"L'Italia di Salò", un viaggio nel fascismo repubblicano
Edito dal Mulino, il saggio storico di Avagliano e Palmieri

Roma, 11 aprile 2017 - Lo storico Roberto Vivarelli, il futuro premio Nobel per la letteratura Dario Fo, Raimondo Vianello, che in una intervista alla fine degli anni Novanta, dopo l’esperienza di conduttore della più importante kermesse canora italiana, disse, con la consueta verve, “non rinnego né Salò né Sanremo”, Giorgio Albertazzi, Mario Castellacci, Carlo Mazzantini. Sono solo alcuni dei nomi illustri di italiani che hanno aderito alla Repubblica sociale, sovente cercando di non far trapelare quell’esperienza, considerata quasi alla stregua di un errore di gioventù – nonostante in qualche caso l’età non fosse proprio verde – da celare ed espiare, che meritava una damnatio memoriae simile, per certi versi, a quella che caratterizzò la volontaria adesione adolescenziale del premio Nobel per la letteratura 1999 Günter Grass alle Waffen-SS, di cui si è saputo solo nell’agosto di undici anni fa. Un oblio che in una certa misura ha riguardato l’intera esperienza della Rsi, la Repubblica sociale italiana, che popolarmente viene indicata con il nome di Salò, la località in provincia di Brescia adagiata sulla sponda del Garda dove ebbe sede l’agenzia di stampa statale, che diramava i comunicati ufficiali del governo di Mussolini. Una repubblica considerata dagli antifascisti solo uno stato fantoccio della Germania di Hitler e dai reduci di Salò al contrario una scelta necessaria che aveva salvato l’Italia da guai peggiori. Mancava invece una storia dal basso e dal di dentro degli oltre cinquecentomila italiani che vissero dalla parte “sbagliata” la guerra civile che squassò il Paese per venti lunghi mesi e un’indagine seria delle motivazioni di quella adesione.
È quello che fa, con un viaggio documentato nel mondo variegato del fascismo repubblicano, il saggio L’Italia di Salò – 1943-1945, edito da Il Mulino, scritto a quattro mani da Mario Avagliano, direttore del nostro giornale, e da Marco Palmieri. Attraverso una ricostruzione certosina, i due autori restituiscono di quel periodo l’immagine di “una pentecoste di diversi”, come ebbe modo di dire Giorgio Bocca. C’è chi aderì per senso dell’onore e della patria, chi per senso del dovere, chi per coerenza, chi per lasciare casa e famiglia e far convogliare la sua giovanile esuberanza nell’azione, per non restare con le mani in mano, chi per affetto verso i valori coi quali era cresciuto, chi per autentica fede, chi per stima, se non infatuazione o idolatria, nei riguardi del duce Benito Mussolini, chi semplicemente per “portare a casa la pelle”, un po’ come si sarebbe visto sullo schermo anni dopo fare, in riferimento al primo conflitto mondiale, da Sordi e Gassman nel capolavoro di Monicelli La grande guerra, chi perché non voleva che il suo paese fosse svenduto, chi perché detestava l’idea che il suo popolo fosse considerato dal mondo un manipolo di prezzolati voltagabbana, chi voleva tornare al fascismo delle origini, chi giudicava l’armistizio un vile tradimento della parola data, chi invece voleva conservare il posto di lavoro o fare carriera.
L’esegesi che, con stile divulgativo, chiaro, asciutto e solido, i giornalisti e storici Mario Avagliano e Marco Palmieri fanno nel loro L’Italia di Salò (che completa l’analisi sull’Italia fascista negli anni della seconda guerra mondiale iniziata dai due autori in Vincere e vinceremo! Gli italiani al fronte, 1940 -1943), avvalendosi di una bibliografia amplissima e di una messe più che considerevole di documenti e testimonianze – resoconti di polizia, corrispondenze intercettate dalla censura, diari, memorie, documenti editi e inediti – è oltremodo importante anche proprio per questo motivo: perché ripara un torto. Esso infatti approfondisce il trauma della caduta del regime e dell’armistizio in quell’estate violenta del 1943, per dirla con Zurlini, e poi il ritorno di Mussolini, la nascita della Rsi, la scelta dello schieramento, descrivendo con dovizia di dettagli il travaglio dei nostri militari nei campi in Africa, Medio Oriente, India, Australia, Gran Bretagna, USA, raccontando le vicende delle quattro divisioni dell’esercito repubblicano, delle camicie nere, delle SS italiane, della Gnr (Guardia nazionale repubblicana, forza armata poi ridotta ad arma), della X Flottiglia Mas, del fascismo clandestino in Sicilia, Sardegna, Calabria e Campania (Napoli in primo luogo), della militarizzazione del fascismo, della marcia contro la Vandea (definizione mussoliniana), fino alle violenze delle autorità di Salò e delle bande autonome nei confronti dei civili e degli oppositori e alla vendetta nei loro confronti da parte di frange della Resistenza. Su questa pagina di storia era calato un colpevole silenzio, una cortina buia, che questo saggio finalmente squarcia.
Il libro verrà presentato presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea - Palazzo Mattei di Giove in Via Michelangelo Caetani a Roma martedì 18 aprile alle ore 17:30. Oltre agli autori interverranno Mauro Canali e Michela Ponzani. Coordina Ruggero Po.