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Briciole di pane

Editoria, "Lettere dalle Hawaii" di Mark Twain

Il reportage sulle Hawaii dell'autore de "Le avventure di Tom Sawyer" quando era ancora uno sconosciuto giornalista del Sacramento Daily Union

Roma, 18 novembre 2013 - Nel 1866 Mark Twain era ancora uno sconosciuto giornalista inviato dal Sacramento Daily Union per quattro mesi alle isole Hawaii per riportare le sue impressioni su quelle isole ancora selvagge e incontaminate il cui dominio politico era diviso fra Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Quelle isole che sarebbero diventate la meta più gettonata degli americani (e non solo loro) e in particolare degli abitanti della California, alla cui borghesia era destinato il reportage. Twain all’epoca era ancora lontano dalla produzione dei suoi due libri più noti, Le avventure di Tom Sawyer del 1876 a Le avventure di Huckleberry Finn del 1884, ma dalla lettura della raccolta delle sue lettere su quei luoghi emerge già tutta la stoffa ironica e mordace del grande narratore che sarebbe diventato da lì a qualche anno. Le venticinque lunghissime lettere - in origine pubblicate sia nell’edizione settimanale che in quella mensile del periodico di San Francisco e ora per la prima volta in Italia in un volume curato dalla casa editrice Cavallo di Ferro col titolo esplicativo Lettere dalle Hawaii - riportano le impressioni più svariate del suo autore e si concentrano sui dettagli più vari di quell’ambiente tropicale affascinante e ancora incontaminato, da quello meramente geografico, paesaggistico, climatico fino alle condizioni sociali, politiche, alla vita quotidiana.

 

Tra storia e leggenda, mitologia e fiaba, personaggi sopra le righe e assolutamente sotto, un’analisi dell’imperialismo occidentale, antropologica attraverso la ricostruzione di tradizioni antiche che si scontrano con la dominazione europea e statunitense. Un ritratto a tutto tondo sul contrasto fra natura incontaminata e civiltà proiettata verso la violenza e l’annullamento delle sue identità. A volte l’analisi dell’autore si rivela però contraddittoria, confusa fra una crudeltà etnocentrica dei costumi locali e un’osservazione altrettanto crudele nei confronti del governo dominante. Twain sembra non voglia prendere posizione forse perché scrive su commissione di un giornale occidentale, però resta chiaro al lettore che lui stesso è assolutamente consapevole dei problemi politici e sociali fra i dominatori e dominati tanto che fra le righe delle sue lettere emergono precocissime intuizioni su quel fenomeno che sarebbe, oltre un secolo dopo, definito come globalizzazione. Un ritratto antropologico dell’essere umano, interessante soprattutto perché anticipa lo stile chiaro e limpido del giornalismo e della letteratura di viaggio che sarebbe, di lì a pochi decenni, divenuto un genere a sé ricco di autori straordinari come Bruce Chatwin e Winfried G. Sebald.

 

Mark Twain, Lettere dalle Hawaii (trad. di A. Gebbia, V. Conti), 302 pp.; Cavallo di Ferro, Roma 2013; 17,00 €

Erminio Fischetti