Il cielo europeo è sovraccarico, la Commissione vuole centralizzare la gestione
Con un "controllore unico", si libererebbe un 300% di spazio aereo e si risparmierebbe il 10% di CO2 emessa e il 50% sui costi
Bruxelles, 24 luglio 2013 - Neanche il cielo è infinito. In particolare quello sopra l'Europa è talmente trafficato che simo arrivati al rischio saturazione. L'allarme è stato lanciato dalla Commissione europea, dopo aver certificato che i voli giornalieri sono circa 28.000, ovvero 10 milioni l’anno. Il che vuol dire circa 800 milioni di passeggeri che transitano per gli oltre 440 aeroporti dell'Unione.
I vecchi aeroporti sono spesso intasati, capita anche a quelli costruiti negli ultimi anni, e il loro numero complessivo aumenta senza freni. Secondo le previsioni di Bruxelles, nei prossimi 15 anni l'aumento potrebbe essere del 50%, e dunque “se non interveniamo si creerà una situazione di caos”, con sempre meno controlli, più facili violazioni dei diritti dei viaggiatori, ritardi e cancellazioni, spiega la Commissione.
Per affrontare al meglio la situazione da tempo l'Unione europea punta sul coordinamento dei sistemi di gestione del traffico aereo, sempre più obsoleti rispetto alle reali esigenze e troppo frammentati. La commissione spiega che ogni Paese ha un suo sistema di controllo del traffico nazionale, con uno spazio aereo suddiviso in circa 650 settori, il che impedisce di razionalizzare le rotte, che in media sono 49 chilometri più lunghe del necessario. I costi di queste mancate sinergie sono di circa 5 miliardi l'anno, e pesano tra il 6 e il 12% sul costo dei biglietti. Secondo Bruxelles è necessaria una riforma del sistema che preveda l’unificazione dei settori in un “Cielo unico europeo”, progetto a cui si lavora dal 2004. Su fronte del traffico il programma è SESAR che, coinvolgendo operatori aeroportuali, fornitori di tecnologia e autorità nazionali, mira a contribuire allo sviluppo del nuovo sistema di gestione del traffico aereo per il XXI secolo.
Secondo Bruxelles con una gestione unica ci sarebbe, di fatto un aumento dello spazio aereo attorno al 300%; dimezzamento dei costi di gestione; aumento dei posti di lavoro; riduzione dell’impatto ambientale del 10%, in termini di risparmio di CO2. La Commissione da anni sta cercando di convincere gli Stati a cedere un poco della loro sovranità aerea e vorrebbe anche convincerli ad un finanziamento da 600 milioni di euro.
I vecchi aeroporti sono spesso intasati, capita anche a quelli costruiti negli ultimi anni, e il loro numero complessivo aumenta senza freni. Secondo le previsioni di Bruxelles, nei prossimi 15 anni l'aumento potrebbe essere del 50%, e dunque “se non interveniamo si creerà una situazione di caos”, con sempre meno controlli, più facili violazioni dei diritti dei viaggiatori, ritardi e cancellazioni, spiega la Commissione.
Per affrontare al meglio la situazione da tempo l'Unione europea punta sul coordinamento dei sistemi di gestione del traffico aereo, sempre più obsoleti rispetto alle reali esigenze e troppo frammentati. La commissione spiega che ogni Paese ha un suo sistema di controllo del traffico nazionale, con uno spazio aereo suddiviso in circa 650 settori, il che impedisce di razionalizzare le rotte, che in media sono 49 chilometri più lunghe del necessario. I costi di queste mancate sinergie sono di circa 5 miliardi l'anno, e pesano tra il 6 e il 12% sul costo dei biglietti. Secondo Bruxelles è necessaria una riforma del sistema che preveda l’unificazione dei settori in un “Cielo unico europeo”, progetto a cui si lavora dal 2004. Su fronte del traffico il programma è SESAR che, coinvolgendo operatori aeroportuali, fornitori di tecnologia e autorità nazionali, mira a contribuire allo sviluppo del nuovo sistema di gestione del traffico aereo per il XXI secolo.
Secondo Bruxelles con una gestione unica ci sarebbe, di fatto un aumento dello spazio aereo attorno al 300%; dimezzamento dei costi di gestione; aumento dei posti di lavoro; riduzione dell’impatto ambientale del 10%, in termini di risparmio di CO2. La Commissione da anni sta cercando di convincere gli Stati a cedere un poco della loro sovranità aerea e vorrebbe anche convincerli ad un finanziamento da 600 milioni di euro.