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Briciole di pane

Cicloturismo: il viaggio che fa crescere l'economia

Possibile raggiungere l'indotto di 3 miliardi di euro

Roma, 20 giugno - In Europa ed in Italia da almeno due anni le vendite di biciclette hanno superato quelle delle automobili, una circostanza che nel nostro paese non si verificava dal Dopoguerra.
Nonostante si sia registrato un lieve calo di vendite a livello nazionale nel 2013 rispetto al 2012 ( -3,9%, 1.542.758 unità contro 1.606.014), in parte attribuito all’instabilità prodotta dalla crisi economica ed in parte alle avverse condizioni atmosferiche che hanno caratterizzato varie mensilità dello scorso anno, agli italiani la bicicletta piace ed ultimamente la apprezzano ancora di più.
Questo veicolo è tornato tanto in voga da diventare il simbolo di uno stile di vita e da portare le persone a modificare le loro abitudini, non solo per quanto riguarda la mobilità urbana ma anche in tema di veri e propri viaggi.


Il cicloturismo, l’attività cioè di prediligere la bici come mezzo di locomozione per viaggiare e raggiungere località turistiche, è quindi una delle tendenze del momento, incoraggiata dalla maggiore sensibilità delle persone verso i temi connessi alla tutela dell’ambiente e dalla semplicità intrinseca della due ruote. Come spiega Francesco Baroncini, Direttore della Federazione Italiana Amici della Bicicletta, “il cicloturismo è un modo diverso di concepire una vacanza, ma solo perché invece di spostarsi con la macchina o altri mezzi si utilizza una banalissima bicicletta. Per diventare cicloturista è sufficiente una normalissima bici, non è necessario che sia particolarmente costosa, basta che abbia le gomme gonfie, i freni funzionanti e- se si decide di far tardi la sera- che abbia i fanali”.
Semplice, salutare, economico ed ecologico, dunque, viaggiare in bici. Rilevanti, poi, le opportunità di guadagno per l’intero paese derivanti da questa attività. Basti pensare che la vicina Austria con un’unica ciclovia incassa ogni anno circa 70 milioni di euro; un altro esempio di quanto il cicloturismo possa risultare redditizio è dato dal nostro Trentino Alto Adige, che con i suoi 400 Km di piste produce 100 milioni di euro l’anno di fatturato.


Per l’Italia “L’indotto possibile da cicloturismo viene stimato sui 3 miliardi di euro. Attualmente siamo attorno ai 300 milioni, quindi ce n’è da lavorare, c’è molto da lavorare”, continua Baroncini; che il potenziale sia enorme lo dicono i fatti, la bellezza del nostro paese e la presenza di percorsi già esistenti che in alcuni casi avrebbero solo bisogno di essere migliorati: Bicitalia, il progetto di rete ciclabile nazionale realizzato da Fiab con il sostegno del Ministero dell’Ambiente, ha individuato ad oggi 18 itinerari praticabili, per un totale di 10.000 Km.


Ci sono poi le ferrovie dismesse, che potrebbero essere riconvertite a percorsi idonei per le biciclette, così come le strade cadute in disuso e chiuse al traffico delle automobili; riconversioni queste che a costi contenuti, sostiene Fiab, potrebbero aumentare ulteriormente i chilometri di rotte accessibili in bici, in sicurezza.
Un elemento quest’ultimo fondamentale, considerato che il non sentirsi sicuri costituisce, secondo le statistiche, la prima causa di rinuncia agli spostamenti “slow”.


La questione, dunque, anche in questo ambito rimane la solita: da dove prendere i fondi che servono ad incentivare la ciclabilità e a sostenere questo mercato dal potenziale considerevole? Secondo il Direttore di Fiab i fondi ci sarebbero per legge, ma non sempre vengono impiegati. “La legge prevede che quota parte di tutte le multe venga impiegata per interventi sulla sicurezza stradale e quindi anche sulla ciclabilità, provvedimenti che devono essere presi anche in occasione della costruzione di nuove strade o in caso di manutenzione straordinaria. Non sempre, per non dire quasi mai, questo viene fatto, seppure anche solo questo significherebbe progredire velocemente e facilmente verso la ciclabilità.”
 

Chiara Natalini

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