Gerardo Capozza, ACI: ‘Per l’elettrico tempi non brevi’
Il segretario generale dell'Automobile Club d'Italia è intervenuto al Meeting di Rimini sulle vetture elettriche

"Per passare progressivamente a tecnologie sempre meno dannose per l'ambiente, compreso il settore dell'automotive, bisogna tenere in considerazione le realtà socio-economiche del nostro Paese, ma soprattutto, essere consapevoli che i tempi non saranno brevi". Ad affermarlo, come riportato dalle maggiori agenzie di stampa, è Gerardo Capozza, il segretario generale dell'Automobile Club d'Italia in occasione del proprio intervento al Meeting di Rimini, nel corso dell'incontro “Transizione ecologica e vettori energetici: l'elettrico''.
"In Italia, affinché la mobilità elettrica possa diventare più concreta e diffusa, c'è la necessità che sussistano determinate condizioni non facili da attuare - ha continuato il Segretario Generale dell'Aci -: aumentare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e non inquinanti; fare in modo che le auto elettriche abbiano equivalenti prestazioni rispetto a quelle a motore tradizionale, (autonomia e prezzi in primis); una efficiente e capillare rete di stazioni di ricarica e una sempre maggiore diffusa cultura dell'eco-sostenibile".
Autorevoli esponenti del mondo dei motori, economisti, ingegneri, esperti del settore e l'Automobile Club d'Italia pur sostenendo i veicoli elettrici, sono convinti che nel breve periodo i motori a combustione interna non potranno mai essere completamente sostituiti dall'elettrico. Diversi e articolati i motivi: gran parte dell'energia elettrica è ancora ottenuta da fonti fossili in centrali a carbone o a gas; i veicoli elettrici, risultano, addirittura, più inquinanti dei veicoli endotermici; non è facile né economico lo smaltimento delle batterie; la rete è ancora incapace di reggere un carico importante di veicoli; oggi le auto elettriche (a causa del prezzo di acquisto e della ridotta praticità) rappresentano solo il 6% del venduto nel mese di dicembre 2020 e arriveranno a non più del 20% nell'anno 2030.
"La transizione ecologica è più complessa di quanto immaginiamo - conclude Capozza - ma una transizione 'giusta' non può e non deve danneggiare né i lavoratori, né tantomeno le imprese. Nel nostro Paese, purtroppo, circolano ancora oltre 12 milioni di auto altamente inquinanti, si potrebbe pensare a sostituirle anche con aiuti e incentivi per l'acquisto di auto più recenti, maggiormente sicure e meno dannose per l'ambiente". Una transizione ecologica, oggi, conclude, "non può prescindere dal tener conto e confronto con la demografia, l'economia, l'agricoltura, l'energia e la mobilità, tutte filiere italiane consolidate che vanno salvaguardate guardando il futuro e, quindi, inserite in un percorso di innovazione e sostenibilità con tempistiche molto più dilatate".