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Briciole di pane

Per una economia forte ci vuole un piano di infrastrutture adeguato. L'esperienza di Israele

Negli scorsi anni molto si è investito in Israele sulla rete trasportistica, ridisegnando i collegamenti nord-sud e trasversali del Paese

Roma, 4 gennaio 2012 - In tempo di crisi economica e di rilancio degli investimenti vi è un fiorire di proposte e di idee, anche molto diverse fra loro. Ma una cosa su cui in genere tutti gli economisti concordano è che l’investimento nelle infrastrutture è il miglior intervento possibile per la crescita dell’economia. Israele ne costituisce l’esempio lampante e la sua esperienza può offrire spunti di riflessione e di ragionamento, così come i successi della sua economia (disoccupazione al 5% e PIL al 3%) possono essere studiati e replicati nell’economie dei Paesi europei.

Negli scorsi anni molto si è investito in Israele sulla rete trasportistica, ridisegnando i collegamenti nord-sud e trasversali del Paese. E’ stata completamente ammodernata la rete stradale: dall’Autostrada 6, che taglia il paese da nord a sud, alle nuove bretelle autostradali come la 431 tra Modiin e Rishon LeZion o la 531 che connette la 6 con il parco industriale alle porte di Raanana-Kfar Saba. Anche al nord il tunnel del Carmel a Haifa e l’ampliamento di molte strade stanno riducendo sensibilmente le distanze.

Altrettanti imponenti investimenti sono stati dedicati alla rete ferroviaria: oggi si arriva dalla stazione HaShalom del centro Azrieli di Tel Aviv all’Aeroporto in 16 minuti, e in 31 minuti a Modiin. Sono attualmente in corso imponenti lavori per la realizzazione della nuova linea Tel Aviv – Gerusalemme che una volta completata nel 2017 collegherà le due città in meno di 30 minuti. E a Gerusalemme è in funzione da pochi mesi la linea tranviaria che attraversa l’intera città.

Nello stesso tempo mentre si completava il nuovo funzionale Terminal 3 dell’Aeroporto Ben Gurion, sonos atyte portate a conclusione importanti opere di riqualificazione di porti e marine, come quella di Namal, il porto di Tel Aviv, o quelle delle città di Herzelya ed Ashdod.

Un discorso a parte meritano le ingenti opere urbane volte a ridisegnare interi quartieri o a creare nuove aree abitative. Nel primo caso si possono ricordare: lo sviluppo serrato di zone come il nord di Tel Aviv con le sue torri, il quartiere della Borsa di Ramat Gan o l’avveniristico polo hi tech e logistico di Ariport City; a Gerusalemme la modernissima stazione degli autobus e nella zona limitrofa dell’ingresso alla città dove si sta pianificando un massiccio piano di edificazione di moderni palazzi per uffici che promette di diventare il cuore finanziario e commerciale della capitale, una mini-City insomma incastonata tra il polo hi-tech di Har HaHozvim da una parte con i suoi scintillanti palazzi (dalla Intel alla NDS – quella dei decoder di Sky per capirci) ed il quartiere governativo di Kyriat Ben Gurion sede della Knesset e dei vari ministeri.

Nel secondo caso rientra l’ambizioso progetto per lo sviluppo del Neghev, che prevede un piano di immigrazione per 300.000 unità fino al 2020. Nei prossimi mesi verranno infatti completati i lavori del raddoppio della linea ferroviaria Tel Aviv – Ber Sheva che abbatteranno il tempo di percorrenza da 75 a 50 minuti. Anche l’autostrada 6, arrivando quasi fino a Ber Sheva ha sensibilmente avvicinato la capitale del Neghev al centro. Un isolamento che verrà ulteriormente ridotto se verrà completato il progetto – già condiviso dal Ministro dei Trasporti, Israel Katz – di trasformare la base aereonautica di Nevatim, alle porte di Ber Sheva, come sede del secondo aeroporto internazionale d’Israele. Il governo ha infatti deciso, dinanzi all’impossibilità di ulteriori espansioni del congestionato Ben Gurion, di aprire un secondo scalo internazionale e sta vagliando le varie opzioni.

L’enorme sforzo infrastrutturale e di investimenti non tiene infine conto di ulteriori realizzazioni in corso di realizzazione come, ad esempio, i desalinizzatori che entreranno presto in funzione rivoluzionando il bilancio idrico israeliano o gli impianti di sfruttamento dei giacimenti di gas e di altre energie pulite.

Giacomo Kahn