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Briciole di pane

Canale di Panama, per l'accordo ci prova l'Europa

Tajani incontra il presidente Martinelli per favorire il dialogo tra le parti

Roma, 21 gennaio 2014 – Non si bloccano per ora i lavori per il secondo Canale di Panama. L’ultimatum previsto per oggi da parte del consorzio Gupc (guidato dalla spagnola Sacyr e composto da Salini-Impregilo, Jan de Nul e Cusa) è stato annullato davanti alla proposta di mediazione dell'Ue. In una nota diffusa ieri, la cordata dei costruttori ha sottolineato che «accetta e vede positivamente la mediazione dell'Unione Europea e del Commissario Tajani per arrivare a una soluzione soddisfacente e proroga il preavviso dato per una possibile sospensione dei lavori».


Oggi, forse, il verdetto. Il vice-presidente della Commissione Europea Antonio Tajani parlerà con il presidente della Repubblica di Panama, Ricardo Martinelli. Accettando il ruolo di “facilitatore” nell'affare panamense, ha spiegato che «sto cercando di favorire il dialogo tra le parti, è una partita non facile e dobbiamo andare avanti con i piedi di piombo».


La proposta Ue chiede che gli extracosti pari a 1,6 miliardi di dollari siano divisi, in attesa che si pronunci un arbitro internazionale sul corretto valore della somma.
La Repubblica di Panama si è fatta carico di 750 milioni di dollari, mentre altri 300 milioni sono stati garantiti dai soci del consorzio. Mancano all'appello circa 500 milioni che, secondo la proposta, potrebbero essere ripartiti in 400 milioni da Panama e 100 milioni dal consorzio.


Un primo “no” è giunto però dall'Autorità del Canale che ha rifiutato la proposta conciliativa.
Nel frattempo, secondo fonti finanziarie, il gruppo assicurativo Zurich e un pool di banche internazionali potrebbe garantire alle parti un prestito-ponte di 600 milioni di dollari per permettere di completare l’opera, del valore superiore ai 5 miliardi di dollari.

 


All’origine dell’extracosto starebbero problemi geologici, per i quali la roccia di basalto scavata non è riutilizzabile per fare il calcestruzzo, come inizialmente si pensava.
Nei giorni scorsi in un comunicato al quotidiano spagnolo El Pais, l’Acp ha additato la responsabilità del problema al consorzio per “mancanza di controllo di qualità adeguato” sostenendo la correttezza del capitolato e del contratto. Di tutta risposta Sacyr ha fatto sapere che «il controllo di qualità e l’esecuzione delle opere da parte di Gupc è sempre stato impeccabile».


Sulla qualità dei lavori si è detto convinto anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «A livello tecnico gli italiani stanno lavorando molto bene, anche la mia azienda è coinvolta. Non riesco a capire, c'é qualcosa che ci sfugge a livello politico locale».
 

Anche l’Ance ha chiesto una soluzione: «E’ importante fare sistema Paese, confidiamo nel grande impegno del Governo - ha dichiarato il presidente Paolo Buzzetti -, che continui nella sua azione a favore dell’impresa italiana, affinché non si perda un’opportunità fondamentale per l’industria e il nostro sistema economico».
 

 

Nel caso non si trovasse l’accordo sul finanziamento, potrebbe scattare la rescissione del contratto: rumors dei giorni scorsi hanno riportato l’interesse della statunitense Bechtel a subentrare al consorzio.
Se l’accordo ci sarà, i lavori potranno essere conclusi nel 2015 e saranno fatti salvi i pedaggi stimati di 6,5 miliardi di dollari l'anno.

 

Manuela Zucchini