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Briciole di pane

Clima, rischio forte innalzamento del Mediterraneo entro il 2050

Il ministro dell'Ambiente Clini: "Occorre avviare un lavoro di protezione di tutte le coste"

Roma, 26 novembre 2012 - Il livello del mar Mediterraneo rischia di alzarsi di 15-20 centimetri entro il 2050 e di 25-30 centimetri entro la fine del Secolo, secondo gli ultimi scenari tracciati, tra gli altri, da esperti italiani. ''Bisogna essere pronti ora ad affrontare il peggio'' ha avvertito il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, spiegando che ''occorre avviare un lavoro di protezione di tutte le coste e aggiornare la difesa del territorio alla luce dei nuovi scenari climatici'' sempre piu' severi, nei confronti dei quali l'Italia serve un piano di adattamento.

Dall'isola di San Servolo, di fronte a Venezia, per il seminario 'Da Sandy a Doha: la sfida del cambiamento climatico' e nel giorno di apertura a Doha in Qatar della 18/a conferenza mondiale dell'Onu sul clima, e' arrivato da Clini e da un gruppo di scienziati un appello ad intervenire non solo per ridurre le emissioni di anidride carbonica ma ad investire in infrastrutture. Insomma, a tracciare una strategia per gestire quanto sta accadendo. E l'appello viene lanciato proprio da Venezia che ''come tutte le zone costiere del nostro Paese deve prepararsi a eventi climatici piu' severi di quelli che abbiamo gia' conosciuto. E' urgente finire in fretta il Mose e fare in modo che questa opera sia efficace. Si e' gia' perso troppo tempo''.

Clini ha sottolineato che ''negli ultimi venti anni, piu' o meno, i cambiamenti climatici sono stati un problema che ha riguardato i Paesi in via sviluppo mentre gli adattamenti, i cui costi sono sempre piu' gravosi, hanno interessato i Paesi industrializzati. Quindi, quello degli adattamenti dovrebbe diventare una questione primaria nel nostro Paese e le prossime elezioni dovrebbero considerare anche questo aspetto, che non e' marginale''. Dunque, ''una priorita' che non puo' essere in competizione con altre ma puo' riguardare l'uso efficiente delle risorse''. Il ministro ha quindi ribadito che presentera' al Cipe un piano per la messa in sicurezza del territorio prevedendo 40 miliardi in 15 anni, che vogliono dire 2,5 miliardi l'anno a fronte di costi stimati in 3,5 miliardi l'anno per interventi successivi ai danni.

Il direttore del Centro Euro-Mediterraneo sul cambiamento climatico, Antonio Navarra, ha spiegato che gli studi sul Mediterraneo ''evidenziano una variabilita' del livello in diverse aree del bacino, determinato dalle correnti''. In conseguenza dei cambiamenti climatici, che hanno aumentato gli eventi estremi - che negli ultimi anni si stanno ripetendo con frequenza quasi annuale - le aree che sono risultate piu' colpite sono state Venezia, il basso Veneto, le coste da Monfalcone a Ravenna, il Levante ligure, l'alta Toscana. Ma anche la Maremma, che non era nella serie storica, Roma e la Sicilia con Giampilieri e Saponara. Quindi queste ''zone molto vulnerabili sono esposte a rischi piu' importanti'' e occorre proteggerne le coste.

Fonte Ansa