Traforo del Monte Bianco: 50 anni fa cadeva l'ultima barriera di roccia tra Italia e Francia
Lo storico incontro sotterraneo tra i due minatori impegnati nello scavo, uno italiano e l'altro francese, è avvenuto infatti il 14 agosto 1962
Courmayeur, 20 agosto 2012 - Mezzo secolo del Traforo del Monte Bianco. Il 14 agosto scorso, a Courmayer, è stato celebrato il momento in cui cinquant'anni fa, nel cuore del Monte Bianco, cadeva l'ultima barriera di roccia tra Italia e Francia, con una giornata di approfondimenti dal titolo "L'ultimo diaframma". Lo storico incontro sotterraneo tra i due minatori impegnati nello scavo, uno italiano e l'altro francese, all'interno della galleria ricavata sotto il gigante di granito, definito "playground of Europe" dall'inglese Leslie Stephen, un grande dell'alpinismo vittoriano (meno noto alle masse della figlia Virginia, sposata Woolf), è avvenuto infatti il 14 agosto 1962. I primi veicoli cominciarono a transitare la galleria stradale il 19 luglio 1965. Fino all'apertura del Frejus, con i suoi 11,6 km è stato il tunnel stradale più lungo del mondo.
"A due km e 250 metri sotto il Monte Bianco", titolò in copertina nel 1962 il giornale Paris Match, mostrando l'abbraccio dei due minatori davanti alle due bandiere nazionali. La realizzazione del traforo richiese quasi tre anni e mezzo di lavori, 2.000 operai impiegati, 711 tonnellate di esplosivo per far saltare 555.000 metri cubi di roccia, 771.240 bulloni e 300 tonnellate di ferro. Un’opera grandiosa che, unendo Courmayeur, in Valle d'Aosta, a Chamonix, nell'Alta Savoia francese, è ancor oggi una delle maggiori vie di trasporto transalpino. Alla storia dell'imponente galleria stradale è stato dedicato di recente un volume, intitolato 'Il traforo del Monte Bianco. Un varco a nord-ovest', di Giuseppe Giobellina (Silvana Editore, pp. 160, euro 19), presentato nel corso delle celebrazioni.
Il sogno del Traforo risale addirittura alla fine del Settecento. “Verrà il giorno in cui si scaverà sotto il Monte Bianco una via carreggiabile”, scrisse nel 1787 lo scienziato ginevrino Horace Bénédict de Saussure, dopo aver scalato il Monte Bianco. Anche se è solo intorno alla metà del secolo successivo che queste idee si concretizzarono in un progetto. Lo scavo venne iniziato nel 1946 sul versante italiano e bloccato dopo appena un anno perché non c'erano le necessarie autorizzazioni. L'opera proseguì nel 1959, dopo la firma avvenuta due anni prima dell'accordo tra Italia e Francia per costruire una galleria a singola canna larga otto metri. La costruzione fu eseguita con una media di nove metri al giorno e costò la vita a otto persone. L'ultimo diaframma di roccia crollò il 14 agosto del 1962 e iniziarono i lavori per la realizzazione delle infrastrutture interne. Finalmente, il 16 luglio 1965 i presidenti Saragat e De Gaulle inaugurarono l'opera completa, che venne aperta al traffico tre giorni dopo.
La vita del Traforo del Monte Bianco sembrò terminare il 24 marzo del 1999, quando un camion belga s'incendiò sul lato francese, causando un disastro che provocò 39 vittime. Seguirono forti polemiche sull'opportunità di riaprire la galleria al traffico pesante, cosa che comunque avvenne dopo i lavori di ripristino, che hanno praticamente ricostruito l'interno del tunnel, migliorandone notevolmente la sicurezza. Alla riapertura, avvenuta il 9 marzo 2002 inizialmente solo per le autovetture, cambiarono però le regole di accesso dei veicoli pesanti, che vigono tuttora: fu vietato l'ingresso alle merci pericolose ed ai camion con motore Euro 0, mentre gli altri devono viaggiare ad una distanza di almeno 150 metri.
A 50 anni di distanza, il Traforo del Monte Bianco è ancora un punto di riferimento. "Quella che era barriera ieri – ha commentato il presidente della Regione Valle d'Aosta, Augusto Rollandin - oggi è spina dorsale dello sviluppo dell’Europa, che noi vogliamo ulteriormente rafforzare perché finalmente l’Europa capisca il ruolo della montagna nella collettività e nel discorso culturale, sociale e ambientale nel futuro".
"A due km e 250 metri sotto il Monte Bianco", titolò in copertina nel 1962 il giornale Paris Match, mostrando l'abbraccio dei due minatori davanti alle due bandiere nazionali. La realizzazione del traforo richiese quasi tre anni e mezzo di lavori, 2.000 operai impiegati, 711 tonnellate di esplosivo per far saltare 555.000 metri cubi di roccia, 771.240 bulloni e 300 tonnellate di ferro. Un’opera grandiosa che, unendo Courmayeur, in Valle d'Aosta, a Chamonix, nell'Alta Savoia francese, è ancor oggi una delle maggiori vie di trasporto transalpino. Alla storia dell'imponente galleria stradale è stato dedicato di recente un volume, intitolato 'Il traforo del Monte Bianco. Un varco a nord-ovest', di Giuseppe Giobellina (Silvana Editore, pp. 160, euro 19), presentato nel corso delle celebrazioni.
Il sogno del Traforo risale addirittura alla fine del Settecento. “Verrà il giorno in cui si scaverà sotto il Monte Bianco una via carreggiabile”, scrisse nel 1787 lo scienziato ginevrino Horace Bénédict de Saussure, dopo aver scalato il Monte Bianco. Anche se è solo intorno alla metà del secolo successivo che queste idee si concretizzarono in un progetto. Lo scavo venne iniziato nel 1946 sul versante italiano e bloccato dopo appena un anno perché non c'erano le necessarie autorizzazioni. L'opera proseguì nel 1959, dopo la firma avvenuta due anni prima dell'accordo tra Italia e Francia per costruire una galleria a singola canna larga otto metri. La costruzione fu eseguita con una media di nove metri al giorno e costò la vita a otto persone. L'ultimo diaframma di roccia crollò il 14 agosto del 1962 e iniziarono i lavori per la realizzazione delle infrastrutture interne. Finalmente, il 16 luglio 1965 i presidenti Saragat e De Gaulle inaugurarono l'opera completa, che venne aperta al traffico tre giorni dopo.
La vita del Traforo del Monte Bianco sembrò terminare il 24 marzo del 1999, quando un camion belga s'incendiò sul lato francese, causando un disastro che provocò 39 vittime. Seguirono forti polemiche sull'opportunità di riaprire la galleria al traffico pesante, cosa che comunque avvenne dopo i lavori di ripristino, che hanno praticamente ricostruito l'interno del tunnel, migliorandone notevolmente la sicurezza. Alla riapertura, avvenuta il 9 marzo 2002 inizialmente solo per le autovetture, cambiarono però le regole di accesso dei veicoli pesanti, che vigono tuttora: fu vietato l'ingresso alle merci pericolose ed ai camion con motore Euro 0, mentre gli altri devono viaggiare ad una distanza di almeno 150 metri.
A 50 anni di distanza, il Traforo del Monte Bianco è ancora un punto di riferimento. "Quella che era barriera ieri – ha commentato il presidente della Regione Valle d'Aosta, Augusto Rollandin - oggi è spina dorsale dello sviluppo dell’Europa, che noi vogliamo ulteriormente rafforzare perché finalmente l’Europa capisca il ruolo della montagna nella collettività e nel discorso culturale, sociale e ambientale nel futuro".