Il BRICS rallenta e taglia le infrastrutture
Anche le economie emergenti risentono della recessione in atto in Occidente
Roma, 30 marzo 2012 - Il rallentamento dell’attività economica nelle maggiori economie emergenti raggruppate nei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) si ripercuote anche nell’industria delle costruzioni con un taglio significativo degli investimenti nelle infrastrutture. Lo si apprende dal vertice dei 5 paesi più importanti del mondo in sviluppo appena conclusosi a Nuova Delhi. I BRICS, che ospitano il 40% della popolazione mondiale (quasi 3 miliardi di persone) e producono il 25% del PIL mondiale (11,2 mila miliardi di dollari a fronte dei 12,1 mila dell’Eurozona e dei 14,5 mila degli Stati Uniti), hanno risentito della recessione in atto in Europa e dei problemi dell’economia americana, con un netto calo delle esportazioni (come la Cina) o una rivalutazione eccessiva della moneta nazionale (come il Brasile).
Il club delle economie emergenti ha espresso, per bocca della Presidente brasiliana Dilma Rousseff, una ferma condanna delle politiche monetarie espansive adottate da paesi occidentali che hanno inondato il mondo di liquidità per contrastare la crisi finanziaria. “Una crisi – ha detto Dilma Rousseff – cominciata nel mondo sviluppato e che non potrà essere superata attraverso politiche restrittive della domanda, deprezzamento della forza-lavoro ed eccesso di offerta monetaria che hanno scatenato uno tsumani valutario e introdotto nuove e perverse forme di protezionismo”. Più cauto il comunicato finale del vertice, ma esplicito nei contenuti, afferma : “L’eccessiva liquidità generata dalle politiche aggressive varate dalle banche centrali per stabilizzare le loro economie si è riversata sui mercati dei Paesi emergenti, causando una volatilità eccessiva dei flussi di capitale e dei prezzi delle commodities”.
Da qui l’esortazione ai Paesi avanzati “ad adottare politiche finanziarie ed economiche responsabili, ad evitare di generare eccessi di liquidità e intraprendere riforme strutturali in grado di creare crescita ed occupazione”. In realtà le cause che stanno provocando la frenata nelle economie emergenti derivano soprattutto da fattori interni e dai numerosi colli di bottiglia che queste economie si portano dietro. In Cina per esempio il PIL crescerà quest’anno “solo” del 7,5% e questo comporterà la chiusura di migliaia di aziende e la perdita di lavoro per milioni di persone, appena entrate nel mercato del lavoro e dei consumi di base. Ciò deriva solo in parte del calo delle esportazioni, che nell’ultimo semestre sono diminuite del 12% causando un deficit commerciale di 31,5 miliardi di dollari.
Come ammette un analista dell’Università di Tsinghua “anche il nostro modello è superato. Non si può andare avanti all’infinito con un modello di sviluppo basato su bassi salari e trainato dalle esportazioni. Bisogna riconvertirsi su produzioni ad alto contenuto tecnologico. Alzare i salari, creare forme di protezione sociale, dare più spazio ai consumi interni”. Questa trasformazione probabilmente richiederà anni e, in un paese con 1,3 miliardi di persone, con vaste regioni ancora sottosviluppate e una forza lavoro di milioni di persone che ogni anno si affaccia al mercato del lavoro, potrebbe avere contraccolpi traumatici per l’intera economia mondiale.
Questa situazione si è fatta sentire anche nel settore delle costruzioni. L’imponente programma di opere pubbliche, varato negli anni passati, è stato ridimensionato a causa della crisi che ha investito le banche statali cinesi. Queste ultime hanno concesso prestiti senza garanzie ai governi locali che ora non sono in grado di restituire. Nel solo 2009 le banche cinesi hanno erogato nuovi prestiti per 1.500 miliardi di dollari, una cifra pari al doppio di quella erogata nel 2008. I governi locali hanno sottoscritto prestiti in buona parte per finanziare progetti di infrastrutture, molti dei quali non sono economicamente sostenibili perché non in grado di generare sufficienti liquidità per pagare gli interessi sui prestiti e ancor meno ripagare gli stessi. E’ in crisi l’industria delle costruzioni e dell’immobiliare che occupa milioni di operai che vengono espulsi senza nessuna tutela. Questa situazione mette a rischio la stabilità sociale e provoca rivolte nelle province interne della Cina. Tuttavia il Governo ha salvaguardato le grandi infrastrutture di trasporto (autostrade, ferrovie, porti e aeroporti), il cui programma anche se rallentato proseguirà.
In Brasile, dove la crescita del PIL nel 2012 calerà dal 7,5 al 4,5%, il programma delle infrastrutture, previsto per gli appuntamenti sportivi del 2014 (Coppa mondiale di calcio) e del 2016 (Olimpiadi) non subirà sostanziali ridimensionamenti. Ad eccezione della linea ferroviaria ad alta velocità Rio de Janeiro-San Paolo-Campinas, di cui non si sente più parlare, per il resto il programma non subirà variazioni. Pertanto proseguono i lavori per l’adeguamento degli aeroporti, degli stadi, delle vie di comunicazione e dei trasporti nelle 13 città che ospiteranno le partite di calcio. Il presidente del Banco Nazionale di Sviluppo economico e sociale (BNDES) Luciano Coutinho ha annunciato la scorsa settimana che gli investimenti per le infrastrutture per l’anno in corso si aggireranno sui 59 miliardi di reais (pari a 25 miliardi di E), contro i 54 miliardi di reais (22,5 mld di E) stanziati nel 2011. Complessivamente gli investimenti in vista dei Giochi Olimpici raggiungeranno 13 miliardi di E nella sola città di Rio de Janeiro, ed altri 30 miliardi dovranno essere stanziati per l’edilizia residenziale, il risanamento urbano, il turismo e le comunicazioni, il miglioramento della rete infrastrutturale.
A questo proposito l’ICE (Istituto Commercio Estero), in collaborazione con Confindustria, organizza dal 16 al 19 maggio la Missione di follow up ‘Grandi Eventi Sportivi’ in Brasile, nelle città di San Paolo e Rio de Janeiro. L’iniziativa si propone di approfondire le opportunità di collaborazione industriale e di investimento offerte alle imprese italiane in occasione degli importanti eventi sportivi che saranno organizzati nei prossimi anni in Brasile. I settori interessati sono: infrastrutture e impiantistica, macchinari per l’edilizia e costruzioni, attrezzature sportive, attrezzature alberghiere, sicurezza e trasporti.