazionali romena (Cnadnr) la realizzazione del tratto autostradale Cernavoda-Medgidia (2049 chilometri), da concludere in 15 mesi. Una commessa che rientra nel Piano nazionale di sviluppo con il quale la Romania si è impegnata a recuperare la disparità socio-economica con l'Ue, a cominciare da infrastrutture e trasporti, settore energetico e immobiliare.
Prevedendo tra l'altro, nel 2011: la realizzazione di 290 chilometri di autostrade (per un valore di 2,5 miliardi di euro) e 140 chilometri di tangenziali (540 milioni di euro), l'ammodernamento di 165 chilometri di ferrovie e 21 stazioni ferroviarie (valore complessivo di 2.117 milioni di euro), il potenziamento della metropolitana di Bucarest (1.840 milioni), l'ammodernamento di quattro aeroporti (15o milioni), lo sviluppo del settore navale, delle reti idriche, fognarie e elettriche, nonché la reali77azione di un gasdotto di 3.300 chilometri che collegherà l'Austria alla Turchia. Progetti in cui sono coinvolte molte aziende italiane come Astaldi, Impregilo, Tirrena Scavi, Ital Condotte Acqua, Cossi Costruzioni, Carena, Pizzaroti. “La Romania è un Paese da costruire - commenta Luca Serena, presidente di Confindustria Romania e vicepresidente di Confindustria Balcani - e ne ha le risorse finanziarie: 9 miliardi di fondi strutturali europei da spendere entro il 2013. Purtroppo ha scarsa capacità di assorbirli: nel 2010 ne è stato speso solo il 7%, nel primo semestre si è arrivati al 18%, lasciandone circa 800 milioni. Il nostro prossimo passo sarà, entro l'anno, il forum sulle energie rinnovabili, rivolto sia a colossi come Enel Green Power e Edison, sia alle Pmi, che posso- no trovare spazi ad esempio nella realizzazione di micro-centrali idroelettriche: progetti abbordabili sia in termini tecnologici che di investimenti”.
Lo conferma Carlo Longo, vicepresidente di Confindustria Romania «In Romania le Pmi possono portare avanti il processo di internazionalizzazione senza incontrare difficoltà logistiche, di lingua odi cultura: ci si sente a casa, si trovano referenti chiari e una forte presenza di banche italiane come Unicredit, Intesa Sanpaolo e Veneto Banca. Questo non significa che i problemi non ci sono: la crisi si è sentita anche lì, soprattutto nei settori immobiliare e finanziario, e il costo della manodopera è aumentato, ma meno di quanto potessimo immaginare”.
“Rispetto al boom di investimenti negli anni 90 - riferisce il responsabile dell'ufficio ex Ice di Bucarest, Mario Iaccarino - hanno sentito la pressione dell'aumento del costo della manodopera i settori manifatturieri tradizionali (abbigliamento, pelletteria, lavorazione del legno, industrie alimentari, fabbricazione di mobili), che comunque hanno mantenuto, seppure con numeri inferiori, una presenza significativa. In particolare l'ingresso della Romania nell'Ue nel 2007 ha segnato il passaggio da un fenomeno di pura e semplice delocalizzazione delle imprese italiane, come vantaggio in termini di costo del lavoro, a una vera e propria internazionalizzazione, con investimenti più strutturati e finalizzati anche al mercato locale”.
Ne è un esempio il gruppo padovano Euro Holding, presieduto da Luca Serena, che in Italia si occupa della produzione di ovatte per l'automotive e in Romania - dove è presente da 17 anni - fa costruzioni edili, con quattro società che coprono la filiera dal calcestruzzo ai prefabbricati. “Quello che produciamo in Romania resta in quel mercato: è questa la vera internazionalizzazione”, sottolinea Serena che dalla Romania ricava il 25% del fatturato di Euro Holding, pari a 400 milioni di euro. Arriva invece alla metà della produzione complessiva la Dorotex di Carlo Longo, gemella romena della Arfil di Prato, che produce ciniglia (tessuto per arredamento) per i mercati europei, sovietici, nordafricani e americani, con un giro d'affari consolidato di 35 milioni di euro.