A Tel Aviv un ponte ecosostenibile
Nasce ECOntainer, il progetto di un ponte interamente realizzato con container in disuso e materiale naturale

Roma, 19 febbraio 2013 - È di qualche giorno fa la notizia di una nuova e interessante proposta di costruzione ecosostenibile. Arriva dritta dritta da Tel Aviv e si propone di realizzare un ponte interamente composto da container in disuso. Autore del progetto lo studio di architettura israeliano Yoav Messer. Un progetto all’apparenza semplice, ma in realtà molto complesso: il ponte sarà lungo 160 metri e coperto interamente da pannelli fotovoltaici , pertanto anche in grado di generare elettricità; insieme ai container dismessi, la struttura sarà composta anche di materiali naturali come il legno e la pietra per far sì che essa sia totalmente “sostenibile”. Ha già trovato un nome: si chiamerà ECOntainer, ovviamente proprio per la principale materia prima con la quale verrà realizzata.
L’idea, molto semplice, nasce dal fatto che ogni anno vengono dismessi circa ottocentomila container, materiali che vengono abbandonati a se stessi al solo scopo di inquinare il pianeta senza trovare più alcun modo di riuso. Pertanto lo studio Messer, oltre a promuovere un’opera esteticamente molto affascinante ed elegante (ricca di varie gamme di colore), si dirige verso una politica del riutilizzo di materiali altresì privi di alcuna altra collocazione ed inoltre farà sì che il progetto avrà tempi e costi di gran lunga inferiori rispetto al solito. Il sistema fotovoltaico ha inoltre anch’esso una doppia funzione: oltre a garantire la totale autosufficienza elettrica della struttura ne consentirà anche un effetto ombra, permettendo in tal modo di non surriscaldare la superficie del ponte.
Altro aspetto essenziale del progetto è senza dubbio la sua collocazione: ECOntainer, infatti, collegherà la Lod Road di Tel Aviv con la montagna di Hiriya, situata al centro del parco nazionale Ariel Sharon (dal quale lo stesso progetto è ispirato), un luogo che prima di diventare un’area verde, nonché una struttura per l’educazione ambientale, era stata fino al 1998 una discarica. Negli anni è poi invece diventata anche una stazione di trasferimento dei rifiuti e un fornitore di biogas. Accessibile a pedoni, ciclisti, piccoli bus shuttle, la costruzione del ponte viene promossa anche per garantire un maggior turismo nella zona.
Dai cosiddetti “balconi” dell’opera, infatti, i visitatori potranno osservare la bellissima vista panoramica della città e la natura circostante, fino a pochi anni fa terribilmente piegata dall’inquinamento. Un progetto essenziale che pone ancora una volta attenzione sul riutilizzo di materiali e vecchie strutture abbandonate al fine di vivere in un mondo più pulito e, a conti fatti, meno brutto. Un’idea da imitare il più possibile. Almeno sotto il profilo etico.