Toninelli: "Proseguiranno i lavori per il tunnel del Brennero"
Lo ha dichiarato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti al Corriere della Sera

“Non deciderò in base alle mie considerazioni politiche, ma il progetto della Tav Torino-Lione si basa su stime di traffico merci sbagliate dell'80% rispetto alle previsioni attuali. Il costo dell'opera è di 11 miliardi e non è ancora partito alcun lavoro perché siamo nella fase delle indagini”. Lo ha detto in una intervista al "Corriere della Sera" il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Il costo della Tav risulta inferiore: 9,6 miliardi per il tunnel di base, di cui il 35% in carico all'Italia per una spesa di 4,8 miliardi aggiungendo gli oneri per il tracciato fino a Torino: "è un'opera da oltre 20 miliardi considerando i costi per la Francia. L'Unione europea solo a parole ha detto di volerla finanziare fino al 50%. A breve sarà pronta l'analisi costi-benefici sul tracciato da parte di tecnici indipendenti: se converrà farlo lo faremo". L'attesa produce un costo per il Paese, forse bloccare per sei mesi il Terzo Valico non ha avuto molto senso: "non c'è mai stato alcun pregiudizio ideologico. C'è stato solo uno slittamento. Le maestranze hanno sempre continuato a lavorare. E non si può attribuire al governo le difficoltà finanziarie delle aziende del consorzio, come Condotte".
Sul tunnel del Brennero il ministro Riccardo Fraccaro pensa convenga fermarsi: "Non si può chiudere il tunnel del Brennero, le opere sono già partite. Ma se ci fosse stato il Movimento 5 Stelle qualche anno fa avremmo fatto tutt'altro rispetto ad un'opera che costa 8,4 miliardi, di cui la metà in carico ai contribuenti italiani". Il disagio dei cittadini è legato a cantieri infiniti che si prolungano per le mille autorizzazioni necessarie: "maggiore è l'opacità normativa maggiori sono i rischi di infiltrazioni malavitose. Nel decreto Semplificazioni abbiamo inserito la legge delega perla riscrittura del codice degli appalti. Il paradosso è che in molti casi i soldi ci sono ma non vengono utilizzati. Sul sito del mio ministero abbiamo fatto una consultazione pubblica per capire dove intervenire. Semplificheremo il codice e lo renderemo certo. Faremo una struttura di supporto per lo sblocco dei cantieri intervenendo in favore degli enti locali che non hanno le competenze giuste per i progetti".
Toninelli si è detto favorevole all'uscita di Anas, la maggiore stazione appaltante pubblica, da Ferrovie dello Stato. Così si troverebbe priva di autonomia finanziaria: "non mi pare che finora Anas abbia lavorato bene. È il simbolo di un modo fallimentare di fare politica nel nostro Paese. Ora abbiamo un nuovo consiglio di amministrazione e nuovi vertici per ribaltare come un calzino Anas; è un passaggio dovuto la fuoriuscita da Ferrovie dello Stato per renderla efficiente". C'è un fondo rischi da contenzioso da oltre 9 miliardi per le richieste di risarcimento da parte delle imprese. Solo Cmc, in concordato, è in causa per 1,6 miliardi: "non sono preoccupato perché solo il 10 per cento delle richieste viene effettivamente erogato come risarcimento". Sulle trivelle nello Ionio il governo è stato preso in contropiede: "quelle autorizzazioni non le daremo. Significherebbe tornare al Medioevo". Un costruttore estero difficilmente investirà in Italia se ogni governo blocca opere già in programma: "ho una responsabilità enorme nei confronti dei cittadini. Dal mio ministero passa il 40 per cento degli investimenti pubblici. Non butterò più un euro del signor Mario e della signora Maria". Il ministro si sente all'altezza del compito: "non avrei accettato se non lo sentissi. Poi ciò che conta è la squadra", ha concluso Toninelli.