Alla Triennale vanno in mostra le grandi infrastrutture
L'esposizione, fino al 10 febbraio, ripercorre i progetti "di massa" che hanno fatto la storia dell'architettura
Milano, 10 ottobre 2012 - Alla Triennale di Milano sono in mostra, fino al 10 febbraio, i progetti che hanno scritto la storia dell’architettura in Italia e nel mondo. L’esposizione “L’architettura del Mondo. Infrastrutture, mobilità, nuovi paesaggi” racconta le infrastrutture del Novecento, giungendo fino ai nostri giorni.
Attraverso una prima parte storica, che diventa filo conduttore lungo l’intero percorso, sono esposti i disegni di Le Corbusier per Algeri e Chandiharh, di Saarinen per la stazione di Helsinki, di Poelzig per la diga di Klingerberg. Alcuni progetti sono stati scelti per la loro capacità di creare spazio pubblico e valore ambientale. È il caso della metropolitana di Mosca, della sistemazione del lungofiume a Lubiana progettata da Plecnik o l’inserimento, ideato da Rino Tami, dell’autostrada del Ticino nel suo particolare ambiente.
Una sezione è dedicata interamente all’ingegneria italiana tra gli anni 50 e 80 quando il Belpaese vantava una grande tradizione ingegneristica grazie a famosi progettisti italiani che hanno realizzato ponti, dighe, strade con particolare competenza tecnica. La terza e quarta sezione affrontano, rispettivamente, ciò che si sta facendo in Italia e nel resto del mondo. Sono, ad esempio, messe in evidenza le iniziative di Reggio Emilia, Napoli, Perugia e Venezia dove si cerca di creare un rapporto armonioso tra infrastrutture, architettura, arte e paesaggio. O ancora i problemi ambientali mondiali (desertificazione, approvvigionamento idrico ed elettrico, in primis) sono affrontati illustrando gli interventi in corso in Africa, Cina, Sud America.
Ma di ambiente e sostenibilità si è iniziato a parlare solo di recente, come dimostra il progetto del 1928 dell’architetto tedesco Herman Sorgel che ideò, per chiudere il Mediterraneo, una serie di dighe a Gibilterra, Suez e sui Dardanelli con l’intento di recuperare terre, insediamenti abitativi, industriali e agricoli grazie all’abbassamento del livello del mare fino a -200 metri. E, sempre in quei disegni di Sorgel, salta fuori un ponte che avrebbe potuto unire la Sicilia all’Africa, riducendo il mar Mediterraneo a un lago salato con tutte le conseguenze catastrofiche sui cambiamenti climatici di una simile ipotesi. Fortunatamente il progetto fu dichiarato ‘superato’ dalle organizzazioni internazionali (seppur solo per ragioni politiche).
Attraverso una prima parte storica, che diventa filo conduttore lungo l’intero percorso, sono esposti i disegni di Le Corbusier per Algeri e Chandiharh, di Saarinen per la stazione di Helsinki, di Poelzig per la diga di Klingerberg. Alcuni progetti sono stati scelti per la loro capacità di creare spazio pubblico e valore ambientale. È il caso della metropolitana di Mosca, della sistemazione del lungofiume a Lubiana progettata da Plecnik o l’inserimento, ideato da Rino Tami, dell’autostrada del Ticino nel suo particolare ambiente.
Una sezione è dedicata interamente all’ingegneria italiana tra gli anni 50 e 80 quando il Belpaese vantava una grande tradizione ingegneristica grazie a famosi progettisti italiani che hanno realizzato ponti, dighe, strade con particolare competenza tecnica. La terza e quarta sezione affrontano, rispettivamente, ciò che si sta facendo in Italia e nel resto del mondo. Sono, ad esempio, messe in evidenza le iniziative di Reggio Emilia, Napoli, Perugia e Venezia dove si cerca di creare un rapporto armonioso tra infrastrutture, architettura, arte e paesaggio. O ancora i problemi ambientali mondiali (desertificazione, approvvigionamento idrico ed elettrico, in primis) sono affrontati illustrando gli interventi in corso in Africa, Cina, Sud America.
Ma di ambiente e sostenibilità si è iniziato a parlare solo di recente, come dimostra il progetto del 1928 dell’architetto tedesco Herman Sorgel che ideò, per chiudere il Mediterraneo, una serie di dighe a Gibilterra, Suez e sui Dardanelli con l’intento di recuperare terre, insediamenti abitativi, industriali e agricoli grazie all’abbassamento del livello del mare fino a -200 metri. E, sempre in quei disegni di Sorgel, salta fuori un ponte che avrebbe potuto unire la Sicilia all’Africa, riducendo il mar Mediterraneo a un lago salato con tutte le conseguenze catastrofiche sui cambiamenti climatici di una simile ipotesi. Fortunatamente il progetto fu dichiarato ‘superato’ dalle organizzazioni internazionali (seppur solo per ragioni politiche).