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Briciole di pane

I nostri inverni saranno più freddi in un mondo più caldo?

L'innalzamento delle temperature che provoca la riduzione progressiva della banchisa artica avrebbe effetto sulla rigidità dei nostri inverni

Roma, 28 marzo 2013 - E’ la domanda che si pone il quotidiano francese Le Monde di fronte alle forti nevicate che si sono abbattute in questi giorni sulle Isole Britanniche, ai ripetuti black-out verificatisi nel Regno Unito e dinnanzi agli aeroporti paralizzati di New York, Philadelphia e Washington.

L'ondata di freddo che ha investito a partire da metà marzo l’Europa e l’America del Nord è "del tutto eccezionale per la sua durata e campo di applicazione", affermano i meteorologi a Météo-France.

E’ la scia del freddo inverno di quest’anno, che a sua volta si inscrive nella serie di inverni rigorosi degli ultimi anni. "In Francia, dal 2008, gli inverni sono stati, a volte in maniera decisa altre volte più leggermente – continuano al Météo-France – sempre al di sotto della media degli ultimi 30 anni".

“Negli ultimi due decenni – aggiungono dal Centro Europeo per la Ricerca e la Formazione Avanzata nel Calcolo Scientifico (Cerfacs) – non si è verificata in Europa una tendenza significativa al riscaldamento in inverno, a differenza di quanto avviane nelle altre stagioni”. Singolarità dovuta principalmente alla "variabilità naturale della stagione invernale".

L’analisi de Le Monde continua riportando studi recenti che suggeriscono una relazione con la banchisa artica. La riduzione della calotta particolarmente evidente dal 2007 facilita la formazione di alta pressione atmosferica nella regione artica. Questa configurazione favorirebbe la fase negativa dell'oscillazione atmosferica detta North Atlantic Oscillation (NAO) - si parla quindi di una NAO negativa - frequentemente associata a discese di aria polare sull’Europa e il nord America.

L’ondata di freddo attuale è appunto attribuita a questo fenomeno.

Per effetto del riscaldamento globale, il regresso del ghiaccio marino artico, già significativo, sembra inarrestabile. Nel settembre 2012, un nuovo record è stato battuto. Questo significa quindi che gli inverni europei e americani sono condannati ad essere più freddi in un mondo più caldo?

E’ la tesi sostenuta anche dall’Istituto di Potsdam per la Ricerca sull'Impatto Climatico che ha condotto nel 2010 uno studio, pubblicato da tre anni nel Journal of Geophysical Research. Proprio lunedì scorso, 25 marzo, l’istituto tedesco ne ha rilanciato alla stampa i risultati, per evidenziare il successo predittivo del lavoro svolto dai suoi ricercatori.

Ma è lo stesso Météo-France a frenare: dal Centro Nazionale per la Ricerca meteorologica (CNRS) fanno sapere a Le Monde che "diversi studi suggeriscono un legame tra la maggiore frequenza di episodi di NAO negativa e la progressiva riduzione della banchisa artica. Ma allo stato non vi è un consenso generale da parte della comunità scientifica. Il fenomeno – concludono al CNRS – può più probabilmente aver effetti sui primi mesi della stagione invernale che non nel mese di marzo".

Manuela Zucchini

  Le Monde - Nos hivers seront-ils plus froids dans un monde plus chaud?