Editoria, "Cuccette per signora"
L'India fatta di treni con scompartimenti per sole donne fra tradizione e modernità
In quello scompartimento di seconda classe durante un viaggio notturno, fra mille dubbi e ansie vede le vite di altre cinque donne passarle davanti. Ed è proprio per mezzo di un non luogo come quello, l’anonimato di un momento di transizione, incontri fortuiti che non si ripeteranno, la consapevolezza di essere delle sconosciute che permette a tutte loro di far cadere lo scudo inibitorio delle proprie paure e dei propri segreti più reconditi. In un eccesso di sincerità queste donne, attraverso le loro vicende personali, aiuteranno la protagonista a capire la sua strada e le sue certezze. Da Janaki, donna ormai anziana, viziata da un marito tenero e premuroso, che l’ha sempre tenuta lontana dai pericoli e dalle insidie della vita, protetta come una bambola di porcellana, ma anche privata della sua forza, e considerata debole da un figlio duro che la vorrebbe diversa, a Margaret, insegnante di chimica intrappolata in un matrimonio con un uomo narcisista. Passando per la quattordicenne Sheela, che ha appena perso la nonna e sta andando a darle il saluto definitivo (e quindi viene a scontrasi con il primo grande dolore della vita), per la bella ed elegante Prabha Devi, che cerca la libertà dalle antiche tradizioni per essere una donna moderna dentro e fuori, ma è lei la prima a rimanere intrappolata nel passato, e Marikolanthu, vittima di un mondo che considera ancora “normale” la violenza sulle donne, ma la più coraggiosa ad aprirsi ad esperienze nuove. Nair costruisce con spiccata sensibilità i racconti di queste donne che si inseriscono perfettamente nel tessuto sociale di un mondo fatto di tanti, forse troppi, strati, che più di altri soffre per le contraddizioni fra le rigide tradizioni di un passato, il profondo legame con le proprie radici e il rapporto con una modernità ricca e fiorente, il desiderio di una ribellione atto a non incanalarle nei soliti stereotipi di collanti famigliari (mogli, madri, sorelle, figlie, etc.), il desiderio quindi di essere altro, o perlomeno anche altro. Ed è la lotta verso tutto questo che le anima e le unisce, che permette loro di vincere e di perdere, di ancorarsi ad una prospettiva o ad un’altra. Sullo sfondo di un Paese privato di quei cliché da esportazione e con personaggi costruiti su un humus caratteriale di grande verità e attualità. Attraverso un mondo ricco e fiorente, vivace e brillante, queste splendide figure femminili rappresentano la capacità del cambiamento e allo stesso tempo il valore della propria storia dettato da un equilibrio che solo la saggezza del tempo può cesellare. Il punto di partenza e di arrivo del romanzo così è proprio indicato in quegli scompartimenti e quegli sportelli delle Ferrovie di Stato indiane che ghettizzano le donne; il retaggio di un mondo arcaico, che le vuole in qualche modo protette e in qualche modo prive di una loro identità, che le costringe ad essere vittime di se stesse. Ma allo stesso tempo però il treno diventa anche metafora di transizione, percorso di conoscenza e di presa di coscienza, veicolo per spiccare il volo verso la libertà della vita.
Anita Nair (trad. italiana di Francesca Diano), Cuccette per signora, 336 pp., Guanda (Le Fenici), 2012