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Briciole di pane

Dalla city logistics alla smart city

Condividere le reti esistenti sul territorio per migliorare i trasporti. La mobilità quale fattore di competitività

Roma, 19 luglio 2012 – Smart city al centro della cosiddetta “Agenda Digitale” del Governo. Si tratta di un tema rispetto al quale la Consulta Generale per l’Autotrasporto e la Logistica ha stipulato, alla fine dello scorso anno, un protocollo di intesa. Anche l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha istituito un proprio specifico Osservatorio sulle Smart cities. Per chi si occupa di logistica, l’argomento interessa la questione della “Distribuzione Urbana Merci”.
Smart city, dunque, o Città intelligente. Città “intelligente”, o meglio ancora: Città integrata. Integrazione è, infatti, il concetto-chiave. La “smartness” consiste nella trasversalità, nel vedere l’ambito urbano come un tessuto di relazioni (architettoniche, infrastrutturali, comportamentali) in grado di innescare, per la comunità di riferimento, un radicale miglioramento di qualità della vita. Due semplici esempi: il car sharing e l’illuminazione urbana.
Il car sharing può essere realizzato in modalità tradizionale, non aderente alle esigenze dell’utenza. È l’interessato a prenotare, con 24/48 ore di anticipo, la disponibilità di un’auto (ricade, quindi, su di lui l’onere di conoscere, con congruo anticipo, le sue necessità di movimentazione). Oppure, può essere realizzato in maniera “intelligente”: le auto sono presenti nel territorio urbano, parcheggiate in spazi dedicati, rintracciabili con un Gps che raggiunge gli smartphone. L’utente individua l’auto più vicina e, provvisto di una tessera dotata di chip che gli consente di aprire la portiera, accede al mezzo. Lo utilizza e poi lo posteggia in uno spazio, ben individuato, al termine dell’impiego. Un sistema del genere è entrato in funzione a Ulm, in Germania, e pare abbia conseguito un notevole successo.
Per quanto attiene l’illuminazione urbana, si può considerare l’intero sistema dei pali della luce ripartiti in una città, e sono migliaia, come una rete di sensori. Si tratta di un’intelligenza che il tessuto cittadino già possiede. La percorrenza dei veicoli pubblici potrebbe essere monitorata da questa rete, fornendo dati sulla localizzazione di ogni singolo mezzo.
È questa la filosofia “smart”: massimizzare l’intelligenza che la struttura urbana potenzialmente esprime, affiancando e facendo dialogare tra loro le molte, e diverse, reti già presenti sul territorio. Filosofia che l’Anas sta dando prova di sviluppare, ottimizzando le strutture esistenti e migliorando il presidio delle strade e il controllo della mobilità.
Da non dimenticare, inoltre, che il 75% della ricchezza italiana si crea proprio nelle aree urbane. Quindi, come ha di recente dichiarato Bartolomeo Giachino, presidente della Consulta per l’Autotrasporto e la Logistica: «Dobbiamo renderne più efficiente la mobilità. Dovremo prendere come modello Berlino». Città che realizza programmi di gestione della mobilità in un arco temporale ampio: dieci anni. Ma con un progetto finale e obbiettivi intermedi. «In questo modo residenti e operatori della logistica - ha evidenziato Giachino - possono adeguarsi. In Italia, invece, ci sono città che cambiano le regole in pochissimo tempo. Con finalità, anche nobili, come la riduzione dell’inquinamento, ma con misure che entrano in vigore in pochissimo tempo. Anche in un mese. E senza una programmazione condivisa dalla popolazione». «Uno dei problemi delle aree urbane - ha sottolineato - è la logistica:  abbiamo un tasso di congestione del traffico che è il doppio della media europea e ci costa due punti di Pil rispetto all’1% medio degli altri Paesi. Ecco perché - ha concluso il presidente Giachino  - la mobilità è un fattore di competitività».

Carlo Sgandurra