Editoria, "Viaggiatori di nuvole" di Giuseppe Lupo
Nell'Italia rinascimentale uno stampatore di origini ebraiche viaggia alla ricerca di alcune importanti pergamene
Roma, 16 agosto 2013 - Alla fine del Quattrocento, Zosimo Aleppo, uno stampatore di origine ebraica lascia Venezia perché Leonardo Da Vinci gli ha suggerito di trovare le pergamene possedute da un giovane ragazzo soprannominato Pettirosso. Zosimo pertanto erra da Milano a Mantova, dalla Francia a Napoli, passando per la Basilicata, alla ricerca delle carte e del suo proprietario. La sua diventa così una vita vagabonda votata all’imprevisto, alla bellezza dei luoghi nei quali si ritrova. Come il protagonista di una Commedia dell’arte, per ottenere le sue informazioni Zosimo si traveste, interpreta e trasfigura se stesso. Sarà un modo per conoscere il mondo ed una serie di personaggi sopra le righe che rappresentano perfettamente quella che è la giostra, a volte tragica, a volte scanzonata, della vita (fra i tanti incontrerà anche i noti Francesco Gonzaga, Isabella d’Este, Gilbert de Montpensier, etc.). Sullo sfondo della storia di un’Italia sbrindellata in comuni, ducati, papato, il nostro protagonista conoscerà anche l’amore, forse la lezione di vita per lui più importante.
La scrittura ricca, fin troppo elegante, composta di un italiano dalle molteplici paste e declinazioni, dantesco per certi versi, è la vera matrice di Viaggiatori di nuvole. Come se il romanziere lucano Giuseppe Lupo – docente di Letteratura italiana presso l’Università Cattolica di Milano e di Brescia - cercasse prima di tutto un’estetica e poi una storia da raccontare; come se la rievocazione di un tempo lontanissimo, nonché la sua Babele culturale e intellettuale, potesse essere affidata solo all’espressione vigorosa di una scelta di linguaggio perfetto e preciso. Che poi detta anche la motivazione del viaggio di Zosimo. Il giovane si trova a confrontarsi con ricchi, poveri, intellettuali, analfabeti in quella che hanno rappresentato la quintessenza del Rinascimento nella nostra penisola, piena di scoperte scientifiche e di innovazioni letterarie e artistiche. Dove la cultura era una fucina in completa evoluzione e la si poteva trovare in ogni angolo di quello spazio e di quel tempo ricchissimo, che viene proposto nella prosa di Lupo con toni favolistici e leggendari. Fra ossessioni ed elucubrazioni di varia natura, Zosimo, che erra in mondi per lui nuovi e sconosciuti è, citando il titolo dell’opera, un viaggiatore di nuvole, una persona che cerca l’arricchimento attraverso l’impalpabilità della vita nel tempo delle più importanti scoperte geografiche. Lupo realizza un’opera matura, che molto ha in comune con le sue precedenti, a cominciare dall’ironia con la quale ritrae la storia e i luoghi meno conformi all’immaginario collettivo, momenti vicini e lontani del nostro passato che diventano un viaggio fra le umane sventure di questo Paese complicato e contraddittorio – la Lucania ottocentesca con La carovana Zanardelli, il terremoto in Irpinia con L’ultima sposa di Palmira. Luoghi nei quali i suoi protagonisti sono capaci di saper trovare una giocosa capacità e di sopravvivere sempre a tutto. Come il collega e conterraneo Gaetano Cappelli, Lupo riesce a trovare nel racconto della sua terra, la Basilicata, proprio la visionarietà necessaria alla completezza della sua opera, attraverso un realismo magico, un grottesco malinconico che si amalgama nel ritratto di un mondo atavico e allo stesso tempo lontano dai soliti cliché sul Meridione (come ricorda anche Marina Valensise nel suo volume Il sole sorge a Sud .Viaggio contromano da Palermo a Napoli via Salento di cui abbiamo parlato recentemente).
Giuseppe Lupo, Viaggiatori di nuvole, 240 pp.; Marsilio, Venezia 2013; 18,00 €