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Briciole di pane

La storia del Cantoniere

Dal "Cantoniere artigliere" al "Cantoniere elettronico"

Prima parte

All’Ingegnere dava un enorme fastidio quel sussultare delle ruote della sua carrozza sempre nello stesso punto, lungo la "Grande Strada Reale", a pochi chilometri da Cagliari. Era il 1820. Poche settimane prima, l’Ingegnere era stato destinato in Sardegna per dare la migliore prova di sé nell’incarico ricevuto di terminare la costruzione della strada principale dell’Isola tra Cagliari e "l’altra capitale", Sassari: una strada, il collegamento fondamentale tra il Sud e il Nord dell’Isola, che possedeva una storia importante già all’epoca romana. Proprio lui, "l’Ingegnere" Giovanni Antonio Carbonazzi, piemontese doc, nato a Felizzano in provincia di Alessandria, ma formatosi alla scuola francese dell’École Polytechnique di Parigi e specializzatosi in Inghilterra, non si dava pace per quella manutenzione stradale approssimativa, garantita, ma solo sulla carta, dal solo obbligo imposto agli abitanti dei villaggi che si susseguivano lungo quella che doveva essere la carreggiabile più importante nella Sardegna dei Savoia. Soleva ripetere al suo aiutante, un bravo disegnatore al servizio dell’Azienda Reale Ponti e Strade, che "una strada senza cantonieri era come un ospedale senza medici". Ci vollero quattro anni di pensieri, di raccolta di idee e di progetti, spesso respinti dalla farraginosa burocrazia sabauda. Ma, alla fine, l’Ingegner Carbonazzi riuscì nel suo intento di far nascere quella figura essenziale per la manutenzione stradale: il Cantoniere. La scuola francese, già sotto il Re Sole, ma soprattutto durante gli anni di Napoleone – che, non dimentichiamolo, era artigliere, cioè per studi ingegnere, e aveva straordinaria sensibilità logistica e strategica – aveva insegnato che i Cantonieri e i Pontonieri erano figure fondamentali non solo per la normale manutenzione delle carreggiabili e dei ponti, ma anche e soprattutto per il controllo generale del territorio: l’essenziale cioè dell’impostazione strategica del successo, in pace e in guerra. Nel 1824, un ragionevole numero di Cantonieri già operava lungo le strade del Regno Sardo. Con il Regio Editto del 1830 questa figura di operatore divenne insostituibile per la manutenzione della rete viaria rotabile. Per il riconoscimento sociale definitivo di questa determinante risorsa umana certamente influì il giudizio positivo che il Re Carlo Felice ebbe ad esprimere sull’utilità del nuovo corpo, forse anche dietro le insistenze e i suggerimenti dell’ingegner Carbonazzi che lo accompagnava nel memorabile viaggio da Cagliari a Porto Torres per inaugurare quella Strada Reale che da allora prese il nome dell’illuminato sovrano: tanto da essere ancora oggi conosciuta, da residenti e turisti, con il nome di Strada Statale n. 131 "Carlo Felice". Fatto tanto più notevole se si pensa che Carbonazzi aveva convinto il Re a ricopiare un istituto caro al suo arcinemico Napoleone, morto da poco a Sant’Elena. In unica soluzione, ci furono quindi le due innovazioni, quella della Strada Reale, la più notevole realizzazione stradale del primo quarto di secolo dell’Ottocento in Italia, e il nuovo Corpo dei Cantonieri stradali. Ci volle però ancora un secolo (e una Guerra Mondiale sanguinosissima) prima della piena visibilità esistenziale del Cantoniere e del suo inserimento in una collocazione aziendale corretta e moderna. Nata l’A.A.S.S. nel 1928, dopo una gestazione di alcuni anni, con la legge 17 maggio 1928 n. 1094, nel 1929 l’avv. Giovanni Giuriati, primo Presidente dell’Azienda, nonché Ministro dei Lavori Pubblici, promulgava la fondamentale circolare riguardante le Norme fondamentali per la buona gestione dei servizi tecnici riguardanti l’ordinaria manutenzione. Sempre nel 1928 era anche nato, come costola dell’A.A.S.S., alle dirette dipendenze del Direttore Generale dell’Azienda, il Corpo della Milizia Nazionale della Strada. L’abbinamento al Corpo dei Cantonieri di un tale organismo, che si rese subito noto per la sua mobilità a bordo di veloci moto uscite da fabbriche italiane, risultò una combinazione efficace e di grande modernità e realizzò insieme, lungo l’intera estesa viaria nazionale, un controllo specifico della circolazione stradale, dello stato di conservazione e manutenzione delle strade, delle cause che ne inducevano il deterioramento. Dopo un’altra Guerra Mondiale, ancora più devastante della Prima, in Italia partiva l’avventura aziendale più importante del settore infrastrutturale: con il Decreto Legislativo del Presidente della Repubblica 27 giugno 1946 n. 38 rinasceva l’Azienda per le Strade con l’acronimo A.N.A.S.. L’A.N.A.S. si portava dietro – oltre che molto altro – la solida esperienza dei Cantonieri per garantire la manutenzione delle strade. I Cantonieri presero parte al fervore nazionale per la ricostruzione di quanto andato distrutto che, per il patrimonio stradale dello Stato, sfiorava la proporzione dell’80%. L’anno successivo, presagio dell’avvento della motorizzazione di massa, rinasceva anche la Polstrada, senza più alcuna parentela con l’A.N.A.S. Con Decreto Legge 17 aprile 1948 n. 547 furono precisate e adeguate le funzioni della Azienda Stradale dello Stato, stabilendo chiaramente anche le competenze in materia di manutenzione ordinaria e straordinaria, che riguardavano da vicino la vita dei Cantonieri. Dal 1966, veniva attribuita ai Cantonieri la qualifica di Agente giurato dello Stato. Impiegati statali a tutti gli effetti e rimasti tali fino alla penultima trasformazione dell’A.N.A.S. in cui, con Decreto Legislativo 26 febbraio 1994 n. 143, l’Azienda veniva riconosciuta come Ente Pubblico Economico. Oggi i Cantonieri, così come tutti gli altri dipendenti della S.p.A. ANAS, operativa dal 1° gennaio 2003, vedono disciplinata la loro attività lavorativa da un Contratto Collettivo Nazionale, inserito in un regime contrattualistico regolato dal Codice Civile. Al tempo d’oggi, fatto della ricerca di significative economie di scala e dell’efficienza a tutti i costi in un mercato aspramente competitivo, quando non mancano nemmeno le spinte in direzione di un certo qual ridimensionamento dell’opera manutentoria, appare appropriato segnalare l’opinione di uno scienziato del XIX secolo, Alberto Ferrero della Marmora, cartografo e fondatore del moderno Catasto. Per esigenze di bilancio non poi così dissimili da quelle attuali, il Corpo dei Cantonieri era stato temporaneamente soppresso, ma poi frettolosamente ricostituito. Egli così si esprimeva: "purtroppo questi servizi di manutenzione furono apprezzati solo al momento della temporanea soppressione del Corpo, decisa per un malinteso spirito di economia, sotto il quale si celavano delle lotte personali; solo da pochi mesi il Corpo è stato ricostituito, ma i Cantonieri non sono molto numerosi e il danno provocato dalla soppressione potrà essere riparato solo con il tempo". Dall’Ottocento, la figura del Cantoniere ha avuto notevoli evoluzioni. L’Anas, dal 1928, anno della sua fondazione, ne ha fatto l’emblema stesso della sua esistenza. L’Azienda che da 75 anni si occupa di costruire e di manutenere le strade dello Stato in Italia, anche oggi non può fare a meno dell’opera quotidiana, essenziale e produttiva dei Cantonieri. Quasi due secoli di storia separano le prime figure di questi operatori stradali dai moderni Agenti della Viabilità Nazionale. Molti provvedimenti legislativi si sono succeduti. La stessa recentissima trasformazione societaria dell’Anas ha inciso non poco sulla gestione delle risorse umane impegnate sulla rete viaria nazionale. Oggi ci si appresta a vivere la nuova epoca del "Cantoniere Elettronico". Lungi dall’essere un robot sostitutivo, come nelle fiction di fantascienza, si tratta delle attrezzature da strada "intelligente", che estenderanno la capacità di controllo e di intervento diretto dei Cantonieri, trasformando questi ultimi, ma forse anche il loro storico appellativo, in una sorta di "camici bianchi" che avvertiranno come un lontano ricordo la necessità di misurarsi sempre con un’endemica scarsità di risorse materiali a fronte di eventi naturali di portata esorbitante, o anche di origine artificiale come gli incidenti più disastrosi; eventi ai quali in precedenza non si poteva che opporre – prima ancora della professionalità – l’abnegazione "a mani nude", fattore vincente del personale dell’Anas per garantire con successo la continuità del servizio, la transitabilità, la sicurezza.


Seconda parte

Ci volle ancora un secolo (e una Guerra Mondiale sanguinosissima) prima della piena visibilità esistenziale del Cantoniere e del suo inserimento in una collocazione aziendale corretta e moderna. Nata l’A.A.S.S. nel 1928, dopo una gestazione di alcuni anni, con la legge 17 maggio 1928 n. 1094, nel 1929 l’avv. Giovanni Giuriati, primo Presidente dell’Azienda, nonché Ministro dei Lavori Pubblici, promulgava la fondamentale circolare riguardante le Norme fondamentali per la buona gestione dei servizi tecnici riguardanti l’ordinaria manutenzione. Sempre nel 1928 era anche nato, come costola dell’Aass, alle dirette dipendenze del Direttore Generale dell’Azienda, il Corpo della Milizia Nazionale della Strada. L’abbinamento al Corpo dei Cantonieri di un tale organismo, che si rese subito noto per la sua mobilità a bordo di veloci moto uscite da fabbriche italiane, risultò una combinazione efficace e di grande modernità e realizzò insieme, lungo l’intera estesa viaria nazionale, un controllo specifico della circolazione stradale, dello stato di conservazione e manutenzione delle strade, delle cause che ne inducevano il deterioramento. Dopo un’altra Guerra Mondiale, ancora più devastante della Prima, in Italia partiva l’avventura aziendale più importante del settore infrastrutturale: con il Decreto Legislativo del Presidente della Repubblica 27 giugno 1946 n. 38 rinasceva l’Azienda A.N.A.S.. L’Anas si portava dietro – oltre che molto altro – la solida esperienza dei Cantonieri per garantire la manutenzione delle strade. I Cantonieri presero parte al fervore nazionale per la ricostruzione di quanto andato distrutto, che, per il patrimonio stradale dello Stato, sfiorava la proporzione dell’80%. L’anno successivo, presagio dell’avvento della motorizzazione di massa, rinasceva anche la Polstrada, senza più alcuna parentela con l’Anas. Con Decreto Legge 17 aprile 1948 n. 547 furono precisate e adeguate le funzioni della Azienda Stradale dello Stato, stabilendo chiaramente anche le competenze in materia di manutenzione ordinaria e straordinaria, che riguardavano da vicino la vita dei Cantonieri. Dal 1966, veniva attribuita ai Cantonieri la qualifica di Agente giurato dello Stato. Impiegati statali a tutti gli effetti e rimasti tali fino alla penultima trasformazione dell’Anas, in cui, con Decreto Legislativo 26 febbraio 1994 n. 143, l’Anas veniva riconosciuta come Ente Pubblico Economico. Oggi i Cantonieri, così come tutti gli altri dipendenti della S.p.A. Anas, operativa dal 1° gennaio 2003, vedono disciplinata la loro attività lavorativa da un Contratto Collettivo Nazionale, inserito in un regime contrattualistico regolato dal Codice Civile. Al tempo d’oggi, fatto della ricerca di significative economie di scala e dell’efficienza a tutti i costi in un mercato aspramente competitivo, quando non mancano nemmeno le spinte in direzione di un certo qual ridimensionamento dell’opera manutentoria, appare appropriato segnalare l’opinione di uno scienziato del XIX secolo, Alberto Ferrero della Marmora, cartografo e fondatore del moderno Catasto. Per esigenze di bilancio non poi così dissimili da quelle attuali, il Corpo dei Cantonieri era stato temporaneamente soppresso, ma poi frettolosamente ricostituito. Egli così si esprimeva: "purtroppo questi servizi di manutenzione furono apprezzati solo al momento della temporanea soppressione del Corpo, decisa per un malinteso spirito di economia, sotto il quale si celavano delle lotte personali; solo da pochi mesi il Corpo è stato ricostituito, ma i Cantonieri non sono molto numerosi e il danno provocato dalla soppressione potrà essere riparato solo con il tempo". Dall’Ottocento, la figura del Cantoniere ha avuto notevoli evoluzioni. L’Anas, dal 1928, anno della sua fondazione, ne ha fatto l’emblema stesso della sua esistenza. L’Azienda che da oltre 80 anni si occupa di costruire e di manutenere le strade dello Stato in Italia, anche oggi non può fare a meno dell’opera quotidiana, essenziale e produttiva dei Cantonieri. Quasi due secoli di storia separano le prime figure di questi operatori stradali dai moderni Agenti della Viabilità Nazionale. Molti provvedimenti legislativi si sono succeduti. La stessa recentissima trasformazione societaria dell’Anas ha inciso non poco sulla gestione delle risorse umane impegnate sulla rete viaria nazionale. Oggi ci si appresta a vivere la nuova epoca del "Cantoniere Elettronico". Lungi dall’essere un robot sostitutivo, come nelle fiction di fantascienza, si tratta delle attrezzature da strada "intelligente", che estenderanno la capacità di controllo e di intervento diretto dei Cantonieri, trasformando questi ultimi in una sorta di "camici bianchi" che avvertiranno come un lontano ricordo la necessità di misurarsi sempre con una endemica scarsità di risorse materiali a fronte di eventi naturali di portata esorbitante, o anche di origine artificiale come gli incidenti più disastrosi; eventi ai quali in precedenza non si poteva che opporre – prima ancora della professionalità – l’abnegazione "a mani nude", fattore vincente del personale dell’Anas per garantire con successo la continuità del servizio, la transitabilità, la sicurezza.

Enrico Loi