Gaetano Pesce: "Abbiamo bisogno del sì può fare"
Le Strade dell'Informazione intervista il grande scultore, designer e architetto italiano
La fama internazionale che contraddistingue Gaetano Pesce è nota. Scultore, designer e architetto italiano ha portato la bellezza delle sue opere nel mondo. Suoi i notissimi modelli di poltrone in schiuma poliuretanica o l’omaggio per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, Sessantuna, opera composta di sessantuno tavoli che formano la penisola del nostro Paese. A Le strade dell’informazione, l’architetto ha voluto raccontare non solo la sua grande esperienza lavorativa e le sue competenze ma ha espresso anche interessanti opinioni sul Ponte sullo Stretto e alcuni progetti Anas, come ad esempio quello sulle Case cantoniere e su Reinventa Cavalcavia, e il trend degli ultimi anni del mondo dell’arte.
Lei recentemente si è dichiarato favorevole alla realizzazione del Ponte sullo stretto ed ha anche presentato un progetto architettonico nel quale suggerisce l’idea di un ponte “abitato”. Vuole dirci qualcosa di più?
La prima cosa che vorrei dire è che quel ponte potrebbe essere un'occasione e un segno della volontà di rinascita dell'Italia. Rinascere vuol dire riprendere la prestigiosa tradizione che nei secoli passati ha riempito l'Italia di qualità architettoniche invidiate dal mondo intero. Ho già detto, e ripeto, che l'Italia non può fare opere che sono già state caratteristica di costruzioni in altri luoghi e in altri paesi. Il ponte sullo Stretto di Messina deve essere un'impresa che attira la meraviglia del mondo, che lo sorprende, e che quindi fa convergere visitatori da tutti luoghi del pianeta. Durante la loro visita, questa moltitudine di persone occuperebbe alberghi, ristoranti, negozi attivando una massa economica che ammortizzerebbe e giustificherebbe la spesa del ponte.
La realizzazione del ponte secondo lei potrà portare alla crescita dell’economia locale e soprattutto al miglioramento delle altre infrastrutture del sud?
Certamente che un ponte come l'ho ideato e come ho già detto in precedenza attirerebbe una massa di visitatori con il benessere economico che questo comporta per le regioni e i territori che interessa. Naturalmente, con il ponte, devono essere garantite le infrastrutture autostradali che dalla terra ferma portano al ponte sullo Stretto e le ferrovie ad alta velocità che abbreviano la distanza della Sicilia e della Calabria dal resto del paese. Affermo con forza che non si deve dire “prima si fanno le cose necessarie, e poi il ponte” perché, come in tutti i paesi, si possono fare sia le cose necessarie e sia quelle che portano prestigio.
Il suo progetto è importante non solo da un punto di vista tecnico e artistico, ma soprattutto sociale, potremmo definirlo quasi un “ponte di aggregazione”. Come interagisce per lei l’opera infrastrutturale con la società che la vive?
Il concetto del ponte è lo stesso che caratterizza il villaggio. Si tratta di un luogo da scoprire perché costituito da molte sorprese. "Il villaggio" in questione presenterebbe delle viste naturali di rara bellezza ed è una miniatura dell'Italia che può richiede al pubblico una visita di varie giornate. Si può pensare a degli alberghi o motel regionali, a dei ristoranti che fanno riferimento a terre diverse, a degli showroom che parlano della produttività italiana senza eguali nel mondo. Un viadotto di questo genere non ha equivalenti nel nostro pianeta e potrebbe dare all'Italia un'immagine di contemporaneità di cui abbiamo estremo bisogno: non più l'Italia del "non si può fare" ma l'Italia del "si può fare". A questo proposito, vorrei dire che, se si è riusciti ad andare su Marte o a duplicare il canale di Panama e se si riescono a fare delle stazioni di estrazione del petrolio in pieno oceano, credo che si possa altrettanto pensare di fare il ponte sullo Stretto di Messina concepito come ponte abitato. Suggerisco di fare un’inchiesta sul costo mostruoso del progetto copia del Golden Gate di San Francisco che è costato 600 milioni di euro e verificare come sono stati spesi questi soldi.
In Italia si parla troppo spesso di immobilismo infrastrutturale. Lei lavora e ha lavorato moltissimo all’estero. Cosa si sbaglia secondo lei in Italia e come si può migliorare?
Dal dopoguerra fino ai giorni nostri, l'Italia ha coltivato il pessimismo che ci immobilizza. Ci manca la fiducia nel futuro e il credo nelle tecnologie che in altri paesi generano benessere economico. Mi auguro che lentamente in Italia risorga l'ottimismo che ha generato il Colosseo, Santa Maria del Fiore, la Cappella degli Scrovegni e le infinite altre meraviglie che il mondo ci invidia.
I ponti, le stazioni, le ferrovie, i sottopassi etc. sono dei non luoghi che il cittadino trova poco vivibili. È un trend degli ultimi anni quello di realizzare progetti che integrino la praticità della struttura con la sua bellezza estetica e quindi la vivibilità. Quanto è importante quindi la sinergia fra ingegneria e architettura e design?
È estremamente importante riutilizzare questi luoghi obsoleti, facendoli diventare delle perle del design italiano. Luoghi dove le atmosfere sono gioiose e innovative, dove il visitatore scopre che l'invenzione italiana non è morta e, aggiungerei che questo dovrebbe essere allargato a tutti i Consolati italiani nel mondo, alle Ambasciate del nostro paese e agli Istituti di Cultura. Questi centri dovrebbero essere i portatori della nostra creatività e non dire "non si può" ma cominciare ad affermare che tutto è possibile.
Anas infatti sta, in collaborazione con le autorità dei luoghi, riqualificando dal degrado alcuni sottopassaggi del Grande Raccordo Anulare di Roma attraverso la Street Art. Che ne pensa di questa forma d’arte e come può aiutare le periferie, che in molti sostengono essere il futuro dell’architettura e perché?
Direi che la vostra iniziativa è di tutto rispetto e dovrebbe essere allargata all'insieme di quei luoghi considerati minori ma che possono diventare veicolo della nostra proverbiale genialità.
Oltre al progetto dei murales, Anas sta lavorando moltissimo sulla riqualificazione delle case cantoniere, che diventeranno alberghi e luoghi di intrattenimento e ristoro. Cosa ne pensa di questo progetto e come si sfrutta al meglio la cultura del “riuso” architettonico?
Il vostro progetto è di grande intelligenza. Quello che potete dare di meglio consiste nella scelta di progettisti non raccomandati ma che, con il loro lavoro, hanno dimostrato di essere degli innovatori.
Reinventa cavalcavia è una gara internazionale lanciata da Anas che chiama a raccolta le eccellenze del mondo dell’architettura e dell’ingegneria per definire e progettare attraverso un concept una tipologia di cavalcavia da replicare sulla rete stradale e autostradale di Anas. Al momento sono stati individuati i dieci finalisti e presto i primi tre classificati. Conosce questo progetto e cosa consiglierebbe ai suoi colleghi che vi hanno partecipato tenuto conto della straordinaria bellezza del paesaggio italiano?
Mi dispiace non aver saputo di questo progetto perché sarei stato interessato a parteciparvi. È notorio della straordinaria bellezza del paesaggio italiano ma sono sicuro che si possano fare dei progetti che intervengano sull'ambiente per migliorarlo ed eventualmente arricchirlo.
Qual è fra le sue opere quella di cui va più orgoglioso?
Le mie opere sono diverse perché con ogni lavoro cerco di realizzare un'esperienza nuova, un linguaggio non ripetitivo e, possibilmente, una tipologia inedita. Posso solo ricordare la serie Up nel mondo degli oggetti, il giardino verticale di Osaka, la casa di Bahia, la ricostruzione del World Trade Center, la Torre Pluralista, le sedute I Feltri, il vaso Sveronese, la lampada Chador, la mostra al MoMA di New York Italy: The New Domestic Landscape del 1972, l'esposizione al Centre Pompidou Les Temps Des Questions del 1996, la mostra alla Triennale di Milano Il Rumore del Tempo del 2005 e quella ultima fiorentina Maestà Tradita.
E un’opera non sua?
Sarei stato felice di inventare la lampadina elettrica che ha dato al mondo un progresso ineguagliabile.
Lei è sia architetto che scultore che designer: come si combinano insieme queste tre arti che sono allo stesso tempo molto simili e molto diverse?
Basta pensare agli artisti del Rinascimento che non badavano alla barriere dell'espressione ma seguivano le loro curiosità con il linguaggio più opportuno.
Quali sono i Paesi nel mondo che stanno dando le idee artistiche e architettoniche più innovative? Dove si trova il futuro?
Il futuro si trova dove le persone con le loro azioni trasformano il futuro in presente. Direi che non esiste un paese dove questo avviene più di un altro, ma sicuramente gli Stati Uniti nel campo della scoperta spaziale hanno fatto più di altri, aprendo possibili territori al vivere del futuro.