Editoria, "La malattia dell'altrove" di Elio Gioanola
Tra saggio e libro di memoria, l'altrove è una ricerca lunga e complessa che è per prima cosa rintracciabile denaro se stessi
Roma, 16 settembre 2013 - L’altrove al quale Elio Gioanola fa riferimento è quello di un passato vicino e lontano, malinconico e straniante, chiuso nei meccanismi di un’esistenza tagliata in due dai sistemi della contemporaneità. Da un lato Gioanola è portatore di una cultura accademica brillante, docente presso l’Università di Genova ora ritiratosi, studioso integerrimo della psicanalisi in chiave letteraria soprattutto volta agli scritti di Pirandello, Gadda, Montale, Svevo, Pascoli e Pavese, dall’altro rappresenta la figura dell’essere umano timido e riservato della provincia piemontese (è nato a San Salvatore Monferrato nel 1934) degli anni della guerra e quelli della ricostruzione, incapace di vivere in una contemporaneità affettiva e sociologica troppo veloce. Lontano dalla realtà, come egli stesso si definisce.
Ne La malattia dell’altrove, libro quantomeno anomalo perché difficile da catalogare per genere a causa della sua doppia valenza di saggio, che alterna psicanalisi, filosofia e letteratura (quindi le discipline per le quali il Gioanola pubblico è noto), e di libro di memorie, dove vengono raccontati stralci dell’infanzia, dell’adolescenza e della maturità, fra amori platonici e reali, quotidianità, fino alla carriera universitaria in un mondo di baronie e di poteri politici, un mondo snob incapace realmente di cogliere la cultura, quella vera, che si acquisisce nei primi anni della vita, come può esserlo il gioco in quanto funzione che esprime la vera essenza dell’individuo. Ci sono così molti altrove che si dipanano sotto varie e precise angolazioni per mescolarsi ed essere fruiti nel libro in un’unica prospettiva, che è quella del dubbio, che Elio Gioanola esprime sempre. La bellezza di questo volume infatti, ricco di informazioni letterarie e filosofiche, è che il suo autore parte da una prospettiva mai pomposa, snob o intellettualoide, ma possiede la rara qualità dell’umiltà, del rigore professionale. Il privato di Gioanola si confonde con le forme culturali da lui acquisite in così tanti anni; entrambe diventano pertanto l’uno il riflesso dell’altra: le sue conoscenze veicolo per riflettere sulla sua esistenza e la sua esistenza applicabile al suo infinito sapere. Eppure quel che colpisce di più fra le due parti, che si alternano di paragrafo in paragrafo, è la ricostruzione di un tempo e di uno spazio che è quello del vissuto del narratore, che racconta con grande malinconia e sincerità un mondo che non esiste più, sentimenti puri, un’Italia diversa, lontana, fra la casa – osteria di famiglia, la figura dei genitori, in particolare il rapporto materno, il primo amore innocente, il matrimonio, il paesello come luogo in cui tutto comincia e tutto finisce, espressione di un accentramento famigliare e sociologico, inizio e fine di un mondo intero, dove la ricerca del nuovo e dell’altrove è per prima cosa rintracciabile dentro se stessi. Un libro complesso, dai molti spunti per riflessioni altre, strutturato attraverso una scrittura asciutta e raffinata.
Elio Gioanola, La malattia dell’altrove, 200 p.; Jaca Book, 2013; 18,00 €