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Briciole di pane

Check-in, rivoluzione in aeroporto: per l'imbarco basta soltanto la "card"

Mai più file grazie a un microchip. Si comincia da Sydney

New York, 3 gennaio 2012 – In Australia i passeggeri cominciano a volare prima ancora di salire sull'aereo: in aeroporto. Addio lunghe e fastidiosissime file al check in. Addio interminabili attese per lasciare - e soprattutto riprendersi - i bagagli. Addio perfino al boarding pass "che avevo messo proprio qui e adesso non trovo più".

Gli australiani hanno deciso di trasformare gli aeroporti con la tecnologia che tutto il mondo già utilizza per le autostrade. Il concetto è identico: passare i varchi senza fermarsi mai. Ai caselli dell'autostrada la magia la regala quello che noi chiamiamo Telepass. Negli aeroporti australiani la magia è in una carta che utilizza lo stesso sistema di riconoscimento: la radiofrequenza. I risultati sono sorprendenti: la gente non fa (quasi) più fila. E adesso l'ultimo continente è nuovamente preso d'assalto come ai tempi del capitano James Cook: solo che i nuovi immigrati sono i capoccia delle aereolinee di mezzo mondo.

La rivoluzione cominciata dalla compagnia di bandiera Qantas è nata da una sconfitta. Anche nella terra dei canguri, e ci mancherebbe, più il traffico cresceva e più l'organizzazione per i passeggeri andava indietro. I terminal erano al collasso: troppa folla. Ritardo agli imbarchi voleva dire ritardo anche nei voli. Un circolo vizioso che bisognava spezzare. Come? Una risposta tradizionale sarebbe stata quella che è ancora comune dappertutto. Perfino la New York capitale del mondo attende da anni il via per rifare il vecchio aeroporto LaGuardia. E anche il più grande Jfk è un cantiere continuo. Per raccogliere più passeggeri bisogna prevedere più spazi: e più spazio fisico. Costruire, ampliare. In Australia hanno invece provato a investire sulla tecnologia. Ma come funziona la card?

Arrivi all'aeroporto e invece del check in passi la card a una delle tante postazioni: e in 5 secondi 5 sbrighi le procedure di imbarco. Fai un passo, posi la valigia su un nastro e mostri la card al lettore automatico: il sistema elettronico controlla peso, misure e dà l'ok. Lasci la valigia ma virtualmente continui a impugnarla: sempre nella card, che segue gli spostamenti dal nastro alla pista e segnala eventuali errori di destinazione o disfunzioni varie - una svolta se pensi che solo negli usa sono 1.6 milioni le valige perse in un anno. Arrivi dunque all'imbarco e, relax, la carta non serve: sarà un altro lettore a leggere ancora la card e confermare che tutto è a posto. Solo a questo punto una signorina, o un signorino, si paleserà per consegnarti un biglietto con il numero di posto. Buon viaggio.

Ma perché non facciamo tutti come gli australiani? Il sistema della Rfid, cioè radio-frequecency identity card, è sperimentato anche in altri aeroporti - segnala il Wall Street Journal - da quello americano di Las Vegas a quello cinese di Hong Kong. Ma nessuno l'ha ancora reso sistematico come gli australiani. Certo tutto diventa più facile quando la compagnia di bandiera controlla anche gli aeroporti: ma è chiaro che il futuro passa per l'integrazione di questi servizi tra le diverse aereolinee. Negli Usa, per esempio, sempre una card elettronica sta lentamente soppiantando le operazioni di sbarco: Global Entry si chiama il sistema che permette ai frequent flyer di volare senza carte perfino alla dogana. E l'addio a carte e cartine è certificato anche dal boom delle applicazioni che permettono di fare il check in sul telefonino (anche Alitalia) . Mentre ancora il telefonino sta diventando la salvezza peri naufraghi dell'aeroporto più grande del mondo, Dubai, che finalmente hanno un'altra applicazione coni segreti per navigarlo.

Tra card e cellulare, insomma, il futuro è elettronico: chi sarà il prossimo a coglierlo al volo?

Angelo Aquaro (fonte: La Repubblica)