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Briciole di pane

Le storie del cemento

1861-2011. 150 anni di Storia del cemento in Italia. Le opere, gli uomini, le imprese: un libro che riscopre la storia di un materiale di costruzione

Roma, 27 febbraio 2012 - Il cemento è stato nel dopoguerra quell’elemento che ha reso possibile velocemente la ricostruzione del nostro Paese. Che è stato uno dei teatri più sanguinolenti in quegli anni ed è stato sventrato da bombardamenti che avevano distrutto gran parte di molta architettura. Il tutto attraverso la realizzazione di grandi opere che hanno permesso di trasformare l’Italia da Paese agricolo a Paese industriale. Altresì, nei decenni successivi, il cemento è stato anche sinonimo di abusivismo, violenza al territorio. Due facce della stessa medaglia che interagiscono con il progresso e la perdita in qualche modo di un concetto atavico di bellezza. Recentemente Aitec, l’Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento ha presentato un libro, pubblicato dalla casa editrice romana Gangemi, scritto a quattro mani da Tullia Iori, professore associato di Architettura Tecnica dell’Università di Tor Vergata, e il giornalista Alessandro Marzo Magno, 1861-2011. 150 anni di Storia del cemento in Italia. Le opere, gli uomini, le imprese. Il testo, corredato perlopiù da un interessante apparato fotografico, viene introdotto da una prefazione di Emma Marcegaglia che ricorda come “parlare dell’industria cementaria è quindi un modo per scorrere velocemente i fotogrammi della crescita e dello sviluppo imprenditoriale italiano nell’arco di 150 anni, oltre che per offrire un’analisi approfondita dell’evoluzione degli aspetti economici produttivi ed organizzativi di questa industria, che ha contribuito in modo determinante al consolidamento dell’immagine del made in Italy nel mondo”.

Il libro di Iori e Marzo Magno racconta la storia del cemento che va di pari passo con quella dell’Unità d’Italia (proprio di quegli anni è la realizzazione della prima strada ferrata) e delle sue tragedie. Infatti, fu il terribile terremoto di Messina e Reggio Calabria, che aveva colpito la popolazione la notte del 28 dicembre 1908, a far capire l’importanza dell’utilizzo del cemento armato come soluzione antisismica, poi proibito durante il periodo fascista perché tutto il ferro disponibile serviva per l’industria di guerra. Il suo ritorno in grande stile avvenne durante il boom ingegneristico negli anni Cinquanta, il momento in cui furono realizzate le maggiori opere di grande comunicazione. L’industria del cemento ha così potenziato le risorse e lo sviluppo di un Paese in un momento in cui si guardava al futuro con occhi fiduciosi, quando il concetto di ricostruzione aveva una doppia valenza, tecnica e culturale. L’antologia proposta dalla Gangemi è ricca di informazioni tecniche che vengono corredate da un’iconografia straordinaria che ripercorre la Storia italiana attraverso un materiale composto di marme, calcari e argille e che trova così nella sua funzionalità architettonica la sua ragion d’essere. Così, possono essere apprezzate in un ottimo corredo fotografico le grandi arterie stradali e ferroviarie che hanno permesso di mettere in comunicazioni il nostro Paese e unirlo in quel concetto tanto retorico che è stato, e che è ancora, questa Unità d’Italia. Gli autori sottolineano anche la duplice valenza positiva e negativa del “mezzo” cemento che in qualche modo rappresenta l’Italia nel bene e nel male e che ha permesso di far capire all’estero le nostre grandi potenzialità e i nostri grandi problemi. Questo perché il cemento produce cose grandi e piccole che durano nel tempo e permettono di farci capire costantemente i nostri successi e i nostri errori, nonché ciò che siamo stati in vari momenti della nostra Storia.

Tullia Iori e Alessandro Marzo Magno, 1861-2011. 150 anni di Storia del cemento in Italia. Le opere, gli uomini, le imprese, a cura dell’Aitec, Gangemi Editore, Roma, s.i.p.

Erminio Fischetti