E l'auto cambiò l'Italia
In libreria il saggio di Daniele Marchesini «L'Italia a quattro ruote» (Il Mulino)
Roma, 15 gennaio 2013 - Gli italiani sono un popolo di santi, di navigatori, di poeti e di… guidatori. A parte il Lussemburgo, nessun Paese al mondo vanta (anche se non è esattamente un merito) un rapporto così alto tra numero degli abitanti e parco automobili, giunto a contare alla fine del 2010 quasi 37 milioni di vetture, una ogni 1,6 persone.
Il desiderio irresistibile di muoversi su quattro ruote deve essere un elemento ereditario del nostro dna, se già a metà dell’Ottocento un famoso editore tedesco di guide da viaggio, Karl Baedeker, riferendosi alle carrozze scriveva: «Un Italiano non passeggia mai se può guidare, per lui è un mistero inspiegabile come il passeggio possa essere piacevole. Un appunto mi è stato mosso frequentemente: “Lei è un signore e va a piedi?”».
Ecco perché in Italia, più che altrove, rubando le parole ad un intellettuale dell’acume di Vittorio Foa, «l’auto, il motore a combustione interna, è un protagonista di questo secolo; nessun mutamento di questo secolo può essere confrontato col motore a scoppio, almeno prima del computer e della sua integrazione col telefono».
Da queste considerazioni è maturata l’idea brillante di Daniele Marchesini di ricostruire questo sogno italiano in un saggio per i tipi del Mulino, intitolato «L’Italia a quattro ruote». Un libro che in qualche modo continua un percorso già avviato dallo stesso Marchesini negli anni precedenti, con le splendide monografie su «L’Italia del Giro d’Italia», «Coppi e Bartali» e «Cuori e motori. Storia della Mille Miglia».
Il desiderio irresistibile di muoversi su quattro ruote deve essere un elemento ereditario del nostro dna, se già a metà dell’Ottocento un famoso editore tedesco di guide da viaggio, Karl Baedeker, riferendosi alle carrozze scriveva: «Un Italiano non passeggia mai se può guidare, per lui è un mistero inspiegabile come il passeggio possa essere piacevole. Un appunto mi è stato mosso frequentemente: “Lei è un signore e va a piedi?”».
Ecco perché in Italia, più che altrove, rubando le parole ad un intellettuale dell’acume di Vittorio Foa, «l’auto, il motore a combustione interna, è un protagonista di questo secolo; nessun mutamento di questo secolo può essere confrontato col motore a scoppio, almeno prima del computer e della sua integrazione col telefono».
Da queste considerazioni è maturata l’idea brillante di Daniele Marchesini di ricostruire questo sogno italiano in un saggio per i tipi del Mulino, intitolato «L’Italia a quattro ruote». Un libro che in qualche modo continua un percorso già avviato dallo stesso Marchesini negli anni precedenti, con le splendide monografie su «L’Italia del Giro d’Italia», «Coppi e Bartali» e «Cuori e motori. Storia della Mille Miglia».