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Briciole di pane

Convegno a Roma sulla via Francigena per sviluppare una community del percorso

Numerosi gli esperti e i politici intervenuti nella sede del Parlamento Europeo

Roma, 2 marzo 2011 - La via Francigena è dal 1994 uno dei principali itinerari riconosciuti dal Consiglio d'Europeo, che ripercorre l’antico percorso dei pellegrini cristiani da Canterbury a Roma. Attraverso boschi, radure, montagne si sono consumate le vite di molte donne e uomini nella speranza di poter, attraverso quel lungo e doloroso cammino, ottenere la “salvezza eterna” grazie alle convinzioni della propria fede. Divenuto percorso storico, la via Francigena è ora sinonimo di tavole rotonde, convegni che coinvolgono non solo gli addetti ai lavori, ma anche le istituzioni, che si vedono sempre più interessate a sviluppare progetti per presentare al mondo queste storiche strade sulle quali passavano i pellegrini. Ultimo di questi convegni è quello che si è tenuto a Roma, presso la sede del Parlamento Europeo, ufficio per l’Italia con il patrocino de AEVF lo scorso 11 febbraio. Promotrice dell’incontro, l’europarlamentare Silvia Costa, che ha sottolineato la necessità di un dialogo maggiore fra le organizzazioni interessate al progetto, in particolare fra Consiglio d'Europa, Commissione Europea e Parlamento.  Le sue parole sono state chiare al riguardo, sostenendo che "Il patrimonio europeo di cui dispone la Via Francigena, da Canterbury a Roma attraverso quasi duemila chilometri, necessita di una proposta di un nuovo modello di governance in grado di garantire la massima fruibilità del percorso e sviluppare una vera e propria community, partendo dalla cooperazione fra i soggetti che prendono parte a questo progetto e rinforzando il sistema dell'accoglienza e delle infrastrutture".

È importante, non solo guardare alla salvaguardia di un patrimonio storico in questo progetto, ma permettere che risulti economicamente vantaggioso così da offrire un futuro ai giovani e ai loro cammini lavorativi e di vita, in particolare nell’ambito culturale e turistico. A tale proposito Gabriella Battaini-Dragoni, direttore del settore Cultura, Giovani, Sport e Tempo Libero del Consiglio d'Europa, ha ricordato la partnership nata in ambito europeo affermando che “una nuova proposta di turismo sostenibile a livello europeo è stata quindi avviata a partire dall'8 dicembre 2010, quando il Comitato dei Ministri ha votato a favore dell'Accordo Parziale Allargato sullo sviluppo del programma degli itinerari culturali al quale prendono parte Paesi quali Italia, Francia, Russia, Spagna, Portogallo, Grecia, Slovenia, Cipro, Bulgaria, Azeirbaijan, Norvegia, Lussemburgo, Montenegro”. Un accordo ancora parziale che vuole sostenere  “la vocazione turistica e culturale di questi itinerari attraverso una cooperazione "morbida" che consente a questi Paesi di entrare nell'organizzazione del programma”, continua la dottoressa Battaini-Dragoni. In sostanza, la ricerca di un dialogo risulta essenziale a tal fine non solo fra le amministrazioni e i politici, ma in senso più ampio: la via Francigena ricorda il direttore del settore Cultura, Giovani, Sport e Tempo Libero del Consiglio d'Europa deve essere fonte di dialogo fra le Nazioni, fra le culture, deve essere una fonte di illuminazione per tutti. Numerosi i parlamentari e politici illustri che sono interventi all’incontro; fra questi ricordiamo quello del Presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti, concentratosi sullo sviluppo territoriale del progetto asserendo che la Via Francigena è una “scommessa positiva per voltare pagina, un nuovo modo per ricucire l'identità culturale e valorizzare il nostro patrimonio storico”, e quello dell’assessore della Regione Toscana Cristina Scaletti, che si è più che altro focalizzato sulla connessione che la via Francigena genera fra arte, cultura, turismo, commercio e paesaggio, in particolare riferendosi agli sforzi della regione Toscana.

Non è mancato nemmeno un intervento sul senso stretto e originario del pellegrinaggio tenuto da Padre Cesare Atuire, che si sofferma sul valore e la traslazione che tale aspetto storico può avere nel contesto del Terzo Millennio attraverso la cultura. Queste sono state le sue parole: “L'Europa ha tra le mani una carta vincente che è la propria cultura e la propria storia. La cultura deve trovare sviluppo favorendo attrattive in grado di promuovere l'industria ed il commercio in modo assolutamente complementare tra loro. Attraverso la Via Francigena possiamo rinforzare le nostre radici culturali e favorire il dialogo con le altre culture in una prospettiva di turismo autentico di qualità e pluralità di proposte culturali. Il pellegrinaggio, inoltre, aiuta a conoscere l'altro ed a spogliarsi delle proprie convinzioni".
Certamente l’aspetto culturale è essenziale nella via Francigena, ma non bisogna dimenticare di distinguere tra le vie storiche e quelle strettamente dei pellegrinaggi, sottolineando che queste ultime devono essere funzionali a chi le batte a piedi, nonché sicure, senza per questo non salvaguardare il territorio. Il pensiero di Ambra Garancini, Presidente della Rete dei Cammini, è chiaro al riguardo concludendo che “l'accessibilità, l'accoglienza, la sicurezza e l'ospitalità diventano quindi uno dei temi cardini intorno ai quali sviluppare la via di pellegrinaggio".
Tira le somme dell’incontro il presidente dell’AEVF, Massimo Tedeschi che si è lanciato in un excursus sul programma della salvaguardia della via Francigena, partito nel lontano 1987 e rammenta che “oggi sono trascorsi ben 24 anni e ci si appresta a vivere una nuova fase strategica caratterizzata dalla discesa in campo del Parlamento e della Commissione Europea proprio a fianco del Consiglio d'Europa”. La Via Francigena è universale nel suo significato morale e storico tanto da essere, conclude Tedeschi, “definibile come via democratica perché è di chi la fa e di chi la percorre a piedi materialmente, e al suo successo devono partecipare vari attori: istituzioni, università, diocesi, associazioni, imprenditoria. Ma la via Francigena è anche una Via federalista perché è in grado di unire e far collaborare tutti gli attori”.

Erminio Fischetti