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Briciole di pane

Libri: "Memoria delle strade del Lazio"

Roma, 22 aprile 2011 - L’ente che gestisce le strade del Lazio, l’Astral, il 14 aprile scorso ha scelto uno dei più suggestivi colli di Roma, il Palatino, per il convegno di presentazione del libro “Un viaggio nella ‘memoria’ delle strade del Lazio” nella canonica della chiesa di San Sebastiano. Si tratta di un libro a più voci, curato dalla dottoressa Rita Padovano. «Abbiamo voluto celebrare i 150 dell’Unità d’Italia partendo dalla strada  perché è un elemento di congiunzione tra i popoli», ha affermato l’ingegner Adriana Elena, direttore dell’Area Commerciale e Sviluppo di Astral.

L’onorevole Gian Battista Giorgi, presidente dell’Astral Spa, ringrazia tutti gli autori del libro, i relatori del convegno e il pubblico. «Non ci poteva essere migliore occasione per celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia con questo libro che parla di strade. Perché senza le strade non ci sarebbe stata unità tra comuni, paesi e popoli». Il prefetto Giuseppe Procaccini, Capo di Gabinetto del Ministero dell’Inteno, rievoca una giornata all’abbazia di Montecassino, facendo riferimento alla strada tortuosa per raggiungere il santuario che si trova «al centro di un’intersezione di vie. La strada è da intendersi anche come ricerca di se stessi e di ricerca di contatto con gli altri. Ecco questo è il grande significato della via, il grande significato dello sforzo di Giorgi per migliorare le strade del Lazio». Poi il prefetto Procaccini fa un accenno al luogo del convegno, «qui, dice il prefetto, siamo sopra la Meta Sudans, un fontana, che è stata demolita, di età flavia, centro attraverso il quale tutte le vie di Roma passavano e che si trova proprio qui sotto, a fianco dell’arco di Costantino».


Il senatore Luigi Zanda sposta il discorso sulle strade su di un terreno economico: «ne approfitto per fare un intervento sincero e forse un po’ controcorrente. Parliamo di strade e di opere pubbliche che sono strutture che legano le persone e le comunità, ma sono anche un importantissimo strumento di crescita economica». E, parlando dei ritardi delle infrastrutture del nostro paese, il senatore Zanda si interroga su quale sia il problema italiano. «Noi pensiamo che le cose si possano risolvere con delle leggi che riducano le procedure, e questo spesso è una cosa necessaria. Ma non è quello il problema, il problema è sapere bene quello che si deve fare. In questa circostanza molto significativa che si collega a un piano di opere regionali e con i 150 anni dell’Unità d’Italia, noi dobbiamo avere più fiducia nella forza del pensiero e della progettazione, solo così il risultato della realizzazione sarà migliore». L’abate di Montecassino Pietro Vittorelli esprime amicizia al presidente Giorgi  e loda l’impegno dell’Astral per gli interventi su quella che è stata, fino a quando l’Anas l’ha ceduta all’Astral, la più corta strada statale d’Europa che unisce Cassino a Motecassino, lunga appena 8 chilometri e 900 metri. «La strada non è soltanto un elemento di connessione, ma anche un elemento di comunicazione e comunione tra gli uomini e i popoli e questo storicamente è stato sempre vero. Uno dei meriti che va riconosciuto, in questi 150 anni dell’Unità  d’Unita d’Italia e fino ad arrivare ad Astral, è la possibilità di realizzare sempre più comunicazioni e superare le divisioni della nostra penisola».
Salvatore Sfregola, Presidente della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Piemonte, ritiene che il libro presentato abbia un «grande spessore culturale e documentario. Roma è cresciuta costruendo delle strade il cui percorso ancora oggi è fondamentale per il collegamento tra le varie aree del paese. E il fatto che questo libro sulle strade venga presentato oggi in occasione della celebrazione dell’Unità d’Italia offre lo spunto per ulteriori riflessioni. I romani cominciarono con la via Appia, che serviva per arrivare rapidamente a Napoli. E poi servì ovviamente per sviluppare i commerci. La via Salaria, invece, è nata come via del sale, la via che consentiva di approvvigionare questo prezioso bene che per secoli ha aiutato l’alimentazione e la conservazione dei cibi. Sulla via Appia esistevano le stazioni di posta per i cavalli, la stazione di polizia, il medico, il veterinario, l’ufficio postale: la posta arrivava da Roma a Napoli in un giorno, tutte cose di cui ci si può stupire oggi. Questo libro sulla memoria delle strade del Lazio dimostra che Roma aveva intuito che le strade erano fonte di sviluppo».

La professoressa di Storia Luigia Vannini, moglie del prefetto Procaccini, racconta i suoi viaggi per le strade periferiche del Lazio. «Sono qua innanzi tutto come utente delle strade del Lazio, perché ho scorrazzato in lungo e in largo per le strade della regione. E ho sempre pensato che le strade del Lazio erano e sono le strade più importanti al mondo. Perché se è vero che tutte le strade portano a Roma è anche vero che tutte le strade partono da Roma. Roma e i romani hanno dato vita a un sistema viario unico al mondo per quei tempi. Su quelle strade passavano i commerci, gli eserciti, ma anche la cultura, l’innovazione e tutti quei principi che i latini hanno diffuso  in tutto il mondo».
Ha un’impostazione tecnica, invece, l’intervento dell’ingegner Fabrizio Bajetti, direttore Area Progettazione di Astral.  «Ritengo che le strade siano il primo anello dello sviluppo. E il grande merito dei governanti ai tempi dell’Unità d’Italia è stato quello di aver capito questo concetto. La rete stradale dell’epoca era di appena 18100 chilometri. Oggi soltanto di strade statali abbiamo circa 25000 chilometri, senza contare gli oltre 6500 chilometri di autostrade. Ma a queste oggi sono da sommarsi le strade provinciali e quelle comunali. Poi c’era il problema di rastrellare le risorse per realizzare un sistema viario più capillare, ma questo è un problema anche di oggi. La prima cosa importante che fecero i governanti dell’epoca fu la classificazione delle strade. Il governo organizzò le strade in quattro categorie:  nazionali, provinciali, comunali e vicinali. Non si trattava di una semplice nomenclatura attribuita alle varie strade, ma accanto alla dicitura erano assegnate le competenze delle strade, come dovevano essere costruite e mantenute. Si incominciò quindi a capire l’importanza della manutenzione di una strada. Cominciarono così a nascere le case cantoniere e con esse la figura del cantoniere, addetto alla manutenzione. Poiché le strade non erano ancora asfaltate, c’era da fronteggiare il problema della polvere d’estate e del fango nella stagione invernale. Già a metà 800 fecero la comparsa i primi rulli compressore per compattare la superficie pietrosa delle strade. Nel 1915 uscì un testo che consigliava l’uso di materiale elastico di carattere bituminoso per costruire le strade. Nel 1908 ci fu il primo Congresso internazionale della strada. Si stabilì che la massicciata della strada doveva essere costruita con  precisi accorgimenti: con leganti oppure, dove non era possibile applicarli, bisognava innaffiare le strade per attutire la polvere in estate. Le strade dovevano avere una larghezza di almeno sei metri, gli incroci non dovevano avere ostacoli. Occorreva dotare la strade di percorsi adatti al passaggio di mezzi pesanti.

Nel 1923 con un decreto regio furono individuate 5 classi di strade, che più o meno corrispondono a quelle nostre di oggi. Alla prima classe appartenevano le strade principali a totale carico dello Stato, la seconda classe di strade erano quelle che univano un capoluogo di provincia con le province limitrofe. Alla terza classe appartenevano le strade che univano i capoluoghi dei comuni di provincia con gli altri comuni del circondario, strade a totale carico delle province.  La quarta classe di strade era completamente a carico dei comuni. Infine alla quinta classe appartenevano le strade militari. Nel 1924 le automobili erano 85000, nel 1936 sono passate a 326000. Si pensi che attualmente sulla Pontina, all’altezza del Gra, transitano mediamente circa 25000 auto al giorno e 27 milioni in un anno.  Nel 1928 nasce l’AASS, Azienda Autonoma Statale delle Strade, che segna l’inizio della costruzione delle prime autostrade. È questa  una delle tappe miliari dell’epoca moderna. Con la nascita dell’AASS, lo Stato si preoccupò di organizzare le principali infrastrutture sotto l’egida di un unico organismo che avesse delle caratteristiche tecniche per affrontare la costruzione e la manutenzione. La grande innovazione tecnica apportata dalle autostrade è stata quella della pavimentazioni rigide per consentire anche il passaggio dei mezzi pesanti. L’AASS accanto alle strade costruì anche le case cantoniere. Il rapido sviluppo della motorizzazione ha comportato una serie di problemi relativi alla gestione e alla manutenzione della rete viaria, l’esigenza di regolamentare il trasporto su strada. Infatti, già nel 1928, fu istituito il corpo di Polizia stradale, nel 1933 è stato approntato il primo codice della strada; nel 1936, invece, è stata istituita la segnaletica verticale; nel 1959 soltanto fu codificata la segnaletica orizzontale, e il primo vero codice della strada.

Nel 1946 nacque l’Anas, e questo è un altro punto fondamentale, perché l’Anas è stata l’azienda che ha costruito e mantenuto le strade. Infine quello che cerchiamo di fare con Astral, intervenendo sul patrimonio di strade ereditato dall’Anas, è gestire le strade in sicurezza».

L’ingegnere Adriana Elena, nella veste di moderatrice dell’incontro, rievoca il suo lavoro passato: «vengo da un’esperienza pregressa di 15 anni in Autostrade per l’Italia. E ho avuto il piacere di conoscere i vecchi tecnici che hanno costruito l’A1 Milano-Napoli, la prima autostrada del dopoguerra. Mi hanno saputo comunicare, quegli ingegneri che stavano per andare in pensione, il piacere di sentirsi parte della storia di un paese». 

La dottoressa Padovano, curatrice del libro, esprime «grande soddisfazione poter presentare lo studio nell’ambito di un convegno voluto per approfondire la conoscenza del ruolo delle infrastrutture nel processo di  unificazione del nostro paese». La dottoressa Padovano ringrazia il Ministero per i beni e le attività culturali, che è stato partner della pubblicazione insieme all’Università Aurel Vlaicu della Romania. «Il libro è l’esito finale di una ricerca realizzata utilizzando una metodologia multidisciplinare, è una pubblicazione scientifica ad alta divulgazione. Ad essere indagata è una vasta area della nostra regione che si trova a sud della capitale. Tre sono le province interessate: quella di Roma, la provincia di Latina e di Frosinone. Il periodo storico interessato dalla ricerca è quello compreso tra le insorgenze francesi e la seconda guerra mondiale. In questo periodo si compie il processo di unificazione del paese e si diffondono anche le innovazioni tecnologiche. Avviene dunque il passaggio tra la modernità e la contemporaneità. E uno degli elementi che contraddistingue questo passaggio sono proprio le infrastrutture, a partire da quelle stradali. Una rete che è rimasta per secoli immutata, in questo periodo subisce un grande sviluppo. Il processo di unificazione del nostro paese, le scelte compiute dai governi fino alla Grande Guerra, fino alla grande crisi economica degli anni Trenta, sono solo alcuni degli aspetti descritti da Luca Baldissara nel suo saggio di apertura. Giovanni D’Orefice ricostruisce la battaglia di Montecassino in un grande percorso nella memoria di cui l’Historiale di Cassino (museo multinazionale) ne è il centro. Alla strategicità di questo territorio, cerniera tra nord e sud, viene dedicata la seconda parte che ospita tre saggi di Laura Sanzi, di Floriana Giancotti e Benedetto Volpe. Il saggio di Paola Cagiano de Azevedo, che apre la terza parte del libro, racconta l’organizzazione del viaggio compiuto da papa Pio VI nelle terre pontine, descrivendo i servizi presenti e la sicurezza stradale di allora. Agli artisti d’oltralpe, autori di dipinti e acqueforti e memorie è dedicato il mio saggio con Tina Salvati. Tra storia e attualità si apre la quarta parte. A descrivere il processo di modernizzazione del nostro paese, mettendo in evidenza il ruolo assunto dalle infrastrutture viarie, è il saggio di Sara Petrichella. Raffaella Rufa, invece, si sofferma sulla complessità geomorfologica del territorio. Protagoniste dell’ultima parte del libro sono le eccellenze, ovvero la natura e l’arte di questo territorio con gli scritti di  Eugenia Tigan e Oana Maria Brinzan e Ilaria Morini».

Il professore Vincenzo Mattei, dirigente “Politiche della Scuola” della provincia di Latina, sensibile ai temi dell’educazione stradale, ricorda che «con Astral da diversi anni abbiamo collaborato per portare educazione civica e stradale nelle scuole superiori. Ritengo che questa sia un’occasione importante per ricordare l’Unità d’Italia attraverso questo libro. E anche per tracciare un bilancio positivo dei sei anni di Astral sotto la presidenza di Giorgi. Il libro, da diversi punti di vista, cerca di portare avanti un discorso comune che è quello di  far capire che la strada non è soltanto un mezzo di comunicazione, ma è soprattutto un mezzo di ricerca, di conoscenza, di contatto, di memoria. Perché la strada non serve soltanto al commercio, alla produzione, ma anche a conservare i ricordi».

Per il professor Luigi Zaccheo, storico e scrittore, «questo libro è una grande esaltazione e ricognizione del territorio pontino. La strada non è semplicemente qualcosa su cui ci si cammina, ma è la nostra civiltà e il nostro passato».

Al professore Donato Tamblè, Soprintendente Archivistico per il Lazio, sono affidate le conclusioni di un «convegno di spessore notevole, che è stato dedicato da un lato a un evento di grande rilevanza come i 150 anni dell’Unità d’Italia e dall’altro al tema delle strade attraverso la presentazione di un volume che fa parte di una collana di pregevoli monografie. Questa ricerca mi fa sentire partecipe a questa riscoperta della storia e della natura del territorio del Lazio centromeridionale. È un viaggio nella memoria non solo delle strade, ma anche dei territori e della memoria di tutti noi».

Christian D'Acunti