Sicurezza, Europa impegnata nell'obiettivo zero morti sulle strade
Il primo step è -50% entro il 2020

Roma, 8 ottobre 2014 - Il drammatico problema delle morti sulle strade non riguarda solo il nostro Paese, ma tutti i membri dell'Unione Europea. Un dato su tutti contribuisce a rendere l’idea del fenomeno: solamente nel 2012 hanno perso la vita sulle strade d'Europa 27.700 persone.
L'obiettivo dichiarato dell'Europa è quello di azzerare il numero di vittime sulla strada. Un meta ambiziosa, che si intende perseguire imboccando la via della cooperazione tra gli Stati membri; proprio allo scopo di condividere le migliori esperienze e strategie a livello nazionale, per creare uno spazio comune della sicurezza stradale, è stato organizzato di recente a Roma un workshop, promosso dalla Polizia di Stato, al quale hanno partecipato politici e tecnici dell’Unione e di altri paesi extra europei.
Come è emerso durante la conferenza, l’Italia ha già raggiunto nel corso del tempo buoni risultati sotto il punto di vista della riduzione degli incidenti stradali; il trend è dunque positivo, ma l’impegno prosegue, soprattutto per le forze di polizia stradale, gli operatori che ogni giorno si trovano faccia a faccia con i rischi che si corrono sull’asfalto. Come ha sottolineato Roberto Sgalla, Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato, “All’interno dei sette pilastri che l’Europa ci ha dato noi ci stiamo muovendo in modo deciso. In primo luogo attraverso la formazione, degli operatori e degli utenti. Oltre il 90% degli incidenti è dovuto a comportamenti errati; per questo, sensibilizzare, informare e formare gli utenti, a partire dai giovani è una priorità; in secondo luogo, poniamo particolare attenzione agli utenti deboli, ciclisti, motociclisti, pedoni. Sono quasi il 40% dei morti” La loro tutela, ha continuato Sgalla, “per tutto 2015 sarà una priorità per la polizia stradale e per le altre forze di polizia”.
Il Direttore delle Specialità della Polizia di Stato ha poi evidenziato altri temi centrali, sui quali gli organi di sicurezza stanno concentrando il loro impegno. Tra questi l’attenzione alle vittime, soggetti che necessitano di particolare supporto. “Non vogliamo trasformare i poliziotti in psicologi” -ha detto Sgalla- “ma dare loro gli strumenti idonei ad affrontare questi bisogni particolari”.
Un altro importante tema emerso è quello della diffusione di tecnologie in supporto all’operato della Polizia. Come aveva già fatto il Capo della Polizia, Prefetto Alessandro Pansa, durante il suo intervento al workshop, anche Sgalla ha auspicato una estensione dei controlli da remoto, che devono essere effettuati in modo più sistematico, soprattutto in particolari settori che sfuggono ancora pericolosamente alla vigilanza. Uno su tutti quello delle assicurazioni: in Italia si contano infatti circa 3 milioni di persone che non pagano l’assicurazione auto.
Per quanto riguarda, invece, la cooperazione tra gli Stati membri per il perseguimento dell’importante obiettivo comune, il Direttore ha evidenziato come la collaborazione tra le diverse forze di polizia a livello europeo abbia già parzialmente dimostrato di essere una strategia vincente. Tuttavia l’Unione Europea dovrebbe muoversi di più, anche dal punto di vista normativo. “L’Europa - ha dichiarato Sgalla - ha ormai assunto l’impegno della sicurezza tra le sue priorità. L’obiettivo è: 2020 meno 50% delle vittime. Per l’Italia vuol dire meno di 2mila morti, sono tanti, ma è sicuramente un obiettivo raggiungibile. E’ indispensabile però che l’Europa, attraverso direttive e gli altri strumenti legislativi, dia la possibilità di operare, come è stato per le patenti comuni, in ambito europeo, in modo omogeneo e coordinato”.
Al workshop è intervenuto anche il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il quale ha voluto sottolineare la drammaticità dei dati relativi agli incidenti stradali che si verificano tanto in Europa, quanto nel nostro Paese. A proposito dell’Italia il Ministro ha inoltre approfondito il tema delle morti sulle strade connesse all’abuso di alcol o di sostanze stupefacenti. Proprio nel momento in cui è aperto il dibattito relativo alla modifica del Codice della strada, il ministro si è detto favorevole all’introduzione nel sistema italiano dell’omicidio stradale. “Nei casi estremi di chi si droga o beve sapendo di dover poi mettersi alla guida- ha dichiarato Alfano- occorre procedere con l'introduzione nel codice del reato di omicidio stradale".
Pugno di ferro del ministro, inoltre, nei confronti dei consumatori abituali di sostanze stupefacenti: "Condivido l'approccio europeo che nega il diritto di guida per questi soggetti”, “Io sono convinto che la tesi di dare l’ergastolo alla patente e di fare un controllo più efficiente e più frequente sui consumatori abituali di sostanze stupefacenti possa essere la strada giusta. Chi risulta essere consumatore abituale di sostanze stupefacenti deve essere controllato con una frequenza straordinaria dal punto di vista della patente, perché quella patente può diventare una licenza di uccidere”.