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Briciole di pane

Editoria, "Ombre bruciate" di Kamila Shamsie

Il viaggio di una donna in diversi luoghi e tempi della Storia, dalla bomba di Nagasaki alla guerra in Afghanistan

Roma, 29 settembre 2012 - Il mondo divenne bianco quel 9 agosto 1945 a Nagasaki quando l’atomica rase al suolo la città e con essa parte dei suoi abitanti, diventati ombre squamose sulla roccia rovente. Per Hiroko, una giovane, colta e bella ragazza di 21 anni, tutto era diventato il “dopo”: la sua fuga peregrina nella Delhi dei mesi precedenti la fine del dominio dell’Impero Britannico sull’India e la conseguente Partizione, il trasferimento a Karachi, la città del Pakistan dove trova di nuovo asilo subito dopo il matrimonio con Sajjadd, un indiano sfuggito al nuovo terremoto politico del suo Paese; la conseguente fine di quella vita alla morte di lui e quella poi a New York molti decenni dopo all’alba di un altro terribile giorno in cui come in quel 9 agosto 1945 il mondo si era svegliato ignaro, l’11 settembre, che costerà alla donna un altro pezzo di sé: suo figlio Raza che lavora in Afghanistan come interprete. Al centro la storia della famiglia di Hiroko e quella inglese dei Burton, la cui moglie tedesca Ilse aveva rifiutato la sua identità di tedesca – tanto da farsi chiamare Elizabeth - a seguito dello scoppio della guerra e aveva mandato in Giappone, per evitare l’imbarazzo, il fratello tedesco Konrad, lo stesso uomo che si era innamorato di Hiroko e si era dichiarato a lei in quel fatale 9 agosto 1945. È così che l’incontro-scontro fra queste due famiglie prende piede. Fra confini geografici e temporali che sanciscono nuovi cambiamenti come quello del declino dell’Impero Britannico, che con la cessione dell’India tornerà definitivamente ai suoi confini isolani, poco prima che il popolo indiano fosse scisso in due parti e due religioni, quella urdu e quella musulmana.

Un romanzo complesso quello di Kamila Shamsie - Ombre bruciate (edito da Ponte alle Grazie) che affonda il viaggio della vita della sua protagonista in una linea diretta delle conseguenze politiche dalla caduta dell’atomica in poi: l’inizio della Guerra Fredda, la conseguente invasione della Russia dell’Afghanistan, eventi che hanno portato dritti all’11 settembre e alle conseguenze che tutti conosciamo. Storie di confini e luoghi che separano famiglie e creano incomprensioni culturali, storie travagliate di persone smarrite in una diaspora umana, apolidi: lo è Hiroko, che ha abbandonato la sua patria più volte, prima quella di nascita, il Giappone, e poi quella d’adozione, il Pakistan, una cosa che la accomuna a Ilse, che ha tradito la Germania perché essa ha tradito lei, è diventata inglese, un’inglese colonizzatrice in India, che ha poi abbandonato per tornare in Inghilterra, una patria che però non le appartiene, come non le appartiene più il suo matrimonio, così da lasciare entrambi alla volta di New York. Uno smarrimento che colpirà i figli di entrambe: quello di Hiroko, Raza, che non sente sua né l’identità paterna, quella indiana, tantomeno quella materna, quella giapponese, e che sarà vuoto e confuso in un mondo che altrettanto non accetta la sua anomala identità. Cosa che lo accomuna al figlio di Ilse, Harry, che si sente più indiano che inglese, poi più americano che inglese, una volta trasferitosi negli Stati Uniti vagherà per sempre alla ricerca della sua identità d’infanzia perduta. Al primo non lo aiuterà la sua predisposizione per le lingue, un modo per mascherare la sua vera identità, per essere altro, ingannare il prossimo attraverso il suo lavoro, in Medio Oriente, di traduttore; al secondo la sua eterna fuga dagli affetti, con la scusa di agente della CIA sempre in giro per il mondo fra posti “caldi”.

Ombre bruciate affronta attraverso quattro periodi e luoghi principali della vita della sua protagonista un discorso molto più complesso sull’identità e la convivenza fra più etnie, le predisposizioni per le lingue da parte di Hiroko e di Raza rappresentano due tasselli diversi: di comprensione e conoscenza di mondi nuovi da parte di lei, di inganno da parte di lui. Un romanzo di straordinaria onestà intellettuale, maturo e intelligente che pone al lettore con semplice maestria domande sull’identità, sulle ideologie, sulla politica. I confini del nostro mondo sono labili così come le sue sicurezze. È stata quasi una moda negli ultimi dieci anni costruire storie intorno all’11 settembre e al suo collegamento con altre tragedie della Storia (vedasi l’esempio di Jonathan Safran Foer con l’Olocausto con Molto forte, incredibilmente vicino da cui recentemente è stato tratto anche un film omonimo diretto da Stephen Daldry), ma il romanzo di Kamila Shamsie non si concentra tanto sull’simmetrie della Storia quanto sull’impossibilità di sfuggire ad esse. Impresse nella propria memoria, così come i contorni delle gru nere dipinte sul kimono di seta della protagonista restano impresse sulla pelle morta della sua schiena a seguito delle ustioni provocate dalla bomba di Nagasaki.



Kamila Shamsie - Ombre bruciate (traduzione di Guido Calza); 390 pp. - Ponte alle Grazie 2010

Erminio Fischetti