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Briciole di pane

Il Ghana vuole strade e porti

Il petrolio rilancia l'economia e fa da volàno alle grandi opere

Milano, 23 maggio 2011 - La scoperta del petrolio rilancia l'economia del Ghana. Adesso non si può più rimandare: servono strade, porti e aeroporti nuovi e più efficienti. E c'è bisogno di imprese disposte ad accettare la sfida. «Nei prossimi anni saranno molto interessanti i settori dell'edilizia e della logistica», prevede Giovanni Ottati, presidente di Assafrica & Mediterraneo.Ancheperché la torta da spartirsi è di tutto rispetto. Stando alle previsioni del ministero ghanese della Pianificazione economico-finanziaria, infatti, la crescita reale del Pil prevista nel 2011 è del 7% senza l'effetto petrolio e di oltre 5 punti più forte 12,3%) se si include la variabile greggio. Secondo George Aboagye, capo esecutivo del Ghana investment promotion centre «per un'azienda italiana di dimensioni medio-piccole ci sono buone opportunità nel manifatturiero, nella coltivazione di frutta e verdura, nella telefonia mobile, nellaproduzione di computer e nelle costruzioni e nel turismo». In altre. parole, il Ghana non può essere più visto solo come fonte di approvvigionamento di materie prime. Come sottolinea Marinella Loddo, dirigente dell'area Collaborazione industriale e rapporti con gli organismi internazionali, dell'Istituto per il commercio estero: «Non bisogna sottovalutare la produzione per il mercato locale - dice la Loddo -perché con la crescita di una classe media che aspira ad avere prodotti di qualità è in aumento anche la richiesta di prodotti sul posto». Naturalmente, però, non ci si può dimenticare che il Ghana è il secondo produttore mondiale di cacao dopo la Costa d'Avorio. «L'agricoltura rappresenta ancora una grossa parte del Pil e ha possibilità di sviluppo - sostiene Ottati - e chi utilizza il cacao nella propria produzione dovrebbe investire nel Paese». Ad ogni modo, secondo il presidente di Assafrica - che è anche il principale azionista di Vuetel Italia, una società presente in Egitto, Tunisia, Burkina Faso e Benin- quando si valuta di entrare in quest'area "la logica degli hub è fondamentale". «L'Africa subsahariana deve essere vista come un mercato regionale - insiste Ottati - perché partendo dal Ghana si possono sviluppare opportunità anche in Costa d'Avorio, Togo e Benin che restando in Italia non è possibile cogliere». Il suggerimento di Ottati è questo: «fare un investimento della durata di almeno due anni, lavorando con personale locale, per verificare l'opportunità di aprire uno stabilimento che sia complementare a quello italiano. In particolare, Ottati consiglia di lavorare soprattutto con i privati. «In Africa subsahariana - conclude - eviterei la pubblica amministrazione perché ci si potrebbe perdere nella burocrazia e si rischia di inserirsi in un sistema molto complesso, fatto anche di relazioni con istituzioni internazionali che sono fuori dalla portata delle nostre piccole e medie imprese». Il regime fiscale è stato studiato per attrarre il maggior numero di imprenditori stranieri. La legge che regola gli investimenti ancora oggi è il Ghana investment promotion center act del 1994, che prevede la concessione automatica di incentivi e benefici senza bisogno di approvazione preventiva. Nel dettaglio, per quasi tutti i settori è prevista l'esenzione dal pagamento dei dazi doganali d'importazione su impianti e macchinari e altro equipaggiamento importati perla creazione di imprese. Inoltre si può usufruire di sconti sull'imposta di società che vanno dal 40 al 75% e si ha diritto al rimpatrio completo dei guadagni. Si ha diritto poi a un'indennità di ammortamento del 50% nell'anno d'investimento e del 25% negli anni successivi su impianti e macchinari, mentre per la costruzione l'indennità è del 20% nel primo anno e del 10% nei successivi. Inseguito alla nascita delle zone franche sono stati istituiti anche una serie di incentivi mirati al loro sviluppo. Tra questi vanno ricordati almeno l'esenzione completa del pagamento di imposte sul reddito per 10 anni (in seguito, comunque, non si va mai oltre l'8%) e l'azzeramento di dazi e tasse su tutte le importazioni a fini di produzione e su tutte le esportazioni da queste aree. Non ci sono restrizioni sul rimpatrio dei dividendi degli utili netti e non sono richiesti requisiti per avere una licenza d'importazione. Inoltre non è previsto il pagamento delle imposte di dividendo derivanti da investimenti nelle zone franche. La legislazione è diversa poi in base al settore. Per chi opera nei mobili o nella lavorazione del legno sono in vigore esenzioni personalizzate sulle importazioni di attrezzature speciali e sconti per le imprese con sede in capoluoghi regionali diversi da Accra e Tema. Le industrie manifatturiere presenti in queste città godono di una riduzione fiscale del 25%, quota che sale al 50% per quelle che si trovano in altre città non capoluogo. Chi opera nella lavorazione agricola e utilizza materie prime locali come principale mezzo di produzione, invece, beneficia di aliquote d'imposta sulla società ridotte, diversificate in base alla località (20% ad Accra e Tema, 10% in altri capoluoghi regionali e 0% in città che non siano capoluoghi e nel Nord). Per il turismo, infine, sono previsti incentivi per i dazi all'importazione, le dogane, le garanzie sul trasferimento di utili e dividendi. Inoltre è concessa l'esenzione dalle tasse per 5 anni e la tutela ai sensi del Ghana investment promotion act, del Multilateral investment guarantee agreement e di altri accordi bilaterali e multilaterali.

Marco Ratti - Il Sole 24 Ore