Gli argini dei canali come ciclovie
La proposta è dell'Associazione dei Consorzi di bonifica

L’Italia possiede 400mila chilometri di argini che, da Nord a Sud, possono diventare una rete dedicata alla viabilità a piedi o in bicicletta. Lo ha detto Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), in sintonia con la F.I.A.B. (Federazione Italiana Amici Bicicletta) intervenuto a Torino ad un convegno su ciclovie e corsi d’acqua, organizzato dal Politecnico.
Quello dell’uso viario degli argini dei canali, si aggiungerebbe all’uso energetico di circa 200mila chilometri di canali gestiti dai Consorzi di bonifica. ANBI ha quindi chiesto “la costituzione di un tavolo nazionale – si legge in una nota -, con tutti i soggetti interessati per trasformare in asset economico, un’altra straordinaria opportunità turistica del nostro Paese: i paesaggi d’acqua e di bonifica”.
“Serve – ha sottolineato Gargano -, una chiara e praticabile normativa nazionale sulla fruizione degli argini, la cui manutenzione idraulica è in capo ai Consorzi di bonifica, che non possono, però, farsi carico, con le sole risorse dei consorziati, del loro adeguamento a fini turistici”. Esempi in giro per l’Italia di argini-ciclovie sono comunque già presenti. In Piemonte ci sono gli itinerari lungo il Canale Cavour, in Lombardia il canale Villoresi.
”Bisogna creare – ha detto ancora Gargano -, partnership dal basso per stimolare le scelte verso nuove opportunità di economia turistica, funzionali anche a mantenere il presidio delle imprese agricole. In Italia, la costante manutenzione del territorio non è ancora patrimonio del sistema Paese, nonostante sia stato dimostrato come intervenire in prevenzione costi sette volte meno dell’intervenire in emergenza. Servono risorse, ma soprattutto serve un nuovo approccio culturale: ANBI è disponibile ad alleanze di futuro.”