Infrastrutture, Abu Dhabi programma il rilancio degli investimenti
Nell'Emirato si spenderanno 90 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni. Completato il Khalifa Port

Roma, 21 gennaio 2013 - Abu Dhabi spinge l’acceleratore su un programma di investimenti di 90 miliardi di dollari in cinque anni per abitazioni, scuole, infrastrutture e tempo libero. Gli elementi del piano di rilancio erano stati già svelati uno ad uno nei mesi scorsi, ma la loro presentazione di questa settimana in un unico pacchetto rende ancor più visibile la portata dell’investimento.
Il governo degli Emirati sembra essere tornato "in vena di spesa", fornendo forte stimolo e rinnovata fiducia ad una economia che era in stasi, soprattutto dopo le vicende della Primavera Araba. Abu Dhabi infatti non ha mai affrontato una crisi del debito, ma secondo gli analisti i suoi leader avevano deciso un rallentamento degli investimenti, per evitare che il denaro fluisse in progetti malvisti e ritenuti eccessivi per la forte spesa economica della Monarchia, portando alla rabbia e alla rivolta dei cittadini-sudditi.
Il piano di spesa di 90 miliardi fa eco al programma di investimenti pari a 130 miliardi di dollari varato in Arabia Saudita nel 2011, poco dopo le proteste che hanno spazzato via i leader di Tunisia ed Egitto. Nel Golfo le nuove opportunità di lavoro restituiscono un po’ d’aria a quei gruppi stranieri che nei propri paesi vivono al momento un forte deficit di capitali.
Importanti gare stanno per essere lanciate e molti contratti aggiudicati nei settori del petrolio, gas ed infrastrutture. Tra queste ultime vanno sicuramente menzionati i progetti del nuovo terminal dell'aeroporto internazionale di Abu Dhabi, per il quale è stato assegnato un contratto di quasi 3 miliardi di dollari, e del porto container di Khalifa, inaugurato in pompa magna lo scorso 12 dicembre.
Il Khalifa Port per un valore di 7,2 miliardi di dollari, collegato alla Khalifa Industrial Zone Abu Dhabi (Kizad), è oggi uno dei porti più moderni al mondo.
Con il completamento della prima fase della costruzione del porto – i cui terminali cominceranno le operazioni commerciali il prossimo settembre – si potrà gestire una capacità iniziale di 2 milioni di container teu e 12 milioni di tonnellate di merci all'anno. Entro il 2030, la capacità può salire a 15 milioni di container teu e 35 milioni di tonnellate di merci.
Il porto è stato progettato per accogliere le navi porta container più grandi al mondo ed è l'unico impianto automatizzato nel suo genere nella regione per un raggio di 3.000 chilometri.
L'isola porto che comprende il complesso terminale è di 2,7 km² e si trova a circa 5 km al largo, unita alla terraferma attraverso nuove strade e ponti. La zona del porto sulla terraferma, collegata alla Kizad per una superficie totale di 417 km², accoglierà dogane, strutture di trasporto dei container, zone controlli e sicurezza. La zona industriale Kizad sarà sede di numerosi impianti industriali in vari settori, dall’acciaio al vetro, per prodotti farmaceutici e prodotti petrolchimici.
La ADPC (Abu Dhabi Ports Company) che gestisce il progetto ha ricevuto una serie di riconoscimenti prestigiosi per il suo impegno per l'ambiente, in particolare per la costruzione di una diga costata 240 milioni di dollari per la protezione ambientale della barriera corallina di Ras Ghanada che, con i suoi otto chilometri di lunghezza, è la più grande barriera corallina negli Emirati Arabi.