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Briciole di pane

Statale 106: la storia della strada, la strada della storia

Dalla colonia dei Calcidesi di Eubea (Reggio Calabria) all'unica di fondazione spartana (Taranto) lambendo il Mar Ionio: viaggio lungo la 106… e la Magna Grecia

Da Reggio Calabria a Taranto attraversando terre scolpite nella storia dall’epopea magnogreca. La statale 106 “Jonica”, o se volete la E90, non è solo una lingua d’asfalto, un’arteria di collegamento fondamentale per il traffico da sud a nord, un’infrastruttura che ridà in parte dignità a luoghi per secoli faro del mondo. La statale 106 è una strada carica di storia come poche altre. Ognuno dei 491 chilometri racconta un mito, ogni curva nasconde una ricchezza.
Rhegion fu la più antica colonia greca fondata in Italia meridionale, nel V secolo avanti Cristo. Con Anassila ricchezza e importanza giunsero al culmine, così come il suo pregio artistico e culturale grazie alla scuola filosofica pitagorica e alle scuole di scultura e poesia nelle quali si formarono, tra gli altri, Pitagora da Reggio e Ibico. Una manciata di chilometri più a nord ed è Locri Epizefiri, l'ultima (dopo la prima) delle colonie greche fondata a Capo Zefirio. Solo più tardi i cittadini avanzarono in direzione nord. Racconta Strabone che qui Zaleuco, poco importante se nato in loco o a Thurii, qualche centinaio di chilometri più a nord, sempre lungo la statale, stabilì norme considerate le prime leggi scritte dei Greci, non sono per le colonie italiche. A leggere Zenobio erano severe, ma secondo Pindaro i Locresi le rispettarono a lungo.

Risalendo il tacco, imperdibile a Kaulon la Casa del drago cui dà il nome un affascinante mosaico del III secolo prima della nascita di Cristo. Una meraviglia? No, di più! La tradizione vuole che il nome della città derivi dal suo fondatore, Caulon, figlio dell'amazzone Clete. A fidarsi del mito, dopo la guerra di Troia gli Achei guidati da Tifone di Aegium sbarcarono sulle coste della Calabria e con l'aiuto dei Crotoniati distrussero il regno di Clete. Solo suo figlio Caulon si sarebbe salvato e avrebbe ricostruito la città.

Il viaggio senza tempo riscopre Skylletion, colonia di età arcaica la cui fondazione è attribuita all’eroe ateniese Menesteo di ritorno dalla guerra di Troia, e continua con direzione Kroton, altra polis a metà tra storia e leggenda, alla cui ombra vissero le vicine Krimisa e Petelia raccontata da Virgilio nell’Eneide. Pitagora la scelse intorno al 530 a.C., ospitato dall'amico Democède, creandovi una scuola di sapere, scienza, matematica, musica che gettò le basi per lo sviluppo del razionalismo e del metodo scientifico. Il suo Milone trionfò più volte a Olimpia e guidò l’esercito crotoniate nella vittoria inaspettata contro l’esercito assai più numeroso di Sybaris, la più ricca polis magnogreca, anch’essa di origine achea, che regnava nel golfo tra Capo Trionto e Capo Spulico. L’accordo tra i Sibariti e i Serdaioi è considerato il primo trattato internazionale, così come origine dei brevetti nella storia è indicata la loro abitudine di registrare le ricette. È di Sybaris uno dei nove “tesori” sul campo di Olimpia che insidiò sognando d’organizzare giochi dedicati a Zeus come nella città dell’Elide, e sottraendole i campioni più importanti sfruttando le sue sterminate ricchezze. Dopo di lei la Thurii disegnata da Ippodamo e amata da Erodoto, Protagora, Lisia, Gorgia, Empedocle e molti altri. Che dette il cognomen a Ottaviano Augusto.

Giusto il tempo di alzare lo sguardo per ammirare, facendo attenzione a non svegliarlo, il Pollino dolcemente addormentato da millenni e ci si trova a Francavilla Marittima che contende a Metaponto, scelta da Pitagora per gli ultimi anni della sua straordinaria esistenza terrena, altra pagina di storia sfogliata muovendosi lungo la statale 106 “Jonica”, il mistero di conservare chissà dove gli arnesi con cui Epeo costruì il cavallo di Troia e portò lungo le coste ioniche di ritorno da Troia. Quindi l’affascinante Siris e poi Eraclea annotata nella storia romana per una delle due rovinose sconfitte inflitte all’Urbe da Pirro e dai suoi elefanti, sbarcati sulla Penisola in aiuto di Taranto, unica colonia spartana della Magna Graecia edificata all’incrocio tra Jonio e Adriatico. Qui termina pure il nostro emozionante viaggio regalatoci dalla impareggiabile statale 106 “Jonica”. Solo essa può. Per lunghi tratti è lo stesso cammino raccontato da Pier Paolo Pasolini ne “La lunga strada di sabbia”. Ma questa è un’altra storia. O forse no.

 

*Domenico Marino, docente di Lettere alle scuole superiori, è stato redattore di “Gazzetta del Sud”, collabora con “Avvenire” e dirige “l'Abbraccio”. È autore della monografia La vendetta narrativa di Nicola Misasi, dei romanzi I misteri di Balacari e La tomba di Erodoto, e del libro per bambini di tutte le età Le avventure di Pino il calzino. Ha svolto attività di ricerca per il dipartimento di Filologia dell'Università della Calabria. Ha collaborato con la Rai e con agenzie di stampa, radio e televisioni private.

 

 

Domenico Marino*