Infrastrutture: Ocse, entro il 2030 servono investimenti per 53mila miliardi di dollari
Tra i mezzi di finanziamento alternativi, i fondi pensionistici avranno un ruolo sempre più importante
Roma, 6 marzo 2012 – Arriva in un momento tra i più difficili dal punto di vista economico e finanziario, l’appello lanciato dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico tra Paesi industrializzati, che chiede alle autorità pubbliche dei principali Paesi di agire da subito per pianificare, realizzare e mettere in funzione le infrastrutture necessarie nel decennio 2020-2030. All’interno del suo rapporto annuale, l’Ocse sottolinea la necessità di costruire entro il 2030 infrastrutture transcontinentali e stima in 53mila miliardi di dollari gli investimenti che servono per far fronte alla domanda. Una cifra che equivale al 2,5% del Pil mondiale: oltre 11 mila miliardi di dollari saranno necessari per i porti, gli aeroporti e i grandi assi ferroviari. Infatti, rileva l'organizzazione internazionale, il traffico aereo passeggeri entro il 2030 ''potrebbe raddoppiare'' e quello merci ''triplicare'' mentre i volumi dei container marittimi ''potrebbero quadruplicare''.
Attualmente, osserva l'Ocse, ''la maggior parte delle infrastrutture e dei corridori sarebbero incapaci di assorbire un aumento del 50% della domanda''. Si ripropone l’urgenza di aumentare la dotazione infrastrutturale perché esse rappresentano un fattore determinante per la competitività dei Paesi. La modernizzazione delle infrastrutture essenziali, sottolinea l'Ocse, ''rafforzerà la competitività, renderà più dinamici gli scambi e incoraggerà la crescita economica''. Ma le risorse pubbliche, già scarse, si stanno riducendo nel tempo e appaiono indispensabili nuovi mezzi di finanziamento a causa dell'indebolimento del modello tradizionale di finanziamento delle grandi opere senza contare le difficoltà nel reperire capitali provati, visto il sistema decisionale spesso incerto e complesso e talvolta ostacolato da dissensi locali se non strumentali. La soluzione, spiega l’Ocse, potrebbero essere i fondi pensionistici, che ''avranno un ruolo sempre più importante nell'offerta di finanziamento ma prima di impegnare importanti capitali avranno bisogno di più trasparenza e più regole''.