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Briciole di pane

Strade e archeologia: capolavoro dei Vestini scoperto nei cantieri della statale 17 in Abruzzo

In mostra da domani 28 settembre fino a martedì 1° ottobre nella splendida cornice del palazzetto dei Nobili a L'Aquila

Roma, 27 settembre 2013 - Può capitare che durante i lavori su una strada saltino fuori reperti archeologici di inestimabile valore. È quello che è successo nei cantieri della statale 17 in Abruzzo, dove sono emersi capolavori che testimoniano la storia dai Sabini fino al Neoclassicismo. Una vera e propria opera d’arte è quella rinvenuta a Navelli e, da domani 28 settembre fino a martedì 1° ottobre, torna a L’Aquila nella splendida cornice del palazzetto dei Nobili, ristrutturato dopo il terremoto nel cuore del centro storico.

Si tratta di un letto d’osso ritrovato nel 2007 tra San Pio delle Camere e Navelli, nell'ambito di un antico abitato romano chiamato Incerulae e proveniente dalla tomba numero 4 dell’omonima necropoli (nel territorio dell’attuale cittadina di Navelli) risalente agli inizi del I secolo dopo Cristo in età Giulio Claudia. È formato da un telaio a fasce, sorretto da quattro gambe, e con due fulcra (cuscini) adagiati sui lati corti. La struttura è costituita da legno di conifera rivestito da elementi decorativi in osso. Caratteristico l’apparato iconografico: per la prima volta sul cuscino (il fulcrum appunto) è ritratto Apollo che suona la cetra, mentre sulla gamba del letto sono ritratte figure femminili che danzano al suono di tamburello. Come era usuale per questo genere di oggetti, il tema della decorazione richiama i riti dionisiaci: sulle gambe sono raffigurate le Menadi danzanti o in procinto di sacrificare un animale. Il richiamo a Eros è invece un elemento innovativo rispetto all’iconografia abituale. Il letto apparteneva a una donna incinta, morta intorno ai 30/40 anni. Molti indizi portano a pensare che questo letto funerario appartenesse a un personaggio femminile d’alto rango. Lo testimoniano gli oggetti da toletta rinvenuti e, soprattutto, i profili femminili che ricorrono nella decorazione. Queste testine hanno anche suggerito la datazione del manufatto. Le figure sono infatti pettinate con “l’acconciatura all’Ottavia” (con un ciuffo sulla fronte e una crocchia appuntata sulla nuca) in voga nella Roma repubblicana e in quella imperiale. Dopo un attento lavoro di restauro, l'opera è stata esposta a Roma e da domani, dalle 18 alle 24, sarà possibile ammirarla, con ingresso libero, all’interno degli ambienti seminterrati del Palazzetto dei Nobili, in un ambiente che evoca la prospettiva un po’ catacombale del rinvenimento archeologico.

Il ritrovamento del letto d’osso è scenografico tanto quanto il più famoso recupero della zona, quello di Capestrano, a una decina di chilometri da Navelli: nel 1934, l’aratro del contadino Michele Castagna si incagliò nel Guerriero, una scultura in pietra e marmo del VI secolo a.C. e raffigurante un armato dell’antico popolo italico dei Piceni. Rinvenuta con le gambe spezzate, la statua è stata restaurata ricomponendo i frammenti trovati nell’area tutt’intorno. Divenuta autentico simbolo ancestrale immagine di questo territorio, è conservata a Chieti, al Museo archeologico nazionale d’Abruzzo.

Irene Anna Leone