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Briciole di pane

Editoria, "Parrot e Olivier in America"

Il romanzo di Peter Carey che rilegge La democrazia in America di Tocqueville (e la tecnologia e la società) in chiave farsesca

Roma, 7 marzo 2012 - Nel 1830 un aristocratico francese e un servo inglese non sembrano avere molto in comune se non la necessità di fuggire dal vecchio mondo per approdare al nuovo. E il viaggio, fra mille traversie, e lo stanziamento alla scoperta di quell’America giovane, ma già non più pura, diventa veicolo per entrambi per capire che anche il nuovo, quando non ha un passato e non ha una cultura, e soprattutto non se ne crea una, è destinato a fallire. Candidato al Man Booker Prize, il più alto riconoscimento in campo letterario inglese, l’ultimo romanzo di Peter Carey, Parrot e Olivier in America, affronta il tema del viaggio e del trasformismo tecnologico e sociale sotto una prospettiva picaresca e goliardica, partendo, all’inizio del XIX secolo, dalla contrapposizione fra il vecchio mondo, l’Europa, composta in larga maggioranza da una nobiltà flaccida, e il nuovo, l’America, composta da una democrazia di maggioranza. Carey, australiano, pur vivendo da venti anni negli Stati Uniti non si era mai confrontato con una narrazione incentrata sugli ideali politici e la situazione storica di quel Paese. Lo fa con questo nuovo romanzo che parafrasa la cronaca de La democrazia in America, scritta ormai quasi due secoli fa da Alexis de Tocqueville. Dall’intellettuale liberale francese, Carey trae ispirazione per raffigurare Olivier de Gaurmont, l’imbranato e miope rampollo di un antico casato francese legittimista (ossia che appoggiava la monarchia borbonica), che nei decenni successivi alla Rivoluzione Francese viene mandato in America, ufficialmente per studiare il sistema penitenziario americano, ma in realtà per non correre nuovamente il rischio, come suo nonno, di finire sotto la lama della ghigliottina. Parrot è invece il suo servitore inglese di mezz’età, un incisore, che ha visto morire violentemente il padre e ha viaggiato per mezzo mondo. E per queste e altre ragioni è piuttosto rude e diretto con tutti, compreso il suo sciocco padrone. Straordinaria la caratterizzazione dei due personaggi, che rappresentano perfettamente la loro classe sociale: il nobile e inutile Olivier e lo sboccato Parrot. Carey non si risparmia sull’ironia e sul burlesque di una scrittura sopra le righe, efficace attraverso questo ritratto che vuole essere tanto una critica ironica nei confronti del vecchio e del nuovo mondo, rappresentante specularmente ognuno i difetti opposti dell’altro: il primo troppo legato a tutto quello che fa parte del passato, mentre il secondo troppo poco. Un romanzo antinomico che racconta la storia attraverso la prospettiva dell’esperienza di entrambi i protagonisti, che narrano i propri punti di vista in prima persona e alternativamente di capitolo in capitolo. L’autore mescola sapientemente toni da commedia dell’arte in dialoghi pepati che rimandano tutti allo scontro sociale dove “l’affamato” Parrot la fa spesso in barba al suo sciocco padrone, esilarante quando è “sconvolto” dall’ardire di certe donne americane indipendente che prendono iniziativa, dalla bruttezza, quando osserva la funzionalità, nell’architettura, nel sistema stradale, delle città americane che visita per i suoi studi. Dove analizza anche i mezzi di trasporto, la praticità dei servizi pubblici, la velocità, cambiamenti che definiscono e ridefiniscono la società stessa. Un libro sul progresso e regresso, sullo spostamento, sull’evoluzione che viene introdotto nel primo capitolo da un’esilarante racconto su una forma arcaica di bicicletta, la célérifère, che il nostro pavido Olivier non può che guardare con sospetto. Parrot e Olivier in America è un viaggio sulla nascita dell’età contemporanea, un’analisi divertente, ma a conti fatti dolorosa, del nostro mondo, un racconto sull’evoluzione tecnica e sociale, rivista attraverso gli occhi di un simil Tocqueville, figura che è riuscita a cogliere il bello e il brutto della democrazie e del liberismo americano, e del suo compagno d’avventure.

Peter Carey, Parrot e Olivier in America (traduzione di Vincenzo Mantovani); pp. 430, Feltrinelli, 2011

Erminio Fischetti