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Briciole di pane

Car sharing. L'auto condivisa sta avendo sempre più successo. Ma è davvero una soluzione?

Il Corriere della Sera: Ci siamo abbonati al servizio pubblico per vetture «a tempo». Che funziona. Anche se...

Milano, 23 gennaio 2012 – Milano, 25 novembre 2011, salone dell'Atm Point di piazza Duomo. «Buongiorno, vorrei sottoscrivere un abbonamento al car sharing cittadino». Dall'altro lato dello sportello, il «Beh, non so come aiutarla» dell'impiegato di turno, viene sopraffatto dalla voce squillante di una funzionaria più giovane: «Ma certo, prego si accomodi».

Fotografia perfetta del servizio di «auto condivise» nella città più moderna d'Italia: tutto si può fare, ma ancora con qualche difficoltà. Le auto ci sono, l'ingranaggio è abbastanza efficiente, ma manca ancora l'ingrediente fondamentale: la dimestichezza. Dei cittadini e dei funzionari, dell'intera rete, che come obiettivo ha quello di semplificare la vita alle persone che si spostano in auto.

E i primi passi la dicono lunga: all'Atm finalmente forniamo i dati (patente, carta d'identità, carta di credito) e riempiamo i moduli, ma la conferma dell'azienda arriverà tre settimane dopo.

A metà dicembre, un e-mail annuncia il via libera a prenotare e utilizzare le auto, un parco di 116 vetture e una lettera postale consegna una tesserina. Il servizio GuidaMi è dall'azienda pubblica trasporti milanese, l'unico gestore del servizio in area meneghina. Un abbonamento a tre mesi costa 50 euro (quello annuale 120, il tutto rinnovato automaticamente salvo disdetta trenta giorni prima della scadenza) con la tariffa applicata agli spostamenti, calcolata sul tempo e sui chilometri. Se la usi poco, paghi a ore. Se la tieni di più, c'è un importo massimo giornaliero che diminuisce con l'aumentare dei giorni. Insomma, puoi andarci a fare shopping per un pomeriggio o tenerla per un fine settimana. Esempio: una Citroen C3 per tre giorni costa 120 euro.

Perché il carburante non lo si paga. Ecco il primo vantaggio: non preoccuparsi della benzina, che viene fornita dalla società. Se si resta a secco (ma la macchina deve essere riconsegnata con almeno un quarto di serbatoio), in auto si trova una tessera che accede al rifornimento nelle pompe convenzionate. Non preoccuparsi del bollo, dell'assicurazione e delle spese che rendono complicato e costoso possedere un'automobile. E si possono scegliere le auto più adatte alle esigenze: una citycar per lo shopping cittadino, una più confortevole per andare al mare. O un'auto elettrica. O il grosso Ducato. Insomma, conviene a chi usa poco l'auto e a chi può programmarne l'utilizzo in anticipo. Perché l'auto va prenotata e si trova (dopo poi va riportata) in una delle 64 aree di sosta cittadine.

Al parcheggio di Cordusio troviamo la Panda che avevamo prenotato online (si può fare anche via call center). Basta appoggiare la tesserina sul quadrante del lunotto e la macchina si apre all'ora che avevamo specificato. Per sbadataggine, sbagliamo l'accensione e chiamiamo il servizio assistenza (va detto: veloce ed efficiente) e ci ri-prenotano la partenza dell'auto dieci minuti dopo. Condizioni pessime degli interni: peli di cane dappertutto e odori sgradevoli, a dispetto del fair play della condivisione.

Andiamo in centro sulle corsie preferenziali, la posteggiamo dappertutto, anche sulle strisce blu, e senza pagare. L'Area C è aperta a queste auto. Anzi, dall'Atm fanno sapere che «nei primi 15 giorni di gennaio, le richieste di abbonamenti sono raddoppiate rispetto alla media degli ultimi tre mesi». Riportiamo l'auto due ore dopo: prezzo 7 euro.

Non è un servizio economico, ma implica un ripensamento del mondo dell'auto: utilizzo, non possesso. La funzione che sovrasta lo status symbol. Non conviene a tuffi, ma ad alcuni sì. Di certo, molte case automobilistiche ci pensano.

Roberta Scorranese (fonte: Il Corriere della Sera)