USA: migliaia di ponti a rischio
Secondo le autorità federali per 150.000 ponti servono urgenti opere di manutenzione
Roma, 29 maggio 2013 - Le infrastrutture di trasporto negli Stati Uniti continuano a rappresentare un tema caldo per il Presidente Barack Obama. Il dibattito sulle gravi condizioni in cui versano i ponti nazionali si è riacceso in questi giorni dopo il crollo, lo scorso 23 maggio, del ponte sull'Interstate 5 sul fiume Skangit, a nord di Seattle nello stato di Washington.
La campata di acciaio non ha retto al carico eccessivo di un camion che lo attraversava. Due automobili sono state catapultate in acqua e tre persone son rimaste ferite. Un incidente che per fatalità (era notte) non ha causato vittime, ma ha riportato l'attenzione sulle infrastrutture ritenute inadeguate.
Sono infatti oltre 150mila i ponti in cattivo stato di manutenzione secondo la Federal Highway Administration, un quarto sul totale dei 607mila ponti del territorio nazionale. Circa 67mila presentano carenze strutturali che necessitano di riparazioni o di controlli più frequenti e 85mila sono i ponti funzionalmente obsoleti.
Nel suo discorso allo State of the Union quest’anno, Obama aveva proposto il piano “Fix it First” per i lavori più urgenti prevedendo un investimento federale di 50 miliardi di dollari, 27 miliardi per il settore stradale di cui 3 miliardi per i ponti. Piano che ha subito però i tagli del Congresso.
La spesa da parte dei singoli stati e governi locali per costruire e rinnovare i ponti è più che raddoppiata dal 1998 per effetto dell’inflazione, da 12 a 28 miliardi di dollari, secondo quanto riportato dall’Associazione dei costruttori americani al quotidiano on line Huffington Post.
Nonostante il pacchetto anti recessione della Casa Bianca e i maggiori investimenti locali, l’incidenza della spesa in infrastrutture sul GDP (il PIL americano) è ai livelli più bassi degli ultimi decenni. A metà dei 2000 la spesa raggiungeva il 2% del GDP, in parte dovuto al boom edilizio, fino a toccare un picco nel 2009, quando ha cambiato passo per effetto della crisi economica.
L’Amministrazione federale per le Autostrade stima che per colmare il gap infrastrutturale relativo ai ponti da manutenere, rinnovare e costruire nella rete nazionale sono necessari 121 miliardi di dollari; 76 miliardi solamente per ripristinare i ponti strutturalmente carenti. Per centrare l’obiettivo entro il 2028 servirebbero Investimenti per 20 miliardi di dollari all’anno, mentre oggi la spesa annuale si attesta sui 12 miliardi. La sfida a livello federale, statale e dei governi locali è di coprire gli 8 miliardi mancanti.
La questione resta come finanziare gli incrementi richiesti. Il fondo federale Highway Trust Fund, che provvede ad aiutare gli stati per le politiche infrastrutturali, è sull’orlo del fallimento. Il fondo trova le sue risorse prioritariamente nella vendita del gas e nelle tasse sul diesel; ma le entrate continuano a scendere dinnanzi al sempre minor utilizzo di vetture ed alle migliori tecnologie automobilistiche per il risparmio di carburante. La Casa Bianca non intende aumentare la tassa federale sul gas, che è ferma dal 1993. Da parte loro gli stati la considerano una opzione, insieme a nuovi pedaggi.
Seppur risulti in miglioramento la situazione dei ponti nel sistema viario nazionale, ancora molto resta da fare. Quelli in gravi condizioni strutturali sono i più grandi, si trovano in aree metropolitane e quindi sono attraversati da un maggior traffico di mezzi e persone.
Un chiaro ed approfondito studio condotto dall’Associazione americana degli ingegneri (ASCE) esamina tutte le infrastrutture statunitensi, ponti compresi, per stilarne una classifica. Una vera e propria assegnazione di voti in pagella che ha visto il comparto ponti guadagnare solo una C+ (mediocre). Il quadro in termini percentuali indica che il 25% dei ponti americani è obsoleto dal punto di vista funzionale e l'11% è carente dal punto di vista strutturale e necessita manutenzione frequente. Il 30% dei ponti esistenti ha oltre 50 anni e 42 anni è l'età media prima che un ponte venga ricostruito o riparato.
Anche il ponte di Brooklyn, uno dei simboli di New York dal 1883 quando è stato completato, rientra nella lista dei ponti con carenze strutturali mentre il Golden Gate di San Francisco (aperto nel 1937) risulta obsoleto.
L’ASCE mette in allarme: negli ultimi quattro anni l’America è scesa per competitività nella classifica globale del World Economic Forum, passando dal primo al settimo gradino; in termini di “qualità generale delle infrastrutture” è finita al venticinquesimo posto.