Inquinamento acustico: i tedeschi contro il rumore di auto e treni
L'associazione degli industriali chiede che il livello di rumore si abbassi. I Verdi auspicano un quadro regolatorio e limite di velocità a 120 km/h
Roma, 15 maggio 2013 - L’affermazione che non possa esistere traffico senza rumore sembra passata di moda in Germania. Nella pianificazione di nuove strade, binari e piste aeroportuali la necessità di evitare l’inquinamento acustico è divenuto un tema sempre più centrale.
In un documento dell’associazione nazionale degli industriali è detto chiaramente: “Non è possibile immaginare traffico mezzi senza rumore, ma misure per diminuirne l’impatto sono oggi imprescindibili”. Gli imprenditori cercano soluzioni tecnologiche innovative per favorire la mobilità che serve all’industria, ad esempio attraverso lo sviluppo dei mezzi elettrici.
I Verdi si sono spinti oltre con la richiesta di un preciso quadro regolatorio vincolante, non solo per le nuove costruzioni ma anche per la bonifica delle vecchie infrastrutture. Con l’obiettivo di portare nei centri abitati i livelli di decibel consentiti a 65 durante il giorno e 55 nella notte (una riduzione di 10 decibel viene percepita come un dimezzamento del livello di rumore).
Ogni anno in Germania i costi sostenuti, direttamente o indirettamente, per effetto del rumore sono di 9,7 miliardi di euro. Molte persone che vivono vicino a strade o ferrovie denunciano problemi del sonno e di salute. Il rumore – sostengono i Verdi – è la seconda causa di rischi per la persona dopo l'inquinamento atmosferico e colpisce circa undici milioni di tedeschi.
Un dettagliato documento elenca le misure di mitigazione che possono essere attuate per ridurre il fastidio del traffico auto e quello dei treni. Ipotizzando anche le fonti di finanziamento a copertura dei costi.
Per il traffico stradale, tra le soluzioni viene indicato in primis il limite di velocità, da bloccare a 120 km/h per le vie ad alta capacità (oggi su alcune autostrade non esiste limite) e l’estensione all’interno delle città delle zone “Tempo-30”, dove è consentita una velocità massima di 30 km/h proprio per assicurare maggiore quiete. E poi ancora, multe più salate per i motociclisti che truccano i propri mezzi rendendoli più veloci ed anche più rumorosi.
Nel loro “Papier” programmatico i Verdi, che perseguono l’obiettivo di spostare traffico merci dalla gomma alle ferrovie, reputano necessaria anche l’implementazione di tecnologie per ridurre i rumori generati dalla ferraglia. Vagoni e binari dovrebbero essere equipaggiati con sistemi frenanti meno stridenti. I problemi maggiori però riguardano i tratti ferroviari in esercizio: mentre in caso di nuove linee il limite di decibel da rispettare in aree abitate è fissato a 59 nelle ore diurne, si sale a 70 Db in caso di tratti ferrati più vecchi soggetti a operazioni di bonifica.
Secondo il partito dei Grünen per risanare le infrastrutture contro l’inquinamento acustico servono oltre 3 miliardi di euro e per quanto oggi stanziato dal Governo (50 milioni annui per le strade e 100 milioni annui per le ferrovie) il processo potrebbe durare oltre 30 anni. Servirebbe raddoppiare fino a 200 milioni annui le previsioni di spesa per le politiche anti-rumore per raggiungere l’obiettivo entro il 2020.
A tale scopo i Verdi propongono di destinare specificatamente alla lotta anti-rumore parte dell’attuale pedaggio dei mezzi pesanti. Ancora oltre, richiedono l’istituzione di una nuova tassa, il “centesimo del rumore” (Lärmcent) da pagare su ogni litro di benzina o diesel. In tale modo, lo Stato otterrebbe 335 milioni di euro l’anno. In media, il costo per gli automobilisti sarebbe di 8 euro all’anno.
Ma gli industriali rispondono: “Nuove tassazioni al traffico non sono ipotizzabili”.