Ingegneri, in cerca di eroi
Una storia dell'ingegneria italiana raccontata nel libro di Barbara Rivoli, edito da Brioschi
Roma, 13 dicembre 2011 - Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Italia era un Pese dilaniato dai bombardamenti, distrutto nello spirito dal fascismo, che era durato più di vent’anni, e privo di un criterio di industrializzazione. Gli eroi nei quali il popolo italiano aveva creduto fino a quel momento si erano sciolti come neve al sole e le promesse fatte erano diventate un rovo di spine e di sogni infranti. L’Italia era ancora un Paese fondamentalmente agricolo, poco alfabetizzato e di eroi neanche l’ombra. Il popolo aveva bisogno di credere in qualcosa di concreto, in persone che motivassero con i fatti quello che progettavano. La figura dell’ingegnere spicca in questo momento e in questo senso per l’impellente necessità del proprio ruolo.
Infatti, il Paese non solo doveva uscire dalla guerra, ma doveva ricostruire una nuova identità che la proiettasse in un mondo più moderno e in competizione con i nuovi alleati. L’America era il modello, la Coca Cola la bibita che andava di moda, il piano Marshall la salvezza. La grandezza delle costruzioni qualcosa che doveva essere raggiunta a qualsiasi costo. La salvezza fisica oltre che psicologica. L’ego schiacciato doveva risorgere. Costruzioni che dovevano sovrastare quelle vecchie ed obsolete. Tutto doveva essere più bello, migliore e più grande. Questo grazie alla figura dell’ingegnere, che come si dice è un “ingegnoso trovator d’ingegni”.
La sua figura però fino a quel momento era sempre stata poco valorizzata ai fini artistici perché considerata al pari di quella di un tecnico. Era molto più prestigioso essere un medico, un avvocato, un architetto. Ma in quel 1945 c’era bisogno di gente che si rimboccasse le maniche e ricostruisse l’Italia. A cominciare dalle infrastrutture, distrutte o comunque datate. La figura dell’ingegnere è in fondo sempre stata una figura necessaria all’evoluzione sociologica del mondo, senza il progresso le costruzioni, la rivoluzione scientifica, il mondo stesso non sarebbe cambiato e così i costumi, i ruoli femminili, le scale sociali. Grazie all’ingegneria alcuni mestieri sono sorti e altri sono scomparsi.
Gli anni Cinquanta con il loro boom economico furono una manna dal cielo per gli ingegneri che realizzarono infrastrutture, come le famose dighe alpine, pensate per produrre energia elettrica, e soprattutto i migliaia di chilometri di reti stradali costruite nelle zone morfologicamente più impervie dello Stato, la FIAT con le automobili. È il ritratto di una Nazione che esce dal fascismo e dalla guerra verso un mondo fatto di contestazione e ribellione negli anni Sessanta, ma passa per il consumismo degli anni Cinquanta e successivamente ricade nel buio con gli anni di piombo, che diventa il periodo di massima costruzione, la cementificazione selvaggia, la follia dei piani regolatori, la corruzione, la mafia, la violenza sul territorio. L’ingegneria italiana però diventa il fiore all’occhiello nel vasto mercato internazionale. I suoi protagonisti, ingegneri come Nervi, Morandi, Zorzi, personaggi ammirati e richiesti in tutto il mondo.
Il libro di Barbara Rivoli racconta tutto questo e molto altro della storia dell’ingegneria italiana. L’autrice ne fa un percorso umano e allo stesso tempo tecnico della materia. Racconta l’Italia che ben conosciamo, quella che abbiamo studiato, amato e criticato per le proprie scelte; le contraddizioni di un Paese vengono fuori dall’anima delle proprie costruzioni, fra cervelli brillanti che l’hanno fatta uscire dalla propria condizione di popolo di agricoltori e pastori ad un Paese all’avanguardia dal punto di vista tecnico, intellettuale e artistico. Racconta gli anni migliori e gli anni peggiori della nostra Italia. Storie di famiglie dove quasi nessuno ha affrontato questo lavoro per scelta, ma spesso, come la maggior parte delle figure di spicco italiane provenie da una lunga tradizione che va di generazione in generazione.
Così nella storia dell’ingegneria italiana si possono osservare pregi e virtù di un Paese tradizionalista, ma sempre desideroso di volersi distinguere di fronte agli altri. Una rappresentazione che diviene iconografia sociale, ritratto chiaroscurale di un popolo a tratti arrogante e borioso, ma desideroso di emergere. Rivoli dell’ingegneria prende in esame ogni punto di vista, compreso quello femminile, ruolo ancor meno riconosciuto rispetto ad altri mestieri perché ancora oggi considerato patrimonio maschile; l’autrice però ricorda come sia proprio la donna ad essere in stretto rapporto con la tecnologia e grata all’ingegneria per la costruzione di oggetti che durante il boom economico hanno cambiato notevolmente i lavori domestici, pensiamo alla lavatrice o al frigorifero. Anche questa è Storia. Barbara Rivoli
In cerca di eroi – Una storia dell’ingegneria italiana Casa editrice: Francesco Brioschi Editore Pagine: 239, ill. Prezzo: 40,00 €
Disponibile nelle principali librerie italiane, ma anche su amazon.it, ibs.it, bookonline.it.