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Briciole di pane

Il ponte tra Qatar e Bahrein può aspettare

"Il ponte dell'amicizia"

Roma, 10 maggio 2011 - Lo hanno chiamato “il ponte dell’amicizia”: sarà il ponte più lungo del mondo, 40 km che uniranno Qatar e Bahrein. Ma anche questa iniziativa soffre dei tumulti mediorientali: il progetto era stato annunciato nel 2008 con un preventivo di 2,3 miliardi di dollari; ad oggi i lavori non sono ancora iniziati: si dovrebbe cominciare entro l'anno e concludere nel 2015. I costi si sono moltiplicati. Oltre a essere il più lungo, questo ponte sarà anche il più costoso del mondo: 5 miliardi di dollari.

Il Qatar cerca di non introdurre cambiamenti drastici negli equilibri regionali, ma allo stesso tempo non ha intenzione di farsi coinvolgere nelle pericolose dinamiche del Bahrein. Aljazeera ne parla poco, mettendo in primo piano l’Egitto, poi la Libia, la Tunisia e lo Yemen;cerca invece di non trattare direttamente Oman e Bahrein. Troppo vicini e troppo simili al Qatar per storia, politica, cultura, ricchezza e famiglie regnanti.

A Manama i regnanti hanno trasformato una protesta in una guerra civile, con 30 morti da febbraio a oggi, la corte marziale attiva e coinvolgimento di Forze armate straniere. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno inviato esercito e poliziotti, mentre il Qatar anche in questo caso ha preferito declinare l’invito. Non ha denunciato l’interferenza di paesi esteri in un altro Stato, ma ha semplicemente detto che a quella festa non poteva partecipare perché aveva troppi peacekeepers sparsi per il mondo. Una presa di posizione goffissima, ma riuscita.

Il Bahrein è molto contraddittorio sul concetto di interferenza estera. Usa questi termini a ripetizione non rendendosi conto che è stato lui stesso a richiedere di avere eserciti stranieri in casa propria. Il secondo segretario dell’ambasciata iraniana Hujatullah Rahmani è stato espulso dal paese con l’accusa di spionaggio. L’Iran invita i fedeli a boicottare l’Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca, uno dei cinque pilastri dell’Islam, in segno di protesta per le repressioni violente ad opera dei sauditi in Bahrein. Con l’Iran contro, gli eserciti stranieri dentro casa, il Qatar che sta un passo indietro e corteggia gli americani, Manama è in una posizione alquanto scomoda.

I bahreiniti hanno richieste piuttosto modeste: non pretendono di ottenere la democrazia in un paese circondato da Arabia Saudita e Qatar, ma chiedono una monarchia costituzionale, buon compromesso fra diritti fondamentali e assolutismo. Re Hamad risponde condannando a morte 4 manifestanti processati da una corte marziale e incarcerandone 817. Ora anche medici e infermieri che hanno curato i manifestanti feriti verranno processati da una corte marziale. Khaled bin Ali Al Khalifa, il ministro della Giustizia, ha affermato che i capi di accusa saranno: aver aizzato la folla con la diffusione di notizie false e aver promosso un colpo di Stato. Finora almeno 32 medici sono stati arrestati.

Il governo tenta di persuadere la popolazione a non manifestare licenziando chi ha osato farlo, in un paese in cui la disoccupazione è già al 20%. L’Ilo, l’Organizzazione internazionale per il lavoro dell'Onu, manda dei suoi rappresentanti per aver il polso della situazione. Secondo Mattar Ibrahim Mattar, ex parlamentare del gruppo di opposizione shiita, i lavoratori sciiti licenziati sarebbero più di mille. Il governo ne ammette solo alcuni: il ministero della Salute dice di averne licenziati solo 30 per i recenti eventi, non rendendosi conto che riducendo il numero il fatto non diventa meno grave. Rimane una violazione.

Un mix letale di regnanti inetti e pericolosi e potenze vicine pressanti e influenti rende il Bahrein un’isola con cui è bene per il momento non stringere legami di amicizia. Il ponte forse sarà concluso in prossimità dei Mondiali di calcio del 2022 che si svolgeranno in Qatar. Per quella data Doha si aspetta di aver realizzato riforme che diano una parvenza di democrazia al paese, tali da farlo ritenere un interlocutore credibibile dalle potenze europee e dagli Usa.

Il ponte quindi raggiungerà un altro record: sarà l’unico al mondo a unire un emirato a una democrazia, due sistemi politici che di per sé parlano lingue diverse. Le democrazie sono note per essere aggressive verso i sistemi politici diversi dal loro, e gli emirati si sentono minacciati dalla legittimazione dei sistemi democratici. Ritardare i lavori sembra quindi necessario e prudente.

Alma Safira (Fonte: Limes)