Editoria, "Stupori" di Ann Patchett
Il misterioso viaggio della scienza fra le foreste amazzoniche
Stupori è un romanzo anomalo di Ann Patchett, autrice premiata di Belcanto e Corri. Pur non privo dei soliti elementi umani e delle situazioni estreme nelle quali vengono a trovarsi i protagonisti delle sue opere, dove non manca mai l’amore per la lirica, in questo caso suggellato dall’incontro fra le due protagoniste, Marina Singh e Annick Swenson, che si incontrano a teatro durante una rappresentazione di Orfeo ed Euridice del compositore tedesco settecentesco Christoph Willibald Gluck.
Il romanzo si dipana nei misteriosi territori accidentati di popoli e tradizioni sconosciute dove l’etica occidentale e le consapevolezze scientifiche sembrano crollare e dare spiraglio per nuove certezze e nuovi dubbi, che portano tutti questi personaggi a vivere esperienze al di là dell’immaginazione. L’autrice si sofferma in particolare sulle differenze ambientali, sullo stile di vita di due mondi che non hanno nulla in comune attraverso tre tappe geografiche principali, la vita sonnolenta del Minnesota, la stratificata città di Manaus dove convivono bohemien, indigeni, avventurieri, fuggiaschi, anticamera per il vero luogo altro, straniante del racconto, ossia la giungla dove vivono i lakashi. A Manaus, Marina attende il ritorno della Swenson abituandosi ad un’altra realtà e privata di molti dei comfort occidentali, una situazione resa ancora più estrema dalla perdita del suo bagaglio. Ma è nella giungla – parte del romanzo più interessante nei suoi momenti clou e costruito su scene d’azione che richiamano il plot di una sceneggiatura per il cinema – che Marina, e non solo lei, raggiunge il suo vero e proprio stato di stupore. Qui, la donna, figlia di madre americana e di uno studioso indiano, da cui ha ereditato gran parte dei suoi tratti fisici, grazie al colore della sua pelle viene accettata e amata dalle popolazioni locali, perché considerata una di loro, e questo le consente molto più dei suoi colleghi di entrare in sintonia con le donne lakashi e cercare di scoprire il segreto della loro fertilità. E non solo.
Un romanzo avventuroso che non può non richiamare alla memoria ben più celebri e immortali opere letterarie. A cominciare dal Cuore di tenebra di Joseph Conrad: dalla figura del piccolo Easter, un bambino sordomuto alla descrizione della navigazione lenta e allo stesso tempo tempestosa di quei fiumi dove si può incontrare qualche anaconda poco pacifica lungo il cammino o popolazioni diffidenti (giustamente) verso l’uomo bianco. Il contatto con la giungla, paradiso e inferno, cuore pulsante di un mondo ricco di identità, diviene ancora più estremo rispetto all’opera di Conrad se comparata al più avanzato e gretto sistema scientifico delle case farmaceutiche. Gli stupori del titolo è reso ancora meglio attraverso quello inglese che utilizza l’espressione “state of wonder”, stato di meraviglia. Surreale, intenso, ricco di ironia e dramma, realtà e fantascienza, Ann Patchett mescola e rimescola vari generi letterari tessendo quei luoghi delle foreste amazzoniche attraverso una magica intensità e un accurato messaggio sul rapporto fra civiltà e natura, scienza e religione dove il perno principale non è solo il contrasto epico ed eterno fra due civiltà, ma soprattutto il quesito etico sui limiti della scienza e su quelli che dovrebbe autoimporsi.
Ann Patchett (trad. di Silvia Piraccini), Stupori, 390 pp., Ponte alle Grazie, 2012