Sulle strade europee si muore meno, anche per la crisi
Dai 171 morti per milione del 1965 ai 55 del 2011
Bruxelles, 6 giugno 2013 - Mentre si cerca una definizione comune europea di “danno grave”, accontentandosi di definizioni approssimative l'Europa annuncia che sulle sue strade, per fortuna, si muore meno.
Nel 2012 rispetto al 2011 i decessi sono calati di ben il 9%, con “solo” 55 morti ogni milione di abitanti, il numero più basso dal 1965, quando furono 171. Un’ottima notizia, si tratta di ben 3.000 persone in meno che hanno perso la vita sulle strade. Secondo i dati da poco diffusi dalla Commissione europea, però che ben 250.000 uomini, donne e bambini hanno avuto “gravi danni”, sulle strade: paralisi, amputazioni, danni cerebrali. O solo ricoveri ospedalieri di più di 24 ore. L'ampiezza della casistica è dovuta al fatto che non c’è ancora una definizione comune di “danno grave”, e ogni paese usa la sua. Ora Siim Kallas, il commissario ai Trasporti dell'Ue, ha proposto di arrivare ad una definizione comune, “ci stiamo lavorando, la nostra proposta c’è”, ma non scende nel dettaglio. Bisognerà negoziare con i governi.
Il minor numero di morti, secondo la Commissione, si deve a strade più sicure, automobili migliori, ad un miglior comportamento degli automobilisti, a regole più chiare, alle campagne di informazione e per la sicurezza dei veicoli, una delle quali è stata condotta dalla Commissione. Anche alla crisi economica ha fatto la sua parte. Seguendo gli andamenti si nota un precipitare del numero degli incidenti a partire dal 2007-2008. “Il perché i morti diminuiscano è una valutazione molto complessa”, dice Kallas ammettendo che “tutto contribuisce, anche l’ambiente economico. Ma soprattutto – sottolinea – incide il comportamento dei guidatori”. Che può essere anche quello di non usare l'auto perché la benzina costa troppo.
Nel mese di febbraio le immatricolazioni europee di auto sono calate del 10,2%. Le moto perdono mercato al ritmo del 25% annuo. E il traffico cala. Non esistono dati complessivi sull’Europa, ma ai valichi alpini con la Svizzera, nell’ultimo anno i passaggi commerciali sono diminuiti di circa il 25%. Secondo i dati Inrix (le più attente statistiche sul settore) nel 2011 “tutti i Paesi analizzati hanno registrato un calo del traffico: Portogallo (-44%), Stati Uniti (-27%), Irlanda (25%), Canada (-22%), Ungheria (-21%), Spagna (-15%) e Italia (-18%) gli Stati che hanno registrato la maggiore diminuzione del traffico. Nel 2012 “294 su 310 città analizzate hanno registrato una diminuzione del traffico mentre c’è stato un aumento in sole 16 aree metropolitane”.
Ecco due tabelle elaborate da Inrix.
La prima indica una classifica di Paesi per quantità di traffico:
• 1. Belgio
• 2. Paesi Bassi
• 3. Italia
• 4. Regno Unito
• 5. Spagna
• 6. Francia
• 7. Canada
• 8. Germania
• 9. Austria
• 10. Portogallo
• 11. Svizzera
• 12. Ungheria
• 13. Lussemburgo
• 14. Stati Uniti
• 15. Irlanda
La seconda è sempre una classifica di traffico, ma per città:
• 1. Milano, Italia
• 2. Bruxelles, Belgio
• 3. Anversa, Belgio
• 4. Honolulu, Stati Uniti
• 5. Parigi, Francia
• 6. Los Angeles, Stati Uniti
• 7. Manchester, Regno Unito
• 8. Rotterdam, Paesi Bassi
• 9. Roma, Italia
• 10. Londra, Regno Unito
• 11. Montreal, Canada
• 12. Utrecht, Paesi Bassi
• 13. Firenze, Italia
• 14. Liverpool, Regno Unito
• 15. Barcellona, Spagna
• 16. Madrid, Spagna
• 17. Gand, Belgio
• 18. Amsterdam, Paesi Bassi
• 19. San Francisco, Stati Uniti
• 20. Belfast, Irlanda del Nord
• 21. Stoccarda, Germania
• 22. Colonia, Germania
• 23. New York, Stati Uniti
• 24. Lione, Francia
• 25. Bordeaux, Francia