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Briciole di pane

Stati Uniti: lavori urgenti alla "cintura" stradale di Washington

L'autostrada intorno alla capitale è una via dissestata, ma troppo vitale per essere chiusa dai cantieri

Roma, 3 aprile 2013 - La Beltway di Washington, letteralmente la “cintura” stradale, una specie di grande raccordo anulare intorno alla città, versa in gravi condizioni e sta morendo sotto le ruote dei tanti veicoli che la attraversano. L’allarme lanciato dalle pagine del quotidiano The Washington Post pone in evidenza le tante difficoltà che esistono ad operare per la sua manutenzione: la strada dovrebbe esser chiusa per procedere ai lavori, ma fermare il traffico su una arteria così vitale è impossibile.

Circa 250mila auto al giorno viaggiano sulla sede stradale che si sta pian piano coprendo di voragini, “l’asfalto e il cemento in superficie non sono più in grado di reggere il peso del traffico in queste condizioni”, ha dichiarato al WP Doug Simmons, vice amministratore dell’autostrada in Maryland, lo Stato in cui si sviluppano circa i due terzi delle 64 miglia (103 km) dell’intero raccordo e dove conseguentemente sono maggiori i problemi.

“La strada ha 50 anni – ha continuato Simmons – è giunta troppo vicino al termine della sua vita utile”. Come decine di migliaia di altre autostrade americane costruite negli anni ’50-’60 del boom economico.

Alla “cintura” non sarà permesso di morire, comunque. È fin troppo centrale nell’economia della regione e nel sistema autostradale nazionale. Gli Stati del Maryland e della Virginia hanno già previsto un aumento della tassazione per affrontare i fabbisogni dei trasporti. Ma richiederà tempo più che denaro riadattare la parte più dissestata dell’anello, perché bisognerà procedere a chiusure alterne per alcuni mesi rendendo le attività più complicate.

Circa un terzo delle principali strade americane necessita oggi di adeguamenti e rifacimenti, secondo il WP. Uno studio dell’American Society of Civil Engineers (ASCE) passa in rassegna numeri e costi: 42% delle strade urbane sono congestionate, ciò determinando un costo di oltre 100 miliardi di dollari in termini di tempo e benzina inutilmente consumati.

Secondo l’associazione i governi federale, statali e locali dovrebbero spendere per le strade più di 79 miliardi di dollari all’anno, 250 dollari per ogni americano, che però già spende circa 578 dollari all’anno per il logorio prodotto sulla propria autovettura dalle cattive condizioni delle strade.

Ritardi negli interventi manutentivi e traffico congestionato rappresentano un costo anche per il trasporto merci, per circa 8 miliardi annui. Maggiori costi del trasporto significa prezzi dei prodotti più alti per il consumatore finale.

Per affrontare il problema, i singoli Stati hanno cominciato a imporre l’aumento di alcune tasse, le risorse necessarie alle strade nazionali non arriveranno dal governo centrale già impegnato su altri fronti e pertanto i fondi si cercano altrove. Tasse su benzina e gas, vendita di impianti pubblici per la produzione elettrica, nuovi pedaggi.

Intanto il dato del traffico veicolare sulla rete nazionale è cresciuto del 39% dal 1990 al 2008 ed è previsto aumenti ancora del 35% fino al 2030. Nello stesso periodo il traffico pesante ha segnato il +50%. Di fronte a questi incrementi l’avvio dei cantieri stradali è sempre più urgente o si rischiano maggiori costi quando le strade saranno completamente deteriorate.

La Beltway sarà ricostruita con una nuova pavimentazione per affrontare in maniera adeguata questo “peso” aggiuntivo. Qualche anno fa è stato stimato un costo pari a 3 miliardi di dollari per preservare la sola parte nel Maryland, i 67 km più critici dell’anello. Ma la manutenzione ormai non è più sufficiente. La completa ricostruzione dell’autostrada costerà molto di più, dovendo anche garantire la viabilità. Lavorare su una corsia di marcia per volta o nelle sole ore notturne comporta un maggiore dispendio economico, ma la “cintura” vitale attorno a Washington non può essere chiusa. E’ la sfida che attende la capitale.

Manuela Zucchini

  Articolo dal Washington Post